“Dev’essere centro, non destra”
salto.bz: Bassetti, il commissario Carlo Bettio ha parlato di contatti con ex iscritti al PD all’indomani della sua nomina a commissario “politico” del Pd altoatesino. Lei è tra questi?
Carlo Bassetti: No, non ho avuto contatti con nessuno. So però che era sua intenzione nominare un gruppo di persone col quale consultarsi. Riconosco intanto la sua capacità, dimostrata sinora, nel scegliere persone senza bilancini. Spero continui a farlo con ancora più vigore.
Si farà affiancare da un coordinamento politico. Apparentemente traghettando il partito sino agli appuntamenti elettorali dell’anno prossimo…
Sì, l’instradamento politico e di contenuti dovrebbe intercettare politiche e provinciali. D’altronde ciò è nel solco di un commissariamento politico, fatto d’una gravità enorme che si è reso necessario per una gestione rozza e potericentrica di nomine e candidature. Il PD sta faticosamente, col suo pachidermico corpaccione, facendo qualcosa. Abbiamo appena avuto dei ballottaggi dal risultato straordinariamente chiaro e trascrivibile localmente.
Cosa si aspetta dal commissario?
Una decisa rimodulazione del modo di fare politica, del riempire di contenuti, programmi, articolazioni sul territorio: quello che è mancato nell’ultima stagione del PD altoatesino. Stavamo facendo un congresso senza uno straccio di documento politico. Il gruppo attorno a Diego Laratta è stato un elemento fondamentale nel sottolineare un elemento, un problema politico e non solo organizzativo nel partito. Spero Bettio gli sia vicino.
Bettio si è già spinto a tratteggiare un disegno di alleanze, un “campo largo” sudtirolese con le civiche e la SVP.
Ho letto l’intervista: credo anch’io che il centro - a livello locale e nazionale - sia la declinazione del concetto di “campo largo” che ha vinto domenica, un concetto che mi piace moltissimo. In alcuni germogli provammo a fare ragionamenti simili in Alto Adige. Il campo largo sono le civiche democratiche, il PD che va con i civismi più nobili. Va perciò recuperato il rapporto con le civiche, ad esempio quelle eccellenti della Bassa Atesina. E ciò dev’essere trainante anche di accordi politici con forze politiche più tradizionali.
Compresa la SVP?
Ecco, confesso che mi ha fatto un po’ paura il passaggio sulla SVP che starebbe decidendo di governare con noi. Queste sono sliding doors fondamentali: ho criticato fieramente il vassallaggio genuflesso che imputo alle politiche del mio partito, a livello di governo provinciale e di governo cittadino. Bisogna cambiare passo rispetto al PD che si fa carico delle contraddizioni degli altri. Ci siamo presi sberle in faccia su temi sensibili, dalla toponomastica alla scuola, solo in nome della comprensione per il mondo tedesco e la SVP che lo rappresentava. Deve diventare un dialogo alla pari, invece, che introduca in maniera nuova temi che abbiamo abbandonato per paura che la SVP si arrabbiasse. Ma c’è qualcuno ancora convinto, in cuor suo, che con la SVP si debba andare leggeri.
Anche a Bolzano città?
Ai ballottaggi ho visto facce nuove, mai viste. Hanno vinto persone brillanti, capaci di fare un ragionamento politico e di prospettiva, parlo per esempio del sindaco di Parma. Il campo largo, la proposta del PD e del candidato sindaco sono questioni non da poco per Bolzano. Nel mio poco il tema Bolzano capoluogo mi sta più a cuore della Provincia.
Proprio a Bolzano il rapporto tra SVP e PD non sembra dei più virtuosi…
Deve cadere il tabù che Bolzano non può più crescere per non perdere un metro quadro di meleto. A livello provinciale nelle faide SVP guardo con attenzione a Kompatscher, dove vedo qualità. Non vedo altrettanto a livello cittadino, non vedo un ascolto delle istanze e delle esigenze dei cittadini di Bolzano, della sua economia, della sua cultura, il suo tessuto antropologico e multietnico. Una città di confine, plurilingue, strozzata dall’incapacità di esplicitare un progetto. Se non deve più crescere, allora non deve più arricchirsi. La gente inizierà ad andarsene. La politica bolzanina pensa che tutto questo passi per le caserme e l’areale ferroviario, quando la città chiede 8mila case nei prossimi sei anni. Con la SVP ci si deve mettere al tavolo su questo, nelle città, in quanto il PD rappresenta l’urbanità.
Tornando al civismo, per chiamarlo con nome e cognome: la Civica di Zanin?
Io con Zanin non ho problemi, ma ora sta con Galateo. Non escludo in un campo ampio figure come Zanin, ma nel momento in cui fanno una scelta di campo civico e civile. Il centro è contendibile, ma dev’essere centro, non destra. D'altro canto, c’è anche chi è stato di sinistra ed è molto poco affidabile.
Mancano idee e visioni. Cosa
Mancano idee e visioni. Cosa vogliamo diventare? Dove vogliamo andare? E poi si ascolta poco le persone. C'è scoramento. Si guarda solo agli apparentmenti. Ci vuole programmazione. Io partirei da una convention pubblica dove tutti possono ascoltare. Far uscire le idee. Avere l' umiltà di ascoltare.
“Convention pubblica” per
“Convention pubblica” per estrapolare le idee d’altri, essendone privi gli attuali eletti?
Il PD potrebbe banalmente iniziare ad organizzare una campagna iscrizioni degna di questo nome, unitamente a riunioni settimanali con tutti gli iscritti anziché circoscritte a pochi eletti.
A differenza di qualsiasi circolo del PD del resto d’Italia e all’estero, qui la sensazione è che i pochi eletti utilizzino il partito come mera macchina elettorale, tenendosi buona la base per avere portatori d’acqua dalla sagra del riso mantovano e quant’altro.
Ciò che manca al PD locale è l’essere coinvolgente, autentico e fedele al suo statuto.
Emerge poi una sorta di disinteresse verso i giovani, forse correlato al fatto che, alla fine, l’età del residente medio è piuttosto alta, quindi perché mai sforzarsi ad intercettare un pugno di voti? È forse il confronto a terrorizzare i vecchi tessitori di tele del PD locale, temendo il rimpiazzo con nuove leve? Chi è privo di idee non può continuare a fare politica.
Antwort auf “Convention pubblica” per von Domenica Sputo
Spaventa così tanto il
Spaventa così tanto il confronto? Spaventa così tanto mettere in piazza le idee di tutti? Bisogna essere trasparenti. A incominciare dal nome che si usa per scrivere commenti su Salto.