Gesellschaft | Il caso

Malasanità nell’Eden altoatesino?

La denuncia di Costantino Gallo, ex candidato per il posto di direttore sanitario dell’Asl Alto Adige: “Mio padre operato a Brunico per un’appendicite inesistente”.
Medici
Foto: upi

Il nome di Costantino Gallo non è uno di quelli propriamente graditi nel circuito della sanità altoatesina. Una spina nel fianco, si direbbe con meno diplomazia. Dirigente medico all’Azienda ospedaliera di Padova, Gallo ha intrapreso una crociata contro l’Asl dell’Alto Adige con il preciso intento di sferrare una spallata allo status quo del sistema sanitario dopo un controverso caso personale.

Con tale obiettivo il medico si propone per il posto di direttore sanitario in provincia ma viene escluso dalla commissione per mancanza di requisiti, ovvero il patentino di bilinguismo. “Solo che invece di ricevere comunicazione privata dell’esito della decisione vengo a sapere i fatti dai giornali”, tuona Gallo. Viene scelto al suo posto Thomas Lanthaler, attuale direttore sanitario facente funzioni che era risultato inidoneo al concorso per la direzione sanitaria e nominato come reggente finché la sua posizione non è stata “sanata” dalla Provincia.
 

 

Una macchia nel sistema

A fare da combustibile al j'accuse del medico un episodio famigliare risalente al 2013. Nel maggio di quell’anno un uomo di 76 anni viene ricoverato nell’Ospedale di Brunico in preda a nausea e a dolori addominali. Si tratta del padre di Gallo. I medici decidono di operarlo, la diagnosi è “sospetta appendicite”. A quel punto viene eseguita immediatamente un’appendicectomia malgrado - spiega il funzionario medico di stanza a Padova -, “dall’esame obiettivo non fosse rilevabile alcun segno di peritonismo tale da giustificarne l’intervento in urgenza”.

Tetra ironia della sorte, in tempi non sospetti, nel 2007, il “Rapporto su misure ed efficacia, accesso, sicurezza ed equità” del servizio sanitario della regione Veneto prodotto e pubblicato dall’Unità Ricerca e Innovazione dall’Agenzia regionale socio-sanitaria del Veneto, che si rifà a sua volta alla bibliografia internazionale, evidenzia Gallo, allora a capo della struttura che ha redatto lo studio, metteva in guardia sui rischi di un intervento chirurgico del genere nelle persone di età avanzata:

 “L’appendicectomia incidentale nell’anziano è controindicata in quanto la probabilità di complicanze post-operatorie, in particolare l’infezione della ferita operatoria, è più elevata rispetto alle altre classi d’età e l’incidenza di sviluppare appendicite è, al contrario, più ridotta. Uno studio condotto negli USA ha stimato che, per persone fra i 65 e i 69 anni, sarebbe necessario eseguire 115 appendicectomie incidentali per prevenire un singolo caso di appendicite e 4.472 interventi di questo tipo per evitare un decesso da appendicite acuta

 

Quel pasticciaccio brutto

Come se non bastasse l’appendicectomia, a cui si aggiunge anche una erniectomia ombelicale, viene effettuata senza il consenso informato scritto. Non solo. La cartella anestesiologica sarebbe stata firmata dal paziente senza essere stata preventivamente compilata. “I medici non avevano rilevato che mio padre fosse diabetico e allergico alla penicillina”, certifica Gallo. Per finire viene consegnata al paziente, residente in Molise e che dunque si esprimeva esclusivamente in lingua italiana, la cartella clinica in tedesco. Fatta richiesta al comprensorio di Brunico della documentazione in lingua italiana la risposta pervenuta, secondo quanto afferma il dirigente medico, è esemplare: tradurre la cartella costa troppo, sebbene la delibera provinciale n°3793 del 2005 sia molto chiara in proposito.

Ho portato mio padre, sofferente, in ospedale a Campobasso e, dopo 9 mesi e vari ricoveri, è deceduto

Dietro sollecitazione, sebbene in ritardo e con tanto di scuse, la cartella viene consegnata infine in italiano, anche se non ancora totalmente tradotta. Circa il consenso scritto i medici si difendono invece così:

 “Trattandosi di un intervento in regime d'urgenza il paziente veniva esaurientemente informato a voce riguardo la procedura chirurgica che sarebbe stata eseguita solamente previo consenso da parte dello stesso. In tale occasione non veniva eseguito alcun consenso informato scritto”.

