Politik | Afghanistan

Lacrime di coccodrillo

Nonostante le stucchevoli dichiarazioni della politica altoatesina, nessun comune della Provincia di Bolzano ha voluto accogliere le famiglie in fuga dall’Afghanistan.
Afghanistan, Taliban, Kabul
Foto: PBS

Ad agosto eravamo tutti afghani. Eravamo lì, incollati agli schermi che mostravano le immagini drammatiche della presa di Kabul da parte delle milizie talebane. Quanto ci siamo battuti il petto, chi più o chi meno strumentalmente, pensando al destino delle donne, agli aerei militari stipati di corpi disperati e a coloro che, aggrappati all’esterno del velivolo, sono caduti nell’ultimo disperato tentativo di fuga. Un’ondata di apparente solidarietà che non si vedeva da molto tempo e che sembrava aver toccato le coscienze di tutti, anche della politica locale, finita ripetutamente nel mirino delle cronache per via della mala gestione dell’accoglienza e della negligenza perpetuata dei confronti di senza dimora e rifugiati.
Ad agosto eravamo sempre lì, a batterci il petto, questa volta tonfi di gioia e soddisfazione: abbiamo accolto 60 sfollati in fuga. Sono i familiari di alcuni collaboratori dell’ambasciata e di imprese italiane di Kabul fuggiti durante l’evacuazione dell’Afghanistan, nell'ambito dell'operazione coordinata dalla Farnesina. “In una situazione così eccezionale  è naturale che la nostra Provincia dimostri spirito di collaborazione, mettendo a disposizione strutture adeguate attraverso la Protezione civile” aveva dichiarato Arno Kompatscher. L’ "accoglienza" in realtà è durata poco: solo i dieci giorni necessari alla quarantena nella struttura di Colle Isarco per poi essere trasferiti nei circuiti di accoglienza nazionale. 

 

I numeri nel frattempo aumentano: mentre si respingono violentemente ai confini coloro che arrivato dalla rotta balcanica, il ponte aereo con l’Afghanistan ha concesso di far sbarcare Roma 4.890 sfollati, facendo risultare l’Italia il paese europeo ad aver evacuato più persone dalla presa al potere dei Talebani. Lo scorso ottobre, il Consiglio provinciale di Bolzano si attiva attraverso un documento di voto per sollecitare Governo e Parlamento “a prendere in considerazione e a pianificare in tempi rapidi un programma di accoglienza a livello statale per le donne e i minori afghani”. A firmare la proposta di voto sono in tutto 13 consiglieri: dai Verdi al Team K, da Sandro Repetto a Peter Faistnauer, passando per pezzi della SVP, comprese le assessore Waltraud Deeg e Maria Hochgruber Kuenzer. A non rispondere al proprio appello è stata tuttavia la stessa Provincia di Bolzano.

Nonostante l’emergenza, gli appelli e le stucchevoli dichiarazioni di vicinanza e solidarietà, nessun comune altoatesino si è mai voluto realmente spendere per l’accoglienza delle famiglie afghane

Pochi giorni dopo la presentazione del documento di voto, il Ministero dell’Interno comunica lo stanziamento di nuove risorse destinate all’ampliamento della rete SAI (il Sistema di accoglienza e integrazione costituito dalla rete degli enti locali) di 3.000 posti da destinare all’accoglienza dei nuclei familiari giunti in Italia con i corridoi umanitari. L’ANCI, attraverso la fondazione Cittalia, aveva attivato una piattaforma apposita per ampliare la rete dei comuni che volevano rendersi disponibili all’accoglienza diffusa. In questo, come già raccontato, la Provincia Autonoma di Bolzano non si è mai dimostrata particolarmente virtuosa: solo le comunità comprensoriali del Burgraviato, della Val Venosta e della Valle Isarco sono le uniche realtà locali a far parte, dal 2018, della rete SAI, mentre il capoluogo non ha mai voluto prenderne parte
All'iniziativa aderiscono oltre un centinaio di amministrazioni in tutta Italia ma, nonostante l’emergenza, gli appelli e le stucchevoli dichiarazioni di vicinanza e solidarietà della politica altoatesina, nessun comune della Provincia si è mai voluto realmente spendere per l’accoglienza delle famiglie afghane. Addirittura, lo stesso Andreas Schatzer, presidente del Consorzio dei Comuni della Provincia di Bolzano, ha dichiarato di non essere nemmeno a conoscenza dell’esistenza del bando ministeriale in questione.
Secondo quanto riferito dal Commissariato del Governo, gli unici posti attivi rimangono quelli delle tre Comunità Comprensoriali, le quali però, non avendo fatto alcuna domanda di ampliamento, potrebbero accogliere su indicazione ministeriale qualcuno dei quasi 5000 sfollati solo in caso di posti vacanti.

Die Not von Flüchtlingen, besonders jene der Afghanen, muss ein so reich gesegnetes Land wie Südtirol lindern helfen. Wir zählen ca. 500.000 Einwohner. Unsere Gemeinden würden es sicher verkraften, je 1-3% ihrer Einwohnerzahl an Flüchtlingen (Kinder, Frauen und Männer) bei sich aufzunehmen und zu integrieren. Das Land sollte dafür die Koordination und Beratung anbieten. Wenn wir wegschauen, wird uns das nicht gut bekommen...

Fr., 18.02.2022 - 10:21 Permalink