Lupo, il Bauernbund attacca l’Eurac
Mentre il Bauernbund e alcuni consiglieri provinciali Svp sparano sul convegno dell’Eurac dedicato al lupo nelle Alpi organizzato dall'Eurac la scorsa settimana, altrove, ci sono agricoltori che provano a mettere in pratica i consigli (e a utilizzare i soldi) provenienti da Bruxelles. Ildolomiti.it riferisce che secondo uno studio coordinato da Duccio Berzi, Jacopo Cerri, Carmela Musto e Maria Luisa Zanni nell’ambito di un Progetto della Regione Emilia Romagna “le misure di mitigazione hanno prodotto una riduzione delle predazioni del 93,4%, da 528 a 35 episodi, in un periodo che va dai 4 ai 6 anni”. Non si tratta di uno studio agiografico ed in effetti mette in evidenza “il fatto che la maggior parte delle aziende hanno rinunciato ai fondi per la realizzazione di opere di prevenzione per mancanza di liquidità (spettava agli allevatori anticipare i soldi che poi sarebbero stati rimborsati). L’eccessiva burocrazia (problemi autorizzativi o poco tempo per accedere ai bandi) ha scoraggiato inoltre vari imprenditori, oltre, ovviamente alle spese di gestione delle opere stesse”.
In Alto Adige si è scelto di non percorrere la strada del dialogo. Qualche giorno fa sul Dolomiten il portavoce del Bauerbund Alberich Hofer ha affermato – e la traduzione è letterale – che la coesistenza con il lupo “come viene proposta dai partecipanti al convegno noi non la accetteremo mai”. “I partecipanti” di cui parla Hofer, come si vedrà più avanti, in realtà sono espressione della Commissione europea stessa. Dalle colonne del giornale il presidente dei contadini, Leo Tiefenthaler, si è scagliato contro l’Eurac per aver organizzato un convegno di alto livello scientifico (tradotto in simultanea in 4 lingue di 36 relatori, costo 12.000 euro), seguito in tutto l’arco alpino da circa 2.300 persone attraverso i canali social. Il motivo? E’ costato troppo: 15.000 euro. “Vengono sprecati soldi dei contribuenti che noi paghiamo con grandi sforzi e poi questi soldi vengono usati contro di noi”, ha spiegato ancora Hofer.
Per un caso il lupo è tornato a colpire di nuovo proprio sabato (29 maggio), tra Gaido e Predonico, sopra Appiano. Una decina le pecore attaccate da uno o più probabilmente due predatori. Dai resoconti dei media non emerge, ma da quanto si è potuto apprendere il recinto in cui erano custodite era “ben tenuto” ma non elettrificato e quindi facimente superabile – generalmente scavando al di sotto - da lupi e altri predatori (per tutte le misure di protezione, vale la pena di ricordarlo, la Provincia finanzia il 100% degli interventi attraverso fondi messi a disposizione dall’Ue). E proprio questo è stato il leit-motif del convegno Eurac di giovedì scorso. Angelo Salsi, del LIFE Programme EASME - Commissione Europea, Marco Cipriani e Nicola Notaro della direzione generale ambiente della Commissione europea lo hanno detto e ripetuto allo sfinimento: sulla base della direttiva Ue è intenzione della commissione continuare a finanziare i programmi di sostegno per la coesistenza tra lupo e esseri umani. E per farlo i fondi messi a disposizione continueranno ad essere copiosi.
Nel 2019 approvata mozione Svp per avere zone libere da lupi
In Alto Adige, però, è come se le comunicazioni che arrivano da Bruxelles fossero su una linea disturbata. Sempre in seguito alla asfissiante pressione mediatica, due anni fa il consigliere provinciale Svp, Franz Thomas Locher, riuscì a far approvare una mozione, cofirmata da Josef Noggler e Manfred Vallazza, sempre della Stella alpina, per mantenere le "zone sensibili" dell'Alto Adige, cioè quelle montane e gli alpeggi, “libere dai lupi”. La mozione, facendo riferimento al fatto che nel 2017 la Commissione dei 12 aveva trovato l'accordo su una norma di attuazione per trasferire la competenza in materia di orso e lupo alla Provincia, chiedeva di incaricare la Giunta di classificare le zone montane e gli alpeggi dell'Alto Adige come zone sensibili in modo da tutelare l'allevamento e l'alpicoltura tradizionali e conservare il paesaggio e la biodiversità; di elaborare un piano di gestione che preveda di mantenere libere dalla presenza del lupo le zone sensibili; di attuare tutte le misure necessarie per autorizzare la Provincia a regolamentare autonomamente il prelievo di lupi e ibridi; di trasferire alla Provincia l'adozione di tutte le misure volte all'attuazione degli obiettivi citati. L'obiettivo dichiarato della mozione era “quello di non avere lupi nelle zone sensibili della nostra provincial”. Quindi, in sintesi, stando al testo della mozione, la tutela della biodiverisità prevederebbe la tutela degli animali “da reddito” acquistabili alla Vives per poche decine di euro, ma non il lupo, animale praticamente scomparso per decenni dall’arco alpino.
E’ indubbiamente anche al contenuto di questa mozione che si riferiva Luigi Boitani, conduttore televisivo e Presidente della Large Carnivore Initiative for Europe, quando dialogando durante il convegno incriminato con Angelo Salsi e Nicola Notaro faceva riferimento alla concreta possibilità di creare “zone sensibili libere da lupi e fissare quote massime di popolazione lupina. “Trovare un compromesso tra la presenza in natura del lupo e la coesistenza con l’uomo è possible, tenendo conto che il fattore lupo non è stabile e cioè la sua presenza è in crescita?”, ha chiesto Boitani. Rivolgendosi ai due interlocutori ha quindi esplicitato ulteriormente la domanda: come è possible effettuare un “piano di management” dal momento che la direttiva europea Habitat vieta qualsiasi tipo di “zonizzazione” o di quota?
La risposta di Notaro è stata piuttosto netta. “Come in un matrimonio sappiamo che c’è sempre un’evoluzione nella coesistenza tra persone e nei compromessi che si trovano. Nel nostro rapporto con la natura, che nel caso del lupo significa restituirgli una posizione che gli avevano tolto ci si deve adattare e fare in modo che la vita di questa e altre specie non sia troppo difficile. Cosa si può fare a livello europeo? Abbiamo già detto che la strada è quella dell’informazione, delle misure di protezione, delle misure di compensazione e anche il controllo degli animali. Quindi ci sono diversi strumenti a disposizione degli enti. Se noi accettiamo il principio base della coesistenza – che però il Bauerbund dichiara di non voler accettare, ndr - noi possiamo fare un piano di gestione e aggiustarlo secondo necessità. Se noi pensiamo che si possa dire semplicemente: qui c’è il lupo, lì no, questa è una zona libera dal lupo, quella no, il tutto non può funzionare. Questa visione manicheista non riflette la realtà complessa in cui viviamo. Se noi accettiamo che dobbiamo proteggere la biodiversità perché è alla base della vita umana sulla terra, il lupo fa parte di questo processo. Non possiamo accettare e dichiarare di volere la biodiversità quando ci piace e rifiutarla quando ci causa qualche problema. Ma è nostra intenzione fare del nostro meglio per dare sostegno ai settori della società che sono maggiormente colpiti dal fenomemo, perché è facile accettare il lupo quando si vive a Bruxelles".