“Nessuno sopravvive senza l’altro”
Arriva a Bolzano Yuly Tenorio, avvocatessa e attivista per i diritti umani in Ecuador. “Parlerà delle bellezze della sua terra così come delle minacce che stanno subendo i suoi abitanti”, racconta a salto.bz la coordinatrice di Operation Daywork Erica Barbieri annunciando l'evento organizzato presso la Libera Università di Bolzano oggi, 16 novembre 2022 alle ore 18.30: “Vogliamo avvicinarci a quella difesa della nostra Casa Comune che deve essere portata avanti insieme. Il monito che ci insegna il popolo del Chocó Andino deve farsi concreto anche per le nostre comunità: cosa vogliamo lasciare? Deserto e distruzione? Oppure foreste verdi e campi rigogliosi che continueranno a dare cibo, acqua, ossigeno e quindi vita, ai nostri figli?”.
salto.bz: Barbieri, come ha conosciuto Yuly Tenorio?
Erica Barbieri: “Una ragazza un giorno mi si è avvicinata e mi ha detto: Vi difendo io. Cioè non ora, non mi sono ancora laureata. Devo diventare avvocata, poi tornerò qui, e vi difenderò io.” È attraverso queste parole che Eddyn Cortes ci ha presentato Yuly. Avevamo tanto sentito parlare di lei sin dall’inizio della preparazione di un viaggio in Ecuador, ma non ce la riuscivamo a immaginare. Sapevamo che era giovane, sapevamo che era un’avvocata. Quando la incontrai, sicuramente ero di fronte a una persona giovane, ma non aveva l’aspetto di un’avvocata: lunghi capelli neri ricci sciolti, un paio di scarpe da montagna ai piedi. Non esattamente lo stereotipo di avvocata con cui siamo (ahimé) cresciuti. Ricordo che l’unico aggettivo con cui riuscivo a descriverla nei primi momenti dopo averla incontrata era: bellissima. Una ragazza resa bellissima anche e soprattutto dalla lotta che incarna e che porta nel cuore, ancora prima di laurearsi in giurisprudenza. D’altronde, la lotta per i diritti dell’ambiente e per i diritti delle persone minacciate dall’avanzata dalle compagnie minerarie, a Pacto, non è un impegno che logora, anzi: è un impegno che rafforza corpi e animi di chi prende parte a questo processo di difesa.
La miniera distrugge, si insinua dappertutto: tra i campi, tra i boschi, tra i fiumi, e anche tra le famiglie.
Quest’estate, dunque, lei è stata in Ecuador.
Sì, siamo state a Pacto la scorsa estate, ad agosto, e abbiamo avuto la fortuna di conoscere bene il territorio, soprattutto grazie all’accoglienza di una delle comunidades che circondano Pacto, la cittadina principale. A Santa Teresita vivono un centinaio di persone. È lì che siamo state sistemate nelle camere di una casetta su due piani, un prefabbricato in cui vivevano altre due famiglie in altre due camere. Bagno e cucina al piano terra, in comune. La casetta era in una delle due vie centrali della comunidade. Seguendo la strada che porta alle fincas di canna da zucchero, il vero centro della vita sociale degli abitanti: la cancha, ovvero, il campo da calcio e/o da pallavolo, luogo in cui riunirsi per parlare del più e del meno, per ritrovarsi, per condividere il proprio tempo fuori dal campo. Pacto è poi famosa principalmente per la panela. È uno zucchero di canna biologico così buono che arriva fin sopra alle nostre tavole, grazie a un progetto di commercio equo e solidale. Quasi tutti i contadini di Pacto sono paneleros, ovvero, coltivatori di canna da zucchero e produttori di panela.
Qual è il rapporto con la “madre terra” delle e degli abitanti di Pacto?
