Umwelt | I dati

L'innevamento non conosce sete

In Sudtirolo sono 35 i bacini per l'innevamento artificiale. In cantiere altri 7. Siccità, l’appello delle associazioni ambientaliste: “No a nuovi invasi estemporanei”.
Speicherbecken karersee
Foto: geoland.bz.it

In Alto Adige vi sono 35 bacini idrici per l'innevamento artificiale con una capacità compresa tra i 5.000 mc e un milione di metri cubi. Il dato è stato fornito dall’assessore provinciale alla Protezione civile Arnold Schuler, rispondendo a un’interrogazione del consigliere dei Verdi Hanspeter Staffler. In Sudtirolo sono in totale 105 gli invasi con un'altezza dello sbarramento superiore ai 15 metri, l’uso principale di 35 di questi bacini è l'innevamento artificiale. Di questi, 29 sono in funzione normale e 6 sono in fase di prova, in attesa del collaudo. La capacità totale dei 35 serbatoi equivale a 1,72 milioni di metri cubi

 

 

Secondo i dati forniti dall’assessorato, dal 2010 sono stati costruiti 16 invasi per l’innevamento artificiale, 6 attualmente in fase di prova. Tre in esercizio sperimentale (Ladurns, Planac, Pracken) sono stati costruiti prima del 2010 ma sono stati recentemente ampliati. Attualmente sono in costruzione 3 bacini per l’innevamento (nei comuni di Dobbiaco, Selva e Avelengo) e 4 in fase di approvazione (Badia, Castelrotto, Selva e Santa Cristina in Val Gardena).

 

“La crisi climatica non guarda in faccia a nessuno”

 

La grave crisi idrica in corso è senza dubbio da inquadrare nella epocale crisi climatica ed ecologica in atto e come tale va approcciata in modo strutturale, affrontando le cause e non correndo dietro ai sintomi: bisogna dunque evitare risposte emergenziali e analizzare il problema con freddezza per individuare le soluzioni”. Questo l’appello che le associazioni CIPRA Italia, CIRF, Club Alpino Italiano (CAI), Federazione Nazionale Pro Natura, Free Rivers Italia, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness e WWF Italia lanciano oggi (26 luglio) ricordando che “la crisi climatica e la siccità non guardano in faccia a nessuno, neanche alla crisi del governo”. Serve un’azione politica che vada oltre l’emergenza con la messa in atto di efficaci “piani ordinari”. Per questo le associazioni rilanciano oggi quelle che per loro sono sette interventi chiave su cui è fondamentale lavorare per andare oltre l’emergenza e su cui il prossimo nuovo Esecutivo dovrà subito confrontarsi.

La prima azione, spiegano le associazioni firmatarie, “è ricostituire una regia unica, da parte delle Autorità di bacino distrettuale, attualmente marginalizzate, per costruire protocolli di raccolta dati e modelli logico/previsionali che permettano di conoscere il sistema delle disponibilità, dei consumi reali, della domanda potenziale e definire degli aggiornati bilanci idrici. Nuovi invasi non sono la risposta”. Inoltre occorre un “risparmio negli usi civili attraverso la riduzione delle perdite e dei consumi, ma soprattutto negli usi agricoli dove è necessario rivedere drasticamente gli interventi del Piano Strategico della PAC per renderli capaci di orientare le scelte degli agricoltori verso colture e sistemi agroalimentari meno idroesigenti e metodi irrigui più efficienti”.

 

Troppa cementificazione

 

“I cambiamenti climatici - dichiarano le associazioni ambientaliste - ci impongono poi di rivedere le strategie sul fronte dell’offerta andando oltre una visione novecentesca e meccanicistica del Capitale Naturale per arrivare a riconoscere l’importanza e l’utilità della funzionalità degli ecosistemi a partire da una maggiore attenzione alle falde. Infatti, il luogo migliore dove stoccare l’acqua è la falda, ogni qual volta ce n’è una. Tuttavia, l’ostacolo principale all’infiltrazione delle piogge nel suolo è dato da quel poderoso e capillare insieme di interventi umani messi in atto da secoli, esasperati nei decenni scorsi e tuttora imperanti anche culturalmente, tanto da essere considerati simboli di civiltà e progresso. Per questo è fondamentale ripristinare tutte quelle pratiche che permettano di trattenere il più possibile l’acqua sul territorio e favorire azioni di ripristino della funzionalità ecologica del territorio e ripristino dei servizi ecosistemici. Al contempo occorre promuovere il riuso in ambito irriguo delle acque reflue”.

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Paolo Scavino Di., 26.07.2022 - 14:16

Premesso che il sottotitolo parla di Sud Titolo (poi, secondo me, correttamente definito Alto Adige...), non capisco come alcuni agricoltori ancora non abbiano capito l'importanza dell'acqua. Andando da Bolzano a Egna abbiamo visto una vigna bagnata con getti dall'alto, sulla foglia, in piena canicola pomeridiana. Che senso ha?

Di., 26.07.2022 - 14:16 Permalink