Aspettando l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica, mi sono chiesto che cosa significhi questo evento per me (non solo quando si verificherà, la domanda investe anche l'attesa e si proietta nel futuro). Faccio una premessa spiegando il significato dell'espressione “per me”. Non sto dicendo nient'altro che qualcosa di inevitabile, parlando in prima persona, ma la persona che parla (e che dunque afferma “per me”) potrebbe ovviamente tacere. Il “per me” potrebbe cioè essere anche l'espressione di un “nessuno” (il “nessuno”, il “niente” che sono), o volendo essere meno drastici potrei avanzare l'idea che il mio punto di vista (così prossimo all'assenza di un punto di vista) è più o meno il punto di vista di tutti, cioè di tutti noi che seguiamo queste vicende, votazioni e discussioni da spettatori sommamente passivi. Non so se, così dicendo, sto asserendo anche qualcosa sul significato più generale dell'evento in questione, il mio istinto berkeleyano (esse est percipi) non può volgersi in completo scetticismo ontologico, resta però il fatto che un “per me” giunge comunque a porsi inevitabilmente (si porrebbe anche tacendo, in sostanza) con la seguente avvertenza: la sua irrisorietà non ha nulla a che fare con la falsa modestia o con la hybris del nichilista da social. Insomma: se dico adesso che - “per me” - l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica è un evento del tutto privo di interesse, questo potrebbe non riguardare solo strettamente me. Io magari ho la spudoratezza di affermarlo in pubblico, cercando di offrire una motivazione o una parvenza di motivazione al riguardo, ma non mi sento per nulla isolato.
Dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica non me ne importa nulla
(Ho l'impressione che questa premessa sia quasi incomprensibile. L'ho riletta un paio di volte, ho fatto qualche piccola correzione, ho pensato anche di toglierla, di andare subito al punto, però dove sia il punto ancora non l'ho capito, forse un punto vero e proprio non c'è. Ho detto che dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica non me ne importa nulla, ho detto che secondo me non sono l'unico a pensarla così, penso anzi che sia così un po' per tutti, o comunque per moltissimi, e quindi il punto vero e proprio dovrebbe essere l'assenza del punto, o qualcosa che si avvicini talmente a un'assenza da avere la consistenza minima possibile, una riga, forse neppure una riga, una parola, ma neppure una parola completa, oppure solo un punto [.], ecco, per segnalare la quasi totale impossibilità di pervenire al famoso punto).
Ve lo ricordate Giovanni Leone?
Eppure mi torna in mente qualcosa. Mi torna in mente Giovanni Leone, che “per me” è un po' il simbolo di tutti i Presidenti della Repubblica, visto che è il primo della mia vita cosciente o semi-cosciente, essendo io nato alla fine del 1967 ed essendo lui stato eletto nel 1971. Giovanni Leone, ve lo ricordate voi Giovanni Leone? Era un uomo bassino, con i capelli bianchi, un nasone da Pulcinella (era nato a Napoli, del resto), aveva occhiali con una spessa montatura nera. È stato un buon Presidente? Televisivamente parlando fa il suo ingresso nelle case degli italiani in bianco e nero (per il discorso di fine anno, per esempio) e poi se ne va a colori. Ha fatto, ha detto cose per le quali potrebbe essere ricordato, non dico da chi non era nato al suo tempo, ma per esempio da me e dai miei coetanei, che in quegli anni ci affacciavamo alla cosiddetta comprensione del mondo? In realtà di lui io ho solo il ricordo che cadde in disgrazia, fu coinvolto in certi scandali, a un certo punto fece le corna (era nato a Napoli, del resto), si dimise in anticipo dalla sua carica (ma solo di qualche mese) e poi, ma anni e anni e anni dopo, venne riabilitato, gli scandali si ridimensionarono, evaporarono, e venne fuori che fu tutta una montatura, che fu una vittima di ingiuste campagne mediatiche, come si suol dire. Stop. Io di Leone non so altro, non ricordo altro. E siccome non so altro e non ricordo altro, chiudo questo articolo ipotizzando che tra quaranta o cinquant'anni (io non ci sarò più, sarò mortissimo), su un altro giornale (perché presumo che neppure questo giornale ci sarà più), un tizio come me, o molto simile a me, scriverà qualcosa del genere anche a proposito dell'eleggendo nuovo Presidente della Repubblica, che non si chiamerà Leone, questo è chiaro, sarà di sicuro diverso da Leone, anche questo è ovvio, però farà sostanzialmente e irrimediabilmente la medesima fine, scomparendo in un buco nero nella storia di chi, adesso, finge o crede d'interessarsi al suo destino.