“La SVP non decide più da sola”
salto.bz: Senatore Spagnolli, il deputato e Obmann della SVP cittadina Dieter Steger ha liquidato lo studio Sbetti-Morello secondo cui la domanda di abitazioni a Bolzano arriverà a 4400 alloggi nel 2030 e 6900 alloggi nel 2035. Qual è la sua reazione, da ex sindaco del capoluogo?
Luigi Spagnolli: A Steger replico non da ex sindaco, replico da senatore a deputato. Il deputato Dieter Steger si arroga il diritto di parlare a nome del vicesindaco, quando (credo) Luis Walcher avrebbe la possibilità di parlare. Ma soprattutto parla in maniera sprezzante, arrogante e scorretta, affermando tra l'altro che “Fattor spara cifre”.
L'ha ripetuto ieri sulla Dolomiten il vicesindaco Walcher, che nel frattempo ha detto la sua…
Cerchiamo di capirci: il vicesindaco Christoph Baur, che andò via perché in disaccordo con il suo partito, commissionò uno studio. Lo studio è stato fatto, pagato e poi è sparito. Il Comune non è obbligato a tener conto in maniera pedissequa di uno studio voluto da un suo amministratore. Ma deve avere dei validi motivi per non tenerne conto, avere un altro studio al quale si affida di più. Steger annuncia invece di volersi riunire nelle segrete stanze di Via Brennero con esponenti del partito, per esempio contadini, esponenti dell’economia e professionisti, e decidere le proposte per il Comune sull’urbanistica. Un documento che però non potrà mai avere una benedizione tecnica pari a quella dello studio Sbetti-Morello.
Dieter Steger parla in maniera sprezzante e arrogante. Vuole decidere l'urbanistica cittadina nelle segrete stanze di Via Brennero.
L’emergenza abitativa è al momento uno dei temi, anzi, “il” tema più sentito dalle e dagli abitanti di Bolzano. Ma non dalla SVP?
La SVP non si rende conto della sconfitta subita alle ultime elezioni parlamentari. Hanno perso percentuali consistenti di voti, non rappresentano più neppure la maggioranza dei sudtirolesi di lingua tedesca. E se ne rappresenti solo una parte, devi capire che le tue decisioni devi farle politicamente passare attraverso il dialogo con altri. È Steger che deve trovarsi una maggioranza, non Stefano Fattor, che ha “solo” fatto riferimento ai dati di uno studio.
Vi sono due posizioni storicamente contrapposte: da un lato, la richiesta di più alloggi da parte del mondo imprenditoriale, delle professioni e degli architetti, soprattutto di lingua italiana, dall’altra parte la difesa del verde agricolo tradizionalmente di lingua tedesca. Sono due posizioni inconciliabili?
È una contrapposizione che assolutamente non deve esserci. La città non deve per forza espandersi nel verde agricolo. Bolzano ha la possibilità di recuperare volumi al suo interno, demo-ricostruendo, così come già avvenuto in tutte le città d’Italia e nel mondo. Solo che qui, quando tocchi un edificio esistente, emergono sempre enormi problemi e sinora è stato preferibile per progettisti e imprese edili andare a costruire “fuori”, perché è più comodo. Ci sono edifici a Bolzano che però non corrispondono più agli standard moderni, per esempio di risparmio energetico, e anziché farci un “cappotto”, che è spesso un palliativo, sarebbe preferibile demolirli insieme ad alcuni edifici adiacenti e ricostituire un intero quadrante, intere porzioni di quartiere, con una progettazione più ampia adatta alle nuove esigenze.
Ci sono però progettisti e associazioni di categoria che sostengono non sia più sufficiente recuperare porzioni edificabili all’interno del patrimonio edilizio esistente. E il cantiere dell’Areale ferroviario è rinviato alle calende greche. Non basta più demo-ricostruire?
Con il Waltherpark in via Garibaldi non ci è voluto poi molto: serve qualche anno, certo, ma se non si parte non si arriverà mai. A Bolzano ci sono poi diversi appartamenti sfitti, per convenienza di chi li possiede. Appartamenti sui quali si potrebbero attivare ulteriori misure di penalizzazione dei proprietari, per costringerli ad affittarli. Oppure ipotizzare un sistema per cui il proprietario privato, come già avviene in alcune città della Germania, se non vuole entrare nel mercato degli affitti può “cedere” il suo immobile all’istituto delle case popolari, che gli affitta l’appartamento. Una misura emergenziale del genere andrebbe a risolvere il problema degli affitti, che è quello principale.
Con il Waltherpark in via Garibaldi non ci è voluto molto: serve qualche anno, certo, ma se non si parte non si arriverà mai.
La proposta della “città metropolitana” la convince?
Il ragionamento di un’area metropolitana i cittadini lo stanno facendo da decenni, perché l’incremento molto consistente della popolazione di Appiano, Laives, di alcuni paesi della Bassa Atesina, di Settequerce, Cardano è legato allo spostamento di bolzanini in quei comuni. L’area metropolitana esiste, solo che non è stata regolamentata. Comuni che erano rurali sono diventati residenziali, senza una programmazione o una pianificazione. Dentro un’area più ampia, “metropolitana”, si potrebbero programmare meglio i servizi pubblici ed evitare periodi più o meno lunghi di disagi per i cittadini.
E rendere residenziali alcune parti della Zona industriale?
Vorrei ricordare, anche se all’attuale sindaco non piace, che nel Masterplan del 2010 si davano degli indirizzi di sviluppo della città tra i quali c’era la progressiva residenzializzazione della parte alta della Zona, in particolare via Galilei dal Twenty a Ponte Roma. Se ne parla da 15 anni, lo sosteneva all’epoca l’assessore Silvano Bassetti, non è una proposta “inedita” del CNA. E c’è anche la questione di rendere più elastica la destinazione degli edifici della zona produttiva.
A Caramaschi non piace l'idea, ma già 15 anni fa si parlava di rendere residenziale Via Galilei. Lo sosteneva Silvano Bassetti
La difesa del verde agricolo impedisce operazioni simili a quelle che segnarono l’ultimo significativo sviluppo della città oltre Via Resia, con i quartieri Firmian e Casanova?
Sviluppandoci verso sud-ovest si andrebbe in zone dove la falda è alta e l’Adige storicamente tracima, a seguito del combinato disposto delle piene di Talvera, Isarco e/o Adige. Dove un fiume è uscito in passato, prima o poi esce di nuovo, e costruire tanto in una zona dove la falda è alta, altera la falda - e non sai mai dove finisce l’acqua che prima scorreva sotto terra. Ci sono delle ragioni idrogeologiche abbastanza forti per dire che in quella zona è meglio non costruire più.
Se davvero costruire nel verde non rappresenta più un’opzione, allora cosa ha da temere la SVP, da difendere in modo così veemente il verde agricolo ogni qual volta si discuta della questione abitativa a Bolzano?
È un principio che loro stessi hanno rimodellato a loro piacimento. I terreni agricoli su cui sono cresciuti i nuovi quartieri sono stati venduti a caro prezzo dai contadini-proprietari. E questo avviene anche in altri comuni, quando alcuni vendono ben volentieri incassando a volte denaro sufficiente a vivere senza più aver bisogno di lavorare. D’altronde, se non avessero difeso il verde agricolo, il “cuneo verde” di Gries sarebbe scomparso da molto tempo. È comprensibilissimo che si difenda il verde agricolo vicino alla città: uno dei grandi pregi della città di Bolzano sono i vigneti che si insinuano nei quartieri abitati. Un rapporto tra area urbana e area agricola che in altre città è andato perso.
Le argomentazioni sviluppate
Le argomentazioni sviluppate dal senatore Spagnolli ed i convincimenti da lui espresssi appaiono più che convincenti e condivisibili.
La città di Bolzano, per quanto attiene alle aree a verde, è tuttora in deficit sugli standard urbanistrici, per cui i futuri insediamenti di ogni tipo non potranno che essere ragionevolmente realizzati nelle zone già attualmente urbanizzate e frequentemente poco sfruttate o addirittura obsolete. In parole semplici, sarà necessario ricorrere a processi di demolizione e ricostruzione, se necessario in esito ad interventi di equo esproprio resi possibili da adeguati strumenti legislativi da creare con urgenza.