Terzo Statuto “malgrado i trentini”?
Dalla fine degli anni ‘90 è l’uomo simbolo dell’autonomia trentina. Lorenzo Dellai, dapprima sindaco di Trento, poi presidente della Provincia e della Regione, oggi deputato e capogruppo di Scelta Civica.
Dellai, si parla insistentemente di “terzo statuto”, però sembra che gli altoatesini vogliano fare per conto loro. Rischia di essere un’operazione “malgrado i trentini”?
Innanzitutto vorrei precisare una cosa relativa alla definizione “terzo statuto”. Capisco che ormai è entrata nel linguaggio corrente, ma per essere precisi si dovrebbe parlare di aggiornamento dello Statuto, alla luce dei cambiamenti istituzionali e sociali che hanno modificato fortemente il quadro di riferimento. Quanto alla notazione che gli altoatesini vogliano fare per conto loro, spero proprio che sia un’impressione non corrispondente al vero. La forza del nostro Statuto sta anche nel fatto che “tiene insieme” Trento e Bolzano: e non per “costrizione”, ma per comuni radici storiche e comuni opportunità e responsabilità. Oltretutto, sul fatto che le questioni istituzionali e statutarie siano maturate o possano maturare “malgrado i trentini”, vorrei far sommessamente notare che Trento non è mai stata “a rimorchio” di Bolzano, men che meno in epoca recente: molte delle battaglie autonomistiche che abbiamo perseguito di comune accordo in questi ultimi anni sono state frutto di iniziative assunte da Trento e poi condivise da Bolzano. Anche il termine “autonomia integrale” non è prerogativa di Bolzano. Dunque non vi è proprio ragione per temere o denunciare un presunto inesistente ritardo dei trentini di oggi sui temi dell’autonomia.
C’è davvero l’urgenza di mettere mano alla Statuto di autonomia?
Non parlerei di “urgenza” quanto piuttosto di necessità e di opportunità derivanti, come dicevo, dal mutare delle condizioni di contesto e anche di quelle interne. Sotto il primo profilo ricordo le varie modifiche del Titolo V della Costituzione. Sotto il secondo, basta citare l’evoluzione nei rapporti tra livelli istituzionali e tra questi e i cittadini. Più in generale, in epoca di globalizzazione e di integrazione europea, occorre contrastare le tendenze alla “verticalizzazione”, rilanciando fortemente una nuova dimensione della territorialità. Identità, apertura, integrazione sono i nuovi paradigmi di una autonomia che si lega certamente alla storia particolare della nostra “terra tra i monti” ma deve proiettarsi verso nuovi orizzonti.
Le parti da ritoccare che cosa dovrebbero riguardare: le forme (procedure) o i contenuti (competenze) dell’autonomia?
Quello che dovremo fare è un duplice percorso. Da un lato, nell’ambito della riforma del Titolo V della Costituzione, dobbiamo vigilare contro tutte le ipotesi (purtroppo non scomparse) di attacco all’autonomia in genere e alla nostra in particolare e dobbiamo provare a introdurre alcuni “semi” di ulteriore specialità, ad esempio prevedendo il principio della differenziazione nella governance dei territori della montagna alpina. Dall’altro, sul piano statutario, dobbiamo puntare a rafforzare tutti i presidi di autogoverno: dal nome (“Comunità Autonoma” sarebbe straordinariamente efficace e simbolico) al quadro delle competenze esclusive, fino alla previsione di nuove forme di cogestione di funzioni oggi statali e di organizzazione dei rapporti transfrontalieri. Nel frattempo occorre aggiornare con Legge statale rinforzata e conseguente ad intesa tra Governo e Province Autonome il Titolo VI dello Statuto, ovvero le norme finanziarie e le ulteriori deleghe secondo la filosofia del Patto di Milano.
Ci sono poi i contenuti “interni” della modifica statuaria, che riguardano l’organizzazione istituzionale e – per Bolzano – l’aggiornamento degli strumenti delicatissimi di gestione dei rapporti tra i gruppi linguistici. Per Trento si potrebbero affinare ulteriormente le forme di tutela delle minoranze linguistiche.
Quale potrà essere la sorte della Regione nell’ottica di un “terzo statuto”? Si andrebbe ad un superamento della Regione e dunque a due statuti distinti?
Per le ragioni già esposte sono contrarissimo alla scissione dello Statuto. Sarebbe un passo falso per tutti. Diverso è il discorso che riguarda quella che oggi è definita come Regione e che nello Statuto vigente è disegnata alla stregua di un ente di governo, pur non avendo più da qualche decennio sostanziali funzioni di amministrazione. Su questo piano è necessario fare uno sforzo di fantasia istituzionale, valorizzando il principio della cooperazione e l’esperienza maturata negli anni della cosiddetta “staffetta”.
Ci sono già progetti concreti per avviare la fase di riforma?
Proposte sia di contenuto (ricordo quella organica elaborata dalla Provincia di Trento nel 2005, recentemente aggiornata) sia di metodo sono state avanzate da più parti. Penso che questo argomento dovrà comunque far parte del confronto elettorale e dei primi impegni della nuova legislatura che partirà nel prossimo ottobre.
Magari
“Quanto alla notazione che gli altoatesini vogliano fare per conto loro, spero proprio che sia un’impressione non corrispondente al vero.”
Magari. Dovunque guardo l’orizzonte degli nostri purtroppo finisce a Salorno. Né i parlamentari, nè i Freistaatler, nè gli Autonomisti, nè i Verdi, nè la SVP, nè la gran parte della comunità Salto ci pensa(no) del Trentino quando parlano del nostro futuro. Siamo pochi e fra i pochi ci sono tanti che non vanno d’accordo con le idee tipo Artioli. Dopo l’esperienza fatta nessuno qui pensa più a Monti quando si tratta d’aggiornare l’autonomia. Quindi ci sono dubbi se in questi tempi quella civica sia una scelta giusta per l’Alto Adige anche se il potenziale certamente ci sarà. Vedremo…
Schöne Schirmherrschaft
Laut einem Bericht hier auf Salto im Juni, wollte Herr Dellai die "Schirmherrschaft" für den südtiroler Ableger der Scelta Civica geben.
http://www.salto.bz/de/article/10062013/neue-bewegung-scelta-civica-lal…
Nun der Hammer: Herr Dellai, überlegt, der parlamentarischen Scelta Civica den Rücken zu drehen und statt dessen bei den kommenden trentiner Landtagswahlen für den UPT zu kandidieren?
http://www.ladige.it/articoli/2013/08/22/dellai-capolista-upt-ipotesi-p…
Ist das jetzt ein Vertrauensentzug gegen Ugo Rossi, den es wohl kalt erwischt
http://www.buongiornosuedtirol.it/categorie/politica/item/564-“per-un-trentino-uguale-a-se-stesso-ma-migliore”.html
oder sind es erste, untrügerische Zeichen vom Capolista, dass in Italien Neuwahlen anstehen? Jemand kläre mich auf!