La dignità del lavoro è libertà
In effetti, il carattere indispensabile della dignità nella vita di ognuno viene affermato nella Dichiarazione universale dei diritti umani, dove nel suo incipit (art. 1 primo capoverso) afferma che “tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, mentre la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea afferma all’art. 1 che “la dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata” e, ancora, di dignità come diritto fondamentale tratta anche la nostra Costituzione ed è, di conseguenza, parametro dell’intera nostra normativa. Dunque, la dignità è un concetto trasversale che tocca tutti i rami del diritto, ma che cos’è la dignità nel lavoro? Se ci si pone questo quesito, le risposte sono variegate e tutte dotate di rilevanza essenziale, ad esempio, si pensi a: il diritto al lavoro (al lavoro vero e proprio, ovvero ad averne uno, in regola e stabile); la salute e la sicurezza sul lavoro (a condizioni di lavoro sane e sicure); la parità di genere; la tutela contro ogni forma di discriminazione; il diritto ad una giusta retribuzione; il rispetto delle esigenze di conciliazione vita-lavoro; il diritto a una congrua pensione; ecc.. Il lavoro dignitoso è un diritto fondamentale e fondante di ogni società civile, diritto che è enunciato all’art. 23 della già citata Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, nel seguente modo:
“1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.”.
Sandro Pertini, durante la sua presidenza, si chiese, in un celebre intervento, se si potesse considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli, concludendo che questo non poteva considerarsi un uomo libero. La dignità del lavoro è libertà.
Ciò premesso, va osservato che la dignità del lavoro riguarda ogni forma di lavoro, ovvero autonoma, subordinata (in tutte le sue accezioni), imprenditoriale. Pertanto, in questa giusta direzione, si pone, anche, l’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, che pone come obiettivo nr. 8: “Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”. Nella presentazione del citato obiettivo, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha chiarito che il lavoro dignitoso avvantaggia non sono il singolo lavoratore e la sua famiglia, ma tutta l’economia, in quanto il potere d’acquisto alimenta anche lo sviluppo delle imprese (piccole, medie e grandi che siano), che vivono a loro volta più dignitosamente e possono assumere nuovi lavoratori, aumenta il gettito fiscale degli Stati, riduce le disuguaglianze, ecc.. La dignità del lavoro è risorsa.
Sempre in conformità con il principio della dignità del lavoro, è bene, pertanto, sapersi che in data 19.10.2022 è stata firmata la Direttiva (UE) nr. 2022/2041 relativa a salari minimi adeguati nell’Unione Europea con obbligo di recepimento da parte degli Stati membri entro il 15.11.2024. Nella menzionata direttiva viene stabilito al considerando n. 7 che “migliori condizioni di vita e di lavoro, anche attraverso salari minimi adeguati ed equi, apportano vantaggi ai lavoratori e alle imprese dell’Unione, come pure alla società e all’economia in generale, e sono un presupposto fondamentale per consentire una crescita equa, inclusiva e sostenibile. Colmare le grandi differenze nella copertura e nell’adeguatezza della tutela garantita dal salario minimo contribuisce a migliorare l’equità del mercato del lavoro dell’Unione, a prevenire e ridurre le disuguaglianze retributive e sociali e a promuovere il progresso economico e sociale e la convergenza verso l’alto. La concorrenza nel mercato interno dovrebbe essere basata su standard sociali elevati, tra cui un elevato livello di tutela dei lavoratori e la creazione di posti di lavoro di qualità, nonché su innovazione e miglioramenti della produttività che garantiscano nel contempo condizioni di parità”. Per mezzo di tale direttiva, gli Stati membri si impegnano ad adottare misure dirette ad aumentare la copertura della contrattazione collettiva e a facilitare l’esercizio del diritto della contrattazione collettiva sulla determinazione dei salari. Ad ogni modo, la Direttiva contiene una clausola di non regresso (art. 16), ovvero l’attuazione della stessa non costituisce un valido motivo per ridurre il livello generale di protezione già offerto dagli Stati membri; quindi, non riduce né abolisce i salari minimi dove già stabiliti, ma impegna gli Stati membri, ove siano già presenti dei salari minimi legali, a renderli più adeguati, il tutto mediante il coinvolgimento delle parti sociali e conformemente al diritto e alle prassi nazionali. La dignità del lavoro è benessere.
Non è facile riassumere in poche righe cosa significhi dignità del lavoro, ma credo che definire la dignità del lavoro come una vita migliore, potrebbe essere un tentativo di riassunto, senza voler peccare di arroganza, abbastanza riuscito.
Avvocata Arabella Martinelli
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Ich finde diesen Beitrag von AGB/CGIL peinlich, beschämend und heuchlerisch. Wo seid ihr gewesen, als die Regierung Draghi Menschen aus ihren Arbeitsplätzen hinausgeworfen hat, nur weil sie ihr Menschenrecht auf körperliche Unversehrtheit wahrnehmen wollten und als längst klar war, dass die Impfung nicht vor einer Weitergabe des Virus schützt? Und ihr redet jetzt von der dichiarazione universale dei diritti umani und vom diritto al lavoro? Was ist jetzt von euch zu hören? Steht ihr immer noch zu eurem Schweigen?