La vera faccia di Bolzano
Non è bastato l’ultimo disperato appello di K. che da oggi, con la moglie (con cui condivide, tra le molte cose anche diversi problemi di salute) e i figli, finirà per strada, nell'indifferenza.
La storia ve l’abbiamo raccontata ieri (16 maggio): arrivato in Italia 32 anni fa e residente a Bolzano dal 2005, la vita di K. è stata sempre divisa tra lavori massacranti e la sua famiglia, con cui ha vissuto fino a pochi mesi fa in un appartamento nel quartiere Don Bosco, lasciato dopo la decisione dei proprietari di vendere l’immobile. K. non è mai riuscito ad ottenere la cittadinanza italiana e pertanto ha dovuto sottostare ai criteri discriminatori riservati agli stranieri per l’accesso alle case IPES, criteri simili a quelli dei regolamenti dichiarati illegittimi e discriminatori dai tribunali delle città che vi hanno fatto ricorso. Una volta “sfrattato” dall’immobile, sono cominciati mesi di ricerche finite tutte inesorabilmente a vuoto, costringendo la famiglia a prosciugare tutti i loro risparmi e a indebitarsi, spendendo da dicembre scorso oltre 13 mila euro tra appartamenti e affittacamere con prezzi esorbitanti stabiliti dal mercato fuori controllo e ancor più spesso da chi ha voluto approfittare della situazione di precarietà della famiglia. Fino ad ora. L’ultimo affittacamere, gli ultimi soldi rimasti dello stipendio di un mese che deve ancora finire
Ha bussato a tutte le porte, la famiglia di K., rimaste chiuse o sbattute in faccia.
Nessuno ha risposto, nemmeno dopo l’uscita dell’articolo di salto.bz che ha ripercorso nei dettagli la vicenda e fatto appello affinché si trovasse una soluzione, o almeno si provasse a farlo.
Indifferenti anche le istituzioni di Bolzano, che in più occasioni hanno dimostrato di avere la memoria corta. Hanno già dimenticato, evidentemente, la vicenda di Adan, il tredicenne richiedente asilo di origine curda, morto di non accoglienza per colpa di una circolare provinciale. Non si spiegherebbe altrimenti perché, nel silenzio, la città di Bolzano abbandona per strada non uno ma ben quattro minori di 6,11,14 e 17 anni.
L’assessora Chiara Rabini ha manifestato la volontà di attivarsi ma l’unico vero segnale, ancora una volta, proviene solamente dalla società civile. Chi singolarmente scrive alla redazione per avere informazioni sulle condizioni della famiglia, chi a sua, volta dopo aver appreso della situazione decide di fare appello dai propri canali:
“K. e famiglia da questa mattina sono in strada - scrive Bozen Solidale in un post Facebook -. Madre, padre e 4 figli minorenni. La loro storia è raccontata dettagliatamente nell'articolo uscito ieri su salto.bz. Pagano le conseguenze di un mercato abitativo che apre le porte ai ricchi e lascia per strada chi non si può permettere affitti da 1500, 2000 euro al mese. Tutto intorno la speculazione di palazzinari e affittacamere senza scrupoli che arrivano a chiedere 400, 500 euro a notte per una stanza.
Le istituzioni, come al solito, tergiversano e restano convinte che qualche tassa in più sbloccherà una situazione abitativa ai limiti del dramma. E - ribadisce l’associazione - non è un'emergenza. Stiamo cercando una sistemazione "ponte" per K. e famiglia.
Se qualcun* avesse delle possibilità, può contattarci in privato. Abitare è un diritto, casa per tutte e tutti”.
In solchen Notfällen müssten
In solchen Notfällen müssten m.E. Gemeinde und Land zusammenarbeiten und Lösungen anbieten. Es kann nicht sein, dass im reichen Südtirol eine Familie mit vier minderjährigen Kindern keine Bliebe erhält !