Gesellschaft | violenza

“Mix di idee aberranti”

Estremismo di destra in Alto Adige: poche idee e ben confuse. Lo scontro fisico (necessità inscritta nel DNA di questi movimenti), in mancanza di “antagonisti”, per ora si sposta su Trento.

Estremismo di destra di lingua italiana in Alto Adige: un fenomeno numericamente poco rilevante, che tuttavia non può essere sottovalutato. Lo sostiene Andrea Felis, ispettore scolastico e studioso di materie umanistiche, filosofiche e storiche. Sua una relazione sull’argomento in occasione del congegno Dalla violenza al dialogo, tenutosi giovedì 28 novembre alla LUB, per iniziativa della Rete di prevenzione delle violenza. Titolo dell’intervento: “Il caso altoatesino, ovvero: come sfatare il mito che basti ‘sapere’ per capire, e capire per comprendere”.

In Alto Adige farebbero riferimento ai movimenti estremisti della destra italiana circa duecento persone. Sul piano ideologico un “mix di idee aberranti”. Lo scontro fisico (necessità inscritta nel DNA di questi movimenti), in mancanza di “antagonisti”, per ora si sposta su Trento, come dimostrerebbero i disordini delle ultime settimane.

Le persone coinvolte sarebbero più o meno legate a gruppi come CasaPound. Altre farebbero riferimento, ma più a titolo personale, a Veneto Fronte Skinheads, su posizioni più radicali. Quanto all’atteggiamento antitedesco, il loro collante originario, non sarebbe più un elemento di primo piano nelle loro pratiche politiche quotidiane.

Secondo chi si occupa di monitorare questi scenari i rischi reali sarebbero da individuare nella miscela di per sé esplosiva di cui si compone la loro impostazione ideologica, nell’antisemitismo strisciante e nell’apologia dello scontro fisico.

In Alto Adige lo scontro fisico di fatto non è presente perché manca l’occasione: non c’è l’antagonista. Ne consegue uno spostamento su Trento. Molti di coloro che gravitano attualmente su Trento sarebbero altoatesini. Nel capoluogo regionale il livello dello scontro si è infatti subito alzato.

Durante il convegno diversi altri interventi. “Quali possibilità ci sono di ridurre la violenza o di giungere dalla violenza tramite il conflitto al dialogo? La violenza deve essere compresa in tutte le sue forme: conflitti interetnici, religiosi, generazionali, di genere, ideologici e economici”.

Nella giornata dell’incontro, oltre ad approfondimenti teorici di questi temi, sono state presentate proposte pratiche su come arrivare a un dialogo efficace al fine di superare tensioni, rivalità e incomprensioni e trovare una via comune per stare insieme.