La Chiesa che disprezza la libertà
Da quando il Parlamento italiano ha discusso e approvato la legge sul testamento biologico, la Chiesa Cattolica non ha perso occasione per ribadire la sua assoluta contrarietà a una legge che prevede che “una persona maggiorenne, capace di intendere e volere, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso Disposizioni anticipate di trattamento (Dat), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali.” (Legge 22 dicembre 2017, nr. 219, art. 4)
Lungi dal legalizzare qualsiasi forma di eutanasia attiva o suicidio assistito, pratiche per la quali una persona affetta da malattia incurabile e soggetta a sofferenze inimmaginabili è costretta a espatriare in paesi civili come la Svizzera o l’Olanda, la legge promulgata dal Parlamento prevede solamente che una persona adulta e nel pieno delle sue facoltà mentali dia disposizione scritta affinché in caso di compromissione della propria capacità di autodeterminazione non venga sottoposta a trattamenti da essa considerati lesivi della propria dignità. Nella peggiore tradizione democristiana, il potere legislativo non ha nemmeno osato aprire il dibattito su una legge autenticamente rispettosa della libertà di scelta dell’individuo rispetto alla possibilità di determinare la conclusione della propria esistenza nell’eventualità di un male incurabile accompagnato da dolore fisico e morale insostenibile. Eppure, la mera possibilità di rifiutare anticipatamente e per iscritto la nutrizione e l’idratazione artificiali è per la Chiesa Cattolica motivo sufficiente per opporre un solenne No, appellandosi ai medici affinché non si rendano complici di un simile abominio e incoraggiandoli all’obiezione di coscienza.
Chi considera la propria dottrina morale come unico riferimento a cui il legislatore di un paese sedicente democratico, laico e aconfessionale dovrebbe ispirarsi, dimostra irrefutabilmente la natura totalitaria della propria visione del mondo.
Del resto il Catechismo della Chiesa Cattolica parla chiaro: “Così un’azione oppure un’omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di porre fine al dolore, costituisce un’uccisione gravemente contraria alla dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore. L’errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta la natura di quest’atto omicida, sempre da condannare e da escludere.” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1997, Parte Terza, Sezione II, Articolo 5, 2277). Proprio come in tema di prevenzione dell’HIV, di educazione scolastica e di riferimenti a radici cristiane da inserire in statuti e carte costituzionali, la Chiesa afferma l’assolutezza della propria dottrina a scapito di chi quella dottrina non fa propria. Qualcuno si stupisce? Le parole infami sull’omosessualità contenute sia nella Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali di Joseph Ratzinger del 1986 (“Come accade per ogni altro disordine morale, l'attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio.”) che nel Catechismo della Chiesa Cattolica del 1997 (gli atti di omosessualità non sarebbero frutto di una “vera complementarità affettiva e sessuale” e non potrebbero quindi “in nessun caso […] essere approvati”) trasudano intolleranza e oscurantismo come in una società libera e democratica dovremmo poter leggere soltanto nei libri sulla Santa Inquisizione.
Sia detto a chiare lettere: chi nega a chiunque abbia una concezione di dignità umana diversa da quella cattolica e cristiana il diritto di disporre della propria vita e della propria morte, è un nemico dichiarato della libertà in quanto tale. Chi considera la propria dottrina morale come unico riferimento a cui il legislatore di un paese sedicente democratico, laico e aconfessionale dovrebbe ispirarsi, dimostra irrefutabilmente la natura totalitaria della propria visione del mondo.
Tutto ciò va combattuto. Chi disprezza la libertà, merita il disprezzo di chi ama la libertà.
Ogni religione (o quasi)
Ogni religione (o quasi) considera universale la propria morale; l’unica possibile e l’unica alla quale tutti devono fare riferimento.
La Chiesa cattolica lo prevede nel suo Catechismo, come ben dice l’articolista ma è una conseguenza di un “Peccato Originale” che è citato più volte nei Vangeli e suona più o meno così: “Andate e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio.. ecc.”
Nel nome di questo “comandamento” orribili misfatti sono stati compiuti. Popoli sono stati distrutti o sottomessi. Milioni di persone nel nome della “verità” sono state perseguitate, massacrate, bruciate sul rogo, eliminate o emarginate dalla società.
Oggi, dopo due mila anni, si combatte la stessa battaglia. Sono cambiate solo armi (e non sempre); oggi si usa il potere o l’influenza politica, l’indottrinamento, la manipolazione, il plagio, il ricatto e l’emarginazione ma l’obbiettivo non cambia: la società deve essere cristiana (oppure islamica) e i precetti religiosi devono essere universali.