 Peccato che - chiosa Gallo - “il consenso a voce, qualora fosse dimostrabile, non ha alcun rilievo ed è censurato anche dal codice deontologico dell’ordine dei medici all’articolo 35”.

Il paziente nel frattempo viene dimesso con un’infezione ospedaliera da acinetobacter baumannii, sostiene il medico padovano. Cosa, secondo l’azienda sanitaria altoatesina, tutta da provare. “Ho portato mio padre, sofferente, in ospedale a Campobasso e, dopo 9 mesi e vari ricoveri, è deceduto”. 

Sono due anni e mezzo che sto portando avanti quest’azione con l’ausilio di tre legali e mi chiedo, dato che quello di mio padre non è un caso sporadico in Alto Adige, come si difendono i cittadini che non hanno le possibilità economiche per farlo?

Oscura chiarezza

Piccolo particolare non trascurabile: mentre in una relazione di Medicina legale di Bolzano si afferma che il personale non ha responsabilità nella vicenda occorsa, l’Asl decide di aprire un procedimento assicurativo. Domani (2 febbraio) ci sarà un incontro fra le parti per tentare una conciliazione, altrimenti la palla passerà in tribunale. “Sono due anni e mezzo che sto portando avanti quest’azione - sottolinea il diretto interessato - con l’ausilio di tre legali e mi chiedo, dato che quello di mio padre non è un caso sporadico in Alto Adige, come si difendono i cittadini che non hanno le possibilità economiche per farlo? Non scordiamoci che il servizio sanitario costituisce le fondamenta della tutela della salute della persona”. 

La cronaca, del resto, è opportuno ricordare, ci porta alla ribalta notizie tutt'altro che confortanti: ogni anno in Alto Adige circa 180 pazienti fanno causa all’Asl per errori medici. I settori più colpiti sono Ortopedia (23% del complessivo liquidato), Chirurgia generale (14%), Pronto soccorso (10%), Ostetricia (8%), Medicina (5%) e Urologia (3%). Tradotto in denaro sonante: dal 2012 ad oggi l'Azienda ha rimborsato quasi 5 milioni di euro.

Interpellati da salto.bz il direttore del comprensorio sanitario di Brunico Walter Amhof e il direttore medico, la primaria Monika Zäbisch, mantengono il massimo riserbo sul caso Gallo. “Per prassi non valuto i singoli casi dei pazienti né l’operato dei medici”, taglia corto Amhof. Stringato anche il commento della dottoressa Zäbisch: “In quanto alla traduzione della cartella l’unico punto mancante, secondo quanto mi è stato riferito, riguarda un colloquio interno che normalmente non viene riportato nell'altra lingua, per il resto si tratta di dati sensibili che non mi è consentito e che non sarebbe corretto da parte mia svelare, ma se potessi farlo direi che le circostanze sono diverse da come le racconta il dottor Gallo”.

Bild
Profil für Benutzer Frei Erfunden
Frei Erfunden Do., 01.02.2018 - 13:46

den Artikel finde ich sehr polemisch.
man sollte von einzelschicksale nicht auf die gesamtsituation schliessen.
1. herr gallo war, so scheint es, für den posten nicht qualifiziert.
2. etwaige Fehldiagnosen oder miismanagment des Patienten in bruneck könne nicht auf breiter Basis diskutiert werden, da der sachverhalt wahrscheinlich zu komplex ist.
3. die kommunikationspolitik des südtiroler sanitätsbetriebes ist unbefriedigend.
4. qualifiziertes personal wird Mangelware, zu jetzigen Bedingungen wird kaum junges, motiviertes und hochqualifiziertes personal nach Südtirol kommen, da hilft kein schimpfen und keine neiddebatte sondern mehr gehalt und attraktive s arbeitsumfeld für Ärztinnen und Krankenpfleger.

Do., 01.02.2018 - 13:46 Permalink
Bild
Profil für Benutzer Stefania Pulcini
Stefania Pulcini Mo., 26.03.2018 - 00:15

Mi pare che i fatti recenti dimostrino che siamo in Italia e forse il sud è meno peggio del nord! Poi, sui requisiti, forse dovrebbe astenersi, a meno che non sia stata parte della commissione giudicante o abbia controllato personalmente i titoli!

Mo., 26.03.2018 - 00:15 Permalink