Un'Autonomia sbilanciata
Il posto è speciale, si vive insieme, ma ognun per sé. E’ l’Alto Adige/Südtirol. Si sta uno accanto all’altro, ma non ci si conosce fino in fondo. Soprattutto non si condividono i sentimenti. Ognuno ne prova di diversi di fronte alla storia ed alla attualità della vita in provincia. Si sopravvive lo stesso, anzi ci si abitua e la si considera una condizione normale e definitiva. In effetti, le scuse e le giustificazioni per una convivenza congelata sono tante e fanno capo innanzitutto alla diversa composizione sociale dei gruppi etnici: Sudtirolesi insediati storicamente nelle aree rurali, nell’agricoltura, nel turismo, nell’artigianato e nei servizi e che guardano perlopiù a nord, al mondo tedesco oltre il confine del Brennero. Italiani altoatesini di cultura più urbana, insediati prevalentemente nelle principali città, occupati nei servizi e nell’industria, poco artigianato, poco turismo e agricoltura, provenienze più o meno recenti, da altre regioni italiane, con sguardo rivolto a sud. Insomma, due mondi. Non è tutto così, ci sono anche sforzi per l’incontro e il superamento dei confini culturali interni al territorio provinciale, ma quello che prevale è ancora sempre “l’ognun per sé”. La tendenza all’assuefazione a vivere separati in casa è rafforzata dalla diffusa pigrizia culturale a voler percorrere strade diverse, ma in salita. La prima è quella della storia condivisa. Non ce n’è traccia: ogni gruppo linguistico studia e si immedesima nella propria storia, costruendo su di essa la propria identità. Rievocazioni, anniversari, festività civili, ne sono una prova. Dal 1° ottobre, anniversario della Marcia su Bolzano, al 4 novembre, festa dell’unità nazionale, e via, via passando per il 25 aprile, ecc.: diverse sono le percezioni tra i cittadini con differenti retroterra etnico-culturali. Manca in generale lo sforzo necessario per combattere l’ignoranza, accrescere l’informazione e la condivisione di queste e tante altre tappe della storia provinciale.
A consolidare la separazione etnica e linguistica ci si mette pure il servizio pubblico radiotelevisivo che trasmette nelle diverse lingue provinciali (italiana, tedesca e ladina). Notiziari, contenuti e programmi sono frutto di tutta la sacrosanta autonomia delle tre testate, ma esse trasmettono agli utenti, già separati tra loro per lingua, visioni, contenuti ed espressioni di culturali diverse. Gli utenti, telespettatori e radioascoltatori, ricevono impulsi differenti che confermano le percezioni di separazione ed estraneità alle posizioni degli altri.
A questo si aggiunga che il servizio pubblico radiotelevisivo offre molte ore di trasmissione in autonomia in lingua tedesca e ladina e poche in lingua italiana. Con la conclusione che il gruppo più bisognoso di informazioni locali riguardanti i proprio territorio, quello italiano, che non ha avuto altre occasioni per addentrarsi nella complessa realtà provinciale ed dell’Autonomia, può usufruire molto meno degli altri del servizio pubblico radiotelevisivo.
L’Autonomia deve poter essere partecipata da tutti i gruppi linguistici. Se qualcuno o molti rimangono ai margini, l’Autonomia si sbilancia e non corre come dovrebbe verso il futuro.
(www.alberto stenico.it)
Voraussetzungen für ein
Voraussetzungen für ein besseres Miteinander der Sprachgruppe wären meines Erachtens : der gegenseitige Respekt bei Einbezug der unterschiedlichen Geschichte, und die Wertschätzung der Verschiedenheiten. Es ist sicher sinnvoll und gerecht, wenn die RAI in Südtirol deutsch- und ladinischsprachige Sendungen anbietet; allerdings dürften dabei die italienischen Lokalsendungen nicht zu kurz kommen. In der Alltagspraxis erscheint mir das Zusammenleben am Arbeitsmarkt durchaus zu gelingen. Ein auf Freiwilligkeit beruhendes, zusätzliches, mehrsprachiges Schulsystem (Kindergärten, Grundschule bis Oberschule) wäre sicher wertvoll.
Direi che alla base di tutto
Direi che alla base di tutto c'è la comprensione della lingua. Fintantochè non si capirà questo, soprattutto da parte italiana, non ci sarà una vera integrazione.