Eddyn, Yuly, Diana, Gustavo e gli altri abitanti delle zone del Chocó Andino, quando parlano, comunicano tutti la stessa cosa: amano la loro terra, perché sanno che darà loro da vivere per i prossimi secoli, così come ha dato da vivere loro per i secoli passati. La devono difendere ad ogni costo dall’avanzata delle compagnie minerarie che sono più interessate a quello che c’è sottoterra: sotto le ricche coltivazioni che produce quella terra tanto fertile, c’è l’oro. “Tutto ciò che si semina, qui cresce”, ci dice Dona Maria con la voce spezzata. Sa bene che la miniera sfrutta, non prende quello di cui c’è bisogno. La miniera spezzerebbe un secolare e infinito rapporto uomo-natura. A Pacto e nelle altre comunità del Chocó Andino, l’uomo chiede alla terra ciò di cui ha bisogno e se ne prende cura. Così funziona anche viceversa: la terra chiede all’uomo di cosa ha bisogno e glielo fornisce. La miniera distrugge, si insinua dappertutto: tra i campi, tra i boschi, tra i fiumi, e anche tra le famiglie.
In che termini si insinua tra le famiglie?
La miniera distrugge il tessuto sociale. Le compagnie minerarie che si vogliono accaparrare il territorio ricco di minerali del Chocó Andino hanno cominciato a seminare zizzania tra le famiglie, mettendo fratello contro padre, zie contro nipoti. Hanno corrotto e convinto già molte persone che l’oro porta ricchezza e cambierà positivamente il tenore di vita dei pacteños. Non è così, e ci sono le prove. Il turismo, per esempio, se incentivato, porterebbe introiti 12 volte superiori rispetto alla miniera e non renderebbe deserto tutto il territorio così fertile.
E in questo contesto s'inserisce la lotta di Yuly Tenorio.
Esattamente. Yuly Tenorio è originaria di Nanegal, un paese di circa 4.000 abitanti che dista circa un’ora dalla capitale dell’Ecuador, Quito. Insieme a Pacto, Nanegal fa parte dei comuni del Chocó Andino, un territorio molto particolare che si trova a nord ovest di Quito. Il Chocó Andino è un vero paradiso naturale. Non solo è uno degli ultimi polmoni verdi intatti dell’Ecuador e di tutto il Sud America (ognuno dei 287.000 ettari di foresta assorbe fino a 250 tonnellate di carbonio), ma è anche la casa di più di 700 specie di uccelli, 270 specie di mammiferi, 140 anfibi, 40 rettili e oltre 3.200 specie di piante. Le fonti di acqua provenienti dal Chocó Andino sono quelle che servono tutti gli abitanti della capitale Quito (ca. 3 milioni).
Come iniziò l’impegno di Tenorio?
Appena laureata corre a Pacto, si presenta al Sindaco e si propone come avvocata difensora del Comune di Pacto, già a processo contro le imprese minerarie, denunciate per la loro attività illegale. Molte delle aziende che operano nella zona, infatti, non hanno una vera e propria concessione per estrarre, ma piuttosto per “esplorare” e studiare il territorio. A sua volta, il Sindaco di Pacto e altri suoi sostenitori tra i quali molti dei paneleros che abbiamo incontrato, sono stati denunciati varie volte dalle compagnie minerarie per i motivi più svariati: appropriazione indebita di materiale, blocco delle strade pubbliche, violazione di proprietà privata. Tuttavia, queste non sono denunce precise e veritiere: sono denunce sommarie, che però, secondo le compagnie minerarie, potrebbero essere plausibili di fronte ad una corte.
Anche Tenorio viene denunciata?
Sì, Yuly stessa finisce per ricevere due denunce, ma la lotta non arretra. Al contrario: a Pacto nasce un’organizzazione che riunisce tante altre organizzazioni già esistenti nel territorio del Chocó Andino, e che promuovono progetti per lo sviluppo sostenibile delle zone rurali. Il Frente AntiMinero Pacto por La Vida y La Naturaleza vede al suo vertice l’ingegnere Milton Nasciminento, attento conoscitore del territorio. In questi anni, Milton ha esaminato i vari delitti commessi dalle compagnie minerarie. Dal disboscamento illegale, all'estrazione e al trasporto di materiale minerario senza autorizzazione, fino alla distruzione dei siti archeologici del popolo precolombiano degli Yumbo. Grazie alle sue competenze di ingegnere forestale e agli studi condotti nella zona di Pacto, è riuscito a evidenziare omissioni e false dichiarazioni nei rapporti delle compagnie minerarie sulle conseguenze dell'attività estrattiva sull’ambiente e sull’uomo. Lui stesso ha lavorato per il Ministero dell'Ambiente ecuadoriano, ma ha poi deciso di intraprendere la libera professione per lottare per la sua terra. E ora, questa decisione sta dando i suoi frutti. Poi c’è Eddyn Cortes, panelero, già minacciato più volte dalle compagnie minerarie. Lui è attento conoscitore della flora e della fauna del Choco Andino e insieme al biologo Inty Arcos, propongono progetti di re-forestazione del territorio.
In Ecuador è in atto la distruzione programmata di territori e di persone che abitano quei luoghi. Yuly è testimone di questa distruzione.
Per cosa, invece, si distingue l’attivismo di Tenorio?
Yuly parla delle violazioni dei diritti umani della sua gente e della sua terra fino ai piani alti, nei palazzi istituzionali. Ha tutte le carte in regola per portare la lotta a Quito, ed essere ricevuta da chi lavora al Ministero dell’Ambiente e al Ministero del Patrimonio Culturale dell’Ecuador. La lotta si fa strategica: oltre a sensibilizzare i cittadini sulla catastrofe che incombe sul Chocó Andino, si chiede ai Ministeri di essere coerenti con la Costituzione dell’Ecuador e opporsi a quel Presidente che ha piuttosto deciso di mappare l’intero paese in concessioni minerarie senza rispettare le stesse leggi sulle quali ha giurato.
Qual è il peso dell’epoca coloniale in Ecuador?
Se pensiamo ancora che l’epoca della colonizzazione sia finita, forse dovremmo ricrederci. Se pensiamo ancora che i giovani Stati si siano liberati dal giogo del colonizzatore e dello sfruttamento, abbiamo mille modi per accorgerci del contrario. La Neo-Colonizzazione è un’arma a doppio taglio: a sfruttare uomini, donne, boschi e fonti d’acqua, non siamo più solo noi, ex-colonizzatori, bensì anche il potere interno a questi paesi. Ci si allea con un complice interno per arrivare più facilmente alla fonte del guadagno. L’oro, per esempio, o altri minerali che mantengono alto il nostro tenore di vita. Energia “Green” prodotta dalla deviazione di corsi d’acqua per dare potenza alle idroelettriche che lasciano nella miseria popolazioni che vivevano di agricoltura. E aggiungerei un’ultima cosa.
Prego.
Quello che è in atto in Ecuador è la distruzione programmata di territori e di persone che abitano quei luoghi. Yuly è testimone di questa distruzione. Yuly però è anche testimone dell’infallibile rapporto uomo con la sua Madre Terra. Siamo interconnessi da un rapporto di cura che si contrappone allo sfruttamento: nessuno sopravvive senza l’altro.
Es ist tragisch, dass unsere
Es ist tragisch, dass unsere Zivilisation so destruktiv gegen die Natur geworden ist. Es sind meist indigene Menschen, vor allem Frauen, die ihre eigene Freiheit riskieren und sich dagegen engagieren. Wir müssen unser "immer mehr, immer schneller" drastisch beenden und aufhören, unseren Wohlstand zulasten Ärmerer zu füttern ! Für Afrika müsste Europa raschest einen gewichtigen "Marshal-Plan" auf den Weg bringen ...
Antwort auf Es ist tragisch, dass unsere von Karl Trojer
Die schöne Wörter "aiutarli a
Die schöne Wörter "aiutarli a casa loro" bleiben seit Jahrzehnte eben nur schöne Wörter! Mal sehen, ob Frau Giorgia diese Wörter endlich in Taten umwandeln wird...
Antwort auf Die schöne Wörter "aiutarli a von Christian I
Vieles bewegt sich erst
Vieles bewegt sich erst durchs "nit lugg lossn" !