Il lupo del lago
Se sei un aspirante maschio alfa devi saper pilotare una barca. O per lo meno una canoa. O un kayak che con tutte quelle kappa fa ancora più figo e tonifica bicipiti, tricipiti e un sacco di altri cipiti che non si capisce bene dove siano.
Se però un destino crudele ti ha fatto nascere tra le Alpi incuneate tra il Brennero e Salorno c’è un solo posto dove andare. Il lago di Caldaro.
Il mare degli altoatesini. O dei germanici che arrivano a frotte con i sandali pieni di calzini e dei super Gps convinti di essere al lago di Garda.
Nei fatti trattasi di una pozzanghera circondata da vigneti e traboccante di fertilizzanti dove le alghe sono così rigogliose che le strappano fuori con una draga e le esportano in Cina per fare il sushi finto che rivendono in Europa spacciandolo per giapponese
Per arrivare al lago basta seguire la strada del vino e i cartelli che indicano lago. Trattandosi dell'unico lago al mondo le cui sponde sono state completamente privatizzate, finirete in un parcheggio a pagamento che da accesso alla piscina a pagamento, ai ristoranti e, sopratttutto, al circolo nautico. Il trionfo del vorrei ma non posso, decine di battelli semicabinati dai nomi altisonanti come Ikaros, Andomeda o Orione. In una palafitta circondata di salvagenti si trovano i veri lupi di lago a raccontarsi di quella volta che erano rimasti senza vento a quattrocento metri dalla riva manco fossero Giovanni Soldini che doppia capo Horn in solitaria durante una tempesta.
Siccome l’iscrizione al circolo costa più del parcheggio, anche se è difficile da credere visto che la tariffa oraria costa come l'ingresso al Louvre - non restano che il kayak e l’accesso pubblico. Ovvero una rampa di porfido larga due metri semichiusa da una sbarra, incuneata tra ristoranti che servono spaghetti alle cozze col cappuccino.
Ma la magia del kayak ata nel fatto che appena ti ci infili dentro, anche se sei in vasca da bagno, ti senti come Nanuk, il pescatore inuit cheinsegue i cetacei tra un iceberg e l’altro.
E così basta pagaiare un attimo per arrivare in quella che si definisce l’Amazzonia, l'unico posto abbandonato perchè di proprietà dell'esercito italiano. Il giro consiste nell’aggiramento di un isolotto di canne circondato da alberi con le radici che si mangrovizzano nell’acqua. L’unica vera insidia è l’anaconda, un tronco semispogente che va aggirato sulla sinistra infilando la faccia tra le frasche in cui la biodiversità di insetti fa invidia ad un museo di scienze naturali. Da lì in poi parte lo slalom. Una serie di pali che costeggiano la palude finale da fare zigzagando per un totale di 1 km e 209 metri.
E siccome la misurazione delle prestazioni sportive è un must per l’aspirante maschio alfa, si impongono almeno due manche per confrontare i tempi.
Dopo aver appurato che la velocità è effettivamente quella di un bambino che batte i piedi abbracciato a una tavola da surf, si può anche smettere.
Giunti a casa potrete osservare i vostri bicipiti e sarà evidente che la canotta d’ordinanza avrà fatto il suo lavoro. Il contrasto tra il pettorale bianco latte e il braccio rosso peperone sarà li e potrete finalmente intonare l'inno dell'alfabolzanino.
Biancorossi, siamo noi... e chi cazzo siete voi
.... to be continued