Troppi turisti, depuratore in crisi
Il boom turistico della val Passiria, tra hotel di extra lusso, palmeti e lagune artificiali, ha fatto sì che il depuratore di San Martino debba praticamente essere raddoppiato, passando da una capacità di 16.500 "abitanti equivalenti" a 30.000. E, cosa tutt'altro che ordinaria, si è registrato pure una sorta di "mea culpa" da parte della sindaca Rosemarie Pamer (ne abbiamo scritto qui) . Ma pure la val Gardena, che ha già raddoppiato il proprio depuratore di Pontives nel 2018, passando da una capacità di 40.000 a 75.000 "abitanti equivalenti", deve incredibilmente già correre ai ripari. Nelle settimane di agosto del 2019 e del 2021 i “dati di targa” sono stati superati e tutto è filato liscio perché in quei mesi, grazie alla temperatura sui 20-25 gradi, i batteri che depurano le acque fanno un gran lavoro di “digestione” supplementare. “Bisogna vedere ora come andrà il prossimo inverno se non ci saranno, come si augurano tutti, restrizioni dovute alla pandemia. In condizioni invernali i batteri svolgono infatti il loro compito con minore efficacia”, dice Marco Palmitano, direttore generale di Ecocenter.
L’impianto di Pontives serve i Comuni di Santa Cristina, Selva, Ortisei e Castelrotto, tratta 5,5 milioni di metri cubi di acqua all’anno e, produce 550 MWh di energia elettrica e 310.000 metri cubi di biogas. Al di là della quantità di acque reflue che vi arrivano il grosso problema sembra essere l’alto tasso di grassi e oli in buona parte prodotti dalle cucine di ristoranti e alberghi. Qualche settimana fa nella riunione del consorzio intercomunale i sindaci della vallata hanno deciso che scriveranno una lettera per sensibilizzare gli operatori turistici sul tema. Con una battuta – ma neanche troppo – si può dire che ad “incasinare” il sistema di depurazione siano le tonnellate di canederli al burro fuso, di “Wiener”con pommes e di Strauben che vengono serviti nei ristoranti locali menre i loro grassi di cottura finiscono rovesciati senza mezzo senso di colpa nei lavabo delle cucine.
Come funziona un depuratore
“Nel depuratore – si legge nel sito della società pubblica - le acque reflue vengono sottoposte ad un trattamento meccanico per rimuovere il materiale grossolano, la sabbia, i grassi e gli olii. Le acque reflue passano successivamente al trattamento biologico, dove batteri e altri microorganismi trasformano le sostanze organiche disciolte in sostanze solide inorganiche, che possono essere eliminate meccanicamente. Con il trattamento chimico-fisico viene eliminato il fosforo e l’acqua viene separata dal fango. A questo punto del processo oltre il 90% del carico totale di inquinanti è stato abbattuto e l’acqua depurata viene immessa nel corso d’acqua. Il fango risultante dal processo di depurazione viene trattato: le sostanze organiche, tramite processi biochimici, vengono trasformate in gas metano, anidride carbonica e biomassa. Il gas metano viene trasformato in energia elettrica e calore. Il fango viene poi disidratato ed inviato ad un centro di smaltimento.
Quando nei collettori arriva troppa acqua o acque troppo “impure” l’impianto può andare in sofferenza. “E’ successo un paio di settimane in alta stagione – chiarisce Palmitano – e la fortuna è che accaduto in estate quando i batteri lavorano al meglio. La normativa in questi casi ci impone di elaborare delle strategie e non è detto che si debba ampliare l’impianto, si può per ora lavorare per rendere il processo più efficiente. Se non ce la si fa in certi casi si deve ricorrere a qualche aiutino dalla “chimica”, ma confidiamo di trovare una soluzione”. Come può un impianto ampliato quattro anni fa essere già in sofferenza? Colpa dell’aumento dei letti, della proliferazione dei wellness con piscine sempre più capienti? “L’impianto – replica Palmitano - è stato realizzato sulla base delle previsioni fatte dai Comuni. Ad incidere è sicuramente la presenza turistica, ma non solo per l’aumento dei letti e delle SPA. Anche il cosiddetto turismo mordi e fuggi ha il proprio peso. Magari in un luogo ci sono 1.000 pernottamenti ma in un giorno si servono pranzi ad altri 13.000 turisti giornalieri. Si è notato infatti un aumento della presenza di oli e grassi che arrivano dalle cucine dei ristoranti. In generale comunque il dimensionamento dei depuratori è legato molto allo sviluppo e alla qualità di vita delle popolazioni, ma non necessariamente al turismo di lusso”.
