"Fisseremo un tetto massimo"
“Nel piano di sviluppo del turismo fisseremo un tetto massimo al numero di pernottamenti”. L'assessore al turismo Arnold Schuler la cifra che immagina non la dice, anche perché deve essere discussa non solo in Giunta ma anche con i vari attori del settore trainante dell’economia altoatesina. Il modello val di Funes/Slow food piace molto ma ovviamente non può essere applicato su larga scala. Ad ogni modo non ci può che augurare che il futuro “tetto” sia sensibilmente inferiore alla cifra monstre di 33 milioni di pernottamenti raggiunta nel 2019, prima della pandemia, a seguito di record – apparentemente imbattibili - inanellati per quattro anni consecutivi. Un anno ricco, quello pre-pandemia, ma accompagnato come sempre anche da milioni di imprecazioni che uscivano dai finestrini delle automobili incolonnate sull’A22, a Bolzano, in Pusteria o nel Meranese. Senza pensare a quelle pronunciate dai residenti non coinvolti nel settore turistico emeglio sorvolare pure sui dati registrati nei giorni di punta dalle centraline che misurano il biossido di azoto.
Schuler - e non solo lui - sa bene che i turisti che passano 4 -5 ore in macchina per arrivare da Brunico ad Ala, magari tornano una volta, forse due, ma ad un certo punto si stufano. E il problema è in realtà più generale: è proprio il modello di sviluppo. Un modello non improntato alla crescita continua solo in termini di quantità. “Serve un altro tipo di turismo, un turismo di qualità”, è il refrain che tutti canticchiano da anni. Già, ma quale? La qualità del turismo non aumenta solo continuando a permettere di ampliare le cubature agli alberghi per fare la Spa o le piste da sci sui tetti o aumentando il numero di hotel 5 stelle superior. C’è, appunto, un modello slow, già adottato in Carinzia, che dal prossimo anno approderà anche in val di Funes.
Salto.bz: Assessore Schuler, cosa ne pensa del progetto Slow food travel in Val di Funes?
Arnold Schuler: La trovo un’ idea interessantissima che propone un nuovo modello di turismo all’insegna di due pilastri della nostra azione politica amministrativa del futuro, l’attenzione alla sostenibilità e alla regionalità. Progetti come questi sono fondamentali sia per un turismo sostenibile sia per dare ai contadini la possibilità di vendere i loro prodotti. C’è questa nuova tendenza, per la quale i consumatori sono disposti a spendere qualcosa in più se vedono la faccia e conoscono la storia chi coltiva e produce. Sono convinto che sarà un progetto di successo. In tempi come questi c’è una grande richiesta di proposte del genere. Ora mi interesserò per capire come funziona il modello in Carinzia. Quella del turismo “slow” è una nicchia che diventa sempre più grande. I contadini non possono avere prezzi comparabili con quelli dei grandi produttori ed hanno bisogno di essere pagati adeguatamente. Fortunatamente cresce il numero di persone disponibili a pagare di più.
Credo che diverse valli abbiamo tutti i presupposti per portare avanti un progetto come della Val di Funes.
Secondo Lei il modello Funes potrebbe essere applicato a qualche altra valle, come alcune laterali della Venosta?
Non c’è dubbio. Credo che diverse valli abbiamo tutti i presupposti per portare avanti un progetto come questo. Credo che per loro sarebbe una grande opportunità per trovare una nuova strada. Ci sono molte piccole valli che faticano ad attrarre turisti e i giovani lasciano i paesi per andare nelle città del fondovalle. Progetti come questo permetterebbero di creare turismo sostenibile e di mantenere anche tradizioni che rischiano di andare perse. Quella di puntare sempre di più sui prodotti tipici e sulle tradizioni è una grande chance per il futuro”
Fino ad ora quella di cambiare il turismo è stata solo un’enunciazione non seguita dai fatti. Nel 2019 abbiamo avuto una cifra folle di pernottamenti, 33 milioni. Una volta finita la pandemia non sarà arrivato il momento di fare delle scelte e di porre dei freni?
Dopo il 2019 c’è stato il Covid e quindi il freno è stato, purtroppo, naturale. Ed ora siamo contenti che il settore si sia potuto riprendere, soprattutto l’estate scorsa ed anche l’autunno sono andati bene.Ma qualcosa per il futuro dobbiamo cambiarla. Abbiamo già deciso che prevederemo un tetto massimo di pernottamenti. E’ l’unico modo per fare in modo che i turisti abbiano servizi adeguati e che il fenomeno sia accettato anche dalla popolazione che non beneficia direttamente del turismo. Come Giunta la nostra parola d’ordine è ‘sostenibilità”, e quindi il futuro non può essere il turismo di massa, ma quello di qualità. Per questo dobbiamo valutare con attenzione proposte come quelle della Val di Funes.
Ricordiamo che turismo si
Ricordiamo che turismo si traduce in economia e tasse, le stesse utilizzate per i servizi come strade, scuole e sociale.
E ricordiamo ancora che "turismo di qualità" si traduce in turismo per i ricchi.
Tutto ciò è secondo logica di mercato, non sto dicendo niente di nuovo.