L’accoglienza della porta accanto
Città che vai, ostacolo che trovi. Se la mala accoglienza in salsa altoatesina è un fatto noto e conclamato, non è tuttavia da considerarsi un caso isolato. La Provincia di Bolzano non è infatti l’unico ricco capoluogo del nord italia a mantenere e creare cavilli istituzionali più o meno visibili a danni di richiedenti asilo e senza fissa dimora. Nella vicina Trento, sono diverse le prassi illegittime volte a ritardare quanto più possibile l’inserimento di un richiedente asilo nel circuito dell’accoglienza provinciale. Secondo l’Assemblea Antirazzista di Trento che ha denunciato i giorni scorsi la precaria situazione locale, le cause sono da imputare a una precisa volontà politica da parte della Provincia a guida leghista e dalla questura del capoluogo.
“La questura di Trento riprende il solito stile di alzare le barriere immateriali per rendere complicata la vita ai richiedenti asilo e così filtrare le domande di protezione internazionale - è quanto sostiene l’assemblea cittadina -. Stiamo incontrando sempre più persone richiedenti protezione internazionale che da mesi stanno dormendo all’aperto in posti di fortuna e sotto i ponti dopo aver raggiunto la città di Trento. Ci sentiamo di dire che sono almeno 60 le persone che non hanno ancora una risposta al loro bisogno. Sono tutte in attesa di essere chiamate per entrare nell’unico dormitorio disponibile in città o direttamente nei progetti di accoglienza”.
La normativa non lascia spazio a interpretazioni: entro pochi giorni dall’arrivo al richiedente asilo deve essere garantita la possibilità di entrare all’interno del sistema di accoglienza. Tuttavia, denunciano le attiviste e gli attivisti dell’Assemblea, anche a Trento i tempi trascorsi tra la presentazione della domanda di protezione e l’ingresso nei percorsi ministeriali a cui le persone hanno diritto, sono sempre più dilatati, raggiungendo ormai i 2 mesi di attesa facendo aumentare di conseguenza le richieste di accesso ai dormitori, giudicate insostenibili.
"Denunciamo questa prassi della Questura e del Commissariato del Governo come del tutto illegittima e, pur consapevoli che non sia una novità e che la Provincia in tutto questo ha un ruolo di connivenza delle violazioni, ci domandiamo perché periodicamente si ripeta e quali siano le reali motivazioni” incalza l’Assemblea Antirazzista.
Una domanda a cui sperano di avere risposta l'opposizioni provinciale della Lista Futura, che ha presentato un’interpellanza per far luce sulla vicenda.
la Provincia di Bolzano non è
la Provincia di Bolzano non è un capoluogo.