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Luci e ombre del lavoro nel turismo

AFI/IPL fornisce cinque indicazioni "decisive per il futuro". La retribuzione lorda per un dipendente a tempo pieno del comparto è ad esempio dell'8% inferiore del settore privato. Necessaria una settimana lavorativa di 5 giorni e altre misure.
luci e ombre del turismo
Foto: AFI/IPL
  • Su SALTO cerchiamo di ricordarlo spesso: il turismo in Alto Adige sta raggiungendo i propri limiti ecologici e sociali. Nello Zoom IPL pubblicato oggi, l'Istituto Promozione Lavoratori (AFI) esamina da vicino le condizioni di lavoro nel settore alloggio e ristorazione altoatesino e ne ricava cinque indicazioni che saranno decisive per il futuro di questo comparto. Secondo i ricercatori, in sintesi “la limitazione della capacità ricettiva e l'aumento della tassa di soggiorno sono indispensabili. Inoltre, l'Alto Adige dovrebbe cercare di livellare il numero di ospiti durante l'anno, anche per stabilizzare il mercato del lavoro. Un altro obiettivo è quello di trattenere nel settore i professionisti formati nel settore dell'ospitalità, evitando che migrino verso altri comparti. Una settimana lavorativa di cinque giorni e un maggior numero di posti di lavoro a tempo indeterminato, realizzabili attraverso una banca ore annuale, porterebbero ulteriore stabilità”. Vediamo le cinque indicazioni in dettaglio.  

  • Sotto assedio: L'assalto alle montagne con gli impianti di risalita è senza sosta Foto: Rocco Modugno per SALTO
  • #1 Limitazione

    Il turismo altoatesino ha superato i limiti della compatibilità ecologica e sociale e la resistenza a nuovi progetti e infrastrutture sta crescendo, in particolare nelle aree turistiche già molto sviluppate. Limitare la capacità ricettiva sarebbe una misura efficace, ma le lacune della legislazione attuale, come le esenzioni per gli “agriturismi” o Airbnb, compromettono questi sforzi. Un sondaggio IPL del 2019 mostra che il 70% dei lavoratori dipendenti in Alto Adige è favorevole a un tetto massimo di posti letto. Un aumento della tassa di soggiorno, inoltre, è essenziale per compensare gli effetti negativi del turismo.

  • #2 Destagionalizzazione

     L'Alto Adige si è posto l'obiettivo di diventare una destinazione per tutto l'anno, ma ciò non significa cercare di aumentare a dismisura i flussi turistici per portare i mesi più “fiacchi” ad avere gli stessi numeri di quelli in cui si registrano i picchi annuali. L’obiettivo, infatti, è quello di “distribuire” (attraverso un limite massimo a posti letto) un numero accettabile di turisti nel corso di tutto l’anno, arrivando a un più equo livellamento nel corso dell’anno. Così facendo, l'effetto destabilizzante del turismo sul mercato del lavoro diminuirebbe e il tasso medio di occupazione dei letti (e quindi anche la redditività economica delle imprese) migliorerebbe. 

  • #3 Fidelizzazione manodopera qualificata

    Negli ultimi dieci anni, secondo le cifre di IPL il settore alloggio e ristorazione è quello che in Alto Adige ha registrato la maggiore crescita occupazionale, il che ha portato a una carenza di risorse umane in altri settori economicamente importanti. Anche il sistema educativo altoatesino è fortemente incentrato sulle professioni turistiche. La sfida consiste nel trattenere un maggior numero di giovani leve nel comparto alberghi e ristorazione: secondo l'Osservatorio mercato del lavoro provinciale, infatti, solo il 37% degli ex studenti in ambito alberghiero lavora ancora in questo settore 10 anni dopo aver lasciato la scuola. La soluzione non è dunque formare più persone, bensì mantenerle nel settore!

  • #4 Settimana lavorativa di cinque giorni

    Ogni settore dell'economia ha picchi di ordinativi e di produzione, tuttavia ci sono diverse aziende e istituzioni pubbliche che, pur essendo operative 24/7, riescono a garantire ai propri dipendenti una settimana lavorativa di cinque giorni. Non c'è dunque alcun motivo per cui questo modello non debba diventare standard anche nel settore alloggio e ristorazione.

  • #5 Impiego fisso e conto orario annuale

    L’elevata prevalenza di contratti stagionali nel settore alloggio e ristorazione destabilizza il mercato del lavoro e scarica i costi (disoccupazione) sui conti pubblici. Serve dunque trovare strumenti per arrivare ad avere più stabilità. Un conto orario di lavoro, per esempio, permetterebbe di accumulare gli straordinari durante la stagione per poi utilizzarli per “compensare” l’orario ridotto nei periodi fuori stagione. I lavoratori riceverebbero così uno stipendio per 12 mesi, maturando anche lunghi periodi di assicurazione sociale. Il taglio delle indennità di disoccupazione e la riduzione delle attività di registrazione e cancellazione ridurrebbero gli oneri per l’amministrazione pubblica. I datori di lavoro, infine, beneficerebbero di una maggiore fidelizzazione dei collaboratori e di minori costi di assunzione a inizio stagione. In un sondaggio del 2019, l'IPL ha peraltro rilevato che l'84% dei lavoratori dipendenti altoatesini sarebbe favorevole a incentivi di politica economica per promuovere l'occupazione permanente nel settore alloggio e ristorazione.

  • Il settore in cifre

    Restaurant Falcon: L'AFI IPL ha analizzato la situazione del lavoro nel settore Foto: SALTO

    Il settore alloggio e ristorazione altoatesino è altamente stagionale, come dimostra il fatto che ben due terzi dei dipendenti ha un contratto a tempo determinato, ben al di sopra della media dell’economia altoatesina che è del 28%. Il numero di dipendenti del settore alberghiero varia quindi notevolmente nel corso dell'anno: durante l'alta stagione, ad agosto, sono impiegate circa 42.500 persone, mentre in bassa stagione, a novembre, il numero scende a 20.500. Queste fluttuazioni determinano un elevato livello di fluttuazione e instabilità del mercato del lavoro. 

    "Le conseguenze per i dipendenti del settore alloggio e ristorazione - avverte il Direttore IPL Stefan Perini - possono essere estreme: chi ciclicamente alterna quattro mesi di lavoro stagionale a due di disoccupazione avrà infatti una brutta sorpresa, in quanto dopo 36 anni di lavoro ne avrà accumulati solamente 24 di contributi per la pensione. Questo, purtroppo, rende concreto il rischio di ritrovarsi in povertà in età avanzata”.

    Per quanto riguarda le condizioni di lavoro, la settimana lavorativa media per un dipendente a tempo pie-no nel settore alberghiero è di 53 ore (il carico di lavoro desiderato è di 43 ore). Il 34% dei dipendenti dichiara inoltre di aver lavorato anche quando malato. In generale, il settore alloggio e ristorazione ottiene risultati peggiori rispetto alla media altoatesina per quanto riguarda la maggior parte delle condizioni di lavoro fisiche e mentali: gli intervistati si sono dimostrati particolarmente insoddisfatti soprattutto nell’analisi di parametri quali “ritmi di lavoro serrati”, “lavoro anche durante il tempo libero” e “trasporto di carichi pesanti”. 

    Il fatto che alcune condizioni di lavoro non siano ideali per le condizioni locali è reso evidente dal fatto che circa un terzo dei dipendenti del settore dell'ospitalità sono cittadini stranieri; nel caso dei lavoratori stagionali, la cifra dei “non residenti” raggiunge i due terzi. Senza questa forza lavoro che viene “da fuori”, il settore non sarebbe più in grado di sopravvivere.

    A parte i benefit come il vitto e l'alloggio forniti dal datore di lavoro e le mance (che in alcune circostanze sono un “extra” assolutamente non trascurabile), i lavoratori dipendenti del settore alberghiero non possono statisticamente aspettarsi uno stipendio medio particolarmente elevato. La retribuzione lorda mediana per un dipendente a tempo pieno nel settore alloggio e ristorazione è infatti di 28.356 €, ovvero circa l'8% in meno rispetto al valore mediano del settore privato (30.779 €).