L’appuntamento natalizio con le mie note si esaurisce, questa settimana, oltre che degli auguri di rito, in un consiglio.
So che l’argomento ha occupato ed occupa talmente i nostri pensieri e tutti gli spazi dell’informazione scritta, parlata, on-line che forse, nel dì di Festa, qualcuno voleva sfuggirgli, ma l’occasione di fare una riflessione complessiva su un fenomeno, come quello dello scetticismo antiscientifico che alimenta il movimento No Vax era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.
È un percorso che si snoda attraverso gli influssi del romanticismo, fino ad arrivare a toccare le propaggini più estreme di un radicalismo antimoderno, antisemita, pieno di richiami ad una naturalità primigenia.
Si tratta di un lungo contributo comparso nei giorni scorsi sul sito della germanica TAZ e siglato da Christian Jakob. Molto di più di uno dei tanti commenti che si leggono su questo tema sulla stampa internazionale. Jakob, con il conforto di una grande quantità di riferimenti storici e culturali, affronta di petto il tema delle radici storiche che, in particolare nell’area di madrelingua tedesca, hanno portato, negli ultimi secoli, alla nascita e allo sviluppo di un forte sentimento che si richiama ad un ipotetico ritorno alla natura e che, in gran parte, esprime una totale sfiducia verso i progressi delle scienze. È un percorso che si snoda attraverso gli influssi del romanticismo, fino ad arrivare a toccare le propaggini più estreme di un radicalismo antimoderno, antisemita, pieno di richiami ad una naturalità primigenia.
Un’occasione preziosa per cercare di andare oltre la polemica superficiale
Una lettura illuminante, a parere di chi scrive, anche per afferrare i contorni di un fenomeno che tocca, di certo non marginalmente, la realtà in cui viviamo e che, da sempre esistente, è venuto alla luce in maniera conflittuale e clamorosa durante gli sviluppi di questa pandemia.
Un’occasione preziosa per cercare di andare oltre la polemica superficiale, a volte sguaiata, la categoria degli insulti e le cacce alle streghe sui social media e fare i conti con un mondo che, ci piaccia o meno, appartiene alla realtà in cui viviamo.