Ho due motivi per parlare di “nazionalismo”. Il primo deriva da quanto occorsomi la settimana che sta morendo, essendo stato accusato su questo sito – pare uno scherzo, ma è successo – di essere un “ewiggestriger Nationalist”. Anche se ritengo assurda e infondata tale accusa, non è inutile, da parte mia, riflettere sul perché simili scorrettezze possano essere impunemente affermate. E dedicherò dunque un paio di righe alla questione. Il secondo motivo deriva dalla eccellente e affollata presentazione della traduzione tedesca di un libro di Maurizio Ferrandi su Ettore Tolomei, uscito per i tipi di Edizioni alphabeta Verlag, avvenuta qualche giorno fa alla biblioteca Teßmann di Bolzano. Guarda caso il volume si chiama proprio “Il nazionalista” (“Der Nationalist”). Ma andiamo con ordine.
Io sono un nazionalista?
Secondo quanto affermato da un mio interlocutore polemico, io sarei dunque un nazionalista perché, secondo lui, un nazionalista è chiunque qualifichi il dubbio riguardante l'appartenenza del Sudtirolo all'Italia come espressione di cretinismo (ho in effetti parlato di “cretinismo patriottico”). Ora, per me si possono esprimere dubbi quasi su tutto, ma sarebbe auspicabile che al dubbio seguissero proposte plausibili. Esempio: io posso dubitare del fatto che la terra sia una sfera che si muove intorno al sole, ma se dovessi suggerire che in realtà si tratta di una superficie piatta e immobile, offrendo dimostrazioni totalmente sganciate dalla realtà, credo che meriterei di essere visto come un “cretino”. Chi afferma che il Sudtirolo potrebbe essere un'entità geo-politica indipendente dalla presente configurazione statuale può quindi senza dubbio liberamente farlo, però ha quantomeno il dovere di spiegarci a) il modo per ottenere tale obiettivo e b) quali conseguenze avrebbe la sua realizzazione. Limitarsi ad avanzare la richiesta (come perlopiù fanno i nostri indipendentisti) è a mio avviso un'espressione di “cretinismo”, o se vogliamo di “infantilismo”, ed è del tutto assurdo ritenere che chi legittimamente chiede (come continuo a fare) che vengano finalmente offerte delle delucidazioni in proposito sia qualificato come “nazionalista”. In maniera ancora più esplicita: se domani venisse fuori qualcuno in grado di dimostrarmi (cioè con argomenti plausibili, ripeto) che se l'Italia si sgretolasse in cento pezzi e non esistesse più come “nazione” la situazione generale sarebbe desiderabile e migliore per tutti, io applaudirei e lavorerei alacremente per vederla andare in pezzi.
Il vero nazionalista? Un secessionista
Spiegato (spero) perché io non possa di certo essere visto come un nazionalista, vengo a parlare brevemente del libro di Ferrandi. A mio avviso si tratta di una pubblicazione assai importante perché questa nuova versione, per di più bilingue, aggiunge qualcosa rispetto alla sua prima uscita, che è di molti anni fa (del 1986, per l'esattezza). Quando apparve la versione italiana, intervistai Ferrandi per il settimanale ff e rimando chi volesse cogliere il nocciolo del suo ragionamento a quel testo. Qui mi limito all'essenziale, con la brutalità di uno slogan: il vero nazionalista – come lo è stato Tolomei – è chi interpreta la nazione come qualcosa di puro e vuole espellere da ogni suo angolo qualsiasi elemento non all'altezza di soddisfare questa sua idea di purezza. Un vero nazionalista non intende la cultura come un ambiente che alimenta differenze, ma persegue la compattezza, l'omogeneità, l'uniformità. Un vero nazionalista è inoltre contrario a qualsiasi pensiero “autonomistico”, basato sull'accettazione e il riconoscimento delle “zone grige”, ma cercherà sempre di separare in modo netto il puro dall'impuro, il bianco dal nero, e si dimosterà insofferente al bisogno di mediare, di perseguire pazientemente il compromesso, negando che il concetto di identità sia già da sempre (e per sempre) scavato al suo interno da quello di varietà. Insomma: nel Sudtirolo di oggi (cioè in una terra che ha faticosamente raggiunto un equilibrio e una composizione più che accettabile della sua intrinseca pluralità) il vero nazionalista è chi si traveste da anti-nazionalista e scorge posizioni nazionaliste persino in chi è fautore del modello autonomistico del quale disponiamo. In sintesi: a ben vedere, qui, il vero nazionalista assomiglia parecchio a un secessionista.