“In alta stagione – conferma Bruno Senoner, presidente dell’Azienda consortile della Val Gardena - nelle acque ci sono effetivamente oli e rifiuti che non dovrebbero esserci e la cosa dà da pensare. Quando questo accade va in tilt il sistema biologico che permette la lavorazione dei fanghi. Nell’ultima riunione del consorzio i sindaci si sono detti disponibili a fare un’opera di informazione capillare presso tutti gli operatori turistici affiché si faccia attenzione a questo aspetto. Un altro problema sono anche le grandi piogge e i temporali estivi – conclude Senoner – ma si è molto lavorato sulla canalizzazione delle acque bianche a valle”.
Bolzano depura
Qualche anno fa uno slogan anti-inceneritore che non considerava, ad esempio, i benefici della “valorizzazione” dei rifiuti attraverso il teleriscaldamento, recitava: Bolzano brucia. Ora si potrebbe aggiungere: Bolzano depura (per conto terzi). Ma non è che per i cittadini del capoluogo questo produca unicamente svantaggi. “L’impianto di Bolzano – spiega Palmitano – è dimensionato per 400.000 abitanti equivalenti. Ovvio che un depuratore di queste dimensioni abbia dei costi di smaltimento molto inferiori rispetto ai piccoli impianti. Per questo negli ultimi sette-otto anni sono stati chiusi i piccoli depuratori di Ponte Nova, Tires, Fié allo Sciliar e Castelrotto (Per quanto riguarda Siusi, una parte delle acque arriva a Bolzano e l’altra a Pontives, ndr) e le acque reflue sono state convogliate a Bolzano”. Ecocenter, società pubblica, quando fa degli investimenti (come ampliare il depuratore della val Passiria) e non arriva a coprire i costi con i contributi della Provincia, li “scarica” sulle tariffe. Ma per scelta politica tutti i cittadini pagano la stessa cifra. “Lo trovo anche giusto - spiega Palmitano - perché gli impianti periferici hanno costi di gestione molto superiori rispetto ai grandi impianti per cui i cittadini dei Comuni piccoli avrebbero tariffe troppo alte”. Il piccolo vantaggio per chi vive nei centri più grandi è però indiretto. “I comuni sede di impianto – conclude il direttore di Ecocenter - come avviene per Bolzano, ricevono un indennizzo di 5 centesimi al metro cubo, che corrisponde circa al 10 per cento del totale. Questo è un sistema molto interessante e lungimirante, reso possibile dal fatto che Ecocenter è una società in mano pubblica. Con queste regole si dà a tutto il territorio provinciale le stesse condizioni di partenza".
Un piccolo aiuto per i
Un piccolo aiuto per i batteri:
https://www.sueddeutsche.de/wissen/konzert-im-klaerwerk-musik-fuer-mikr…
Da almeno una decina d'anni
Da almeno una decina d'anni viene riciclato l'olio di cucina, ci sono anche i bidoncini appositi. Ad esempio, se ne puo' ricavare biodiesel per autotrazione. Lo fanno i privati e non i ristoranti?
Antwort auf Da almeno una decina d'anni von Gianguido Piani
Direi che lo fanno gli uomini
Direi che lo fanno gli uomini (e ovviamente anche le donne) di buona volontá, indipendentemente se privati o ristoratori. Il problema é la buona volontá... basta vedere in generale le isole ecologiche per il riciclaggio: c'é un po' di tutto dappertutto.