“Stare al governo” non è facile. Restarci ancor di più. E i Verdi - caso unico per i Grüne in tutto il Sudtirolo - a Bolzano lo sono pressoché ininterrottamente da 23 anni. Hanno avuto un proprio rappresentante in tutte le giunte comunali di centrosinistra a partire dall’anno 2000, a cinque anni dall’esclusione del candidato sindaco Alexander Langer e della sua lista “Cittadini/Bürger” dalla competizione elettorale. Unica eccezione, nel 2015, l’appoggio esterno dei Verdi alla terza giunta di Luigi Spagnolli, che proprio in polemica con il partito degli ecologisti sul “progetto Benko” si dimise da sindaco solamente poche settimane dopo il voto. Perciò, se si considerano i cambi di nome dell’attuale Partito democratico, i Verdi sono il partito più longevo al governo della città, assieme alla SVP.
Dicevamo delle difficoltà. Negli ultimi anni, l’arrivo dei verdi al governo è stata vissuta come una grande (se non la più grande) novità nel panorama politico europeo, soprattutto nella conquista dei municipi delle grandi città. “L’onda verde” nelle amministrazioni comunali ha spesso portato a scelte significative, soprattutto a livello urbanistico, nella direzione di città più sostenibili, a favore della mobilità dolce o delle pedonalizzazioni, attente all’ecosistema. Scelte che entrano in conflitto con i partner di governo o altri interessi particolari. Un conflitto “sano”, necessario per il progresso della comunità cittadina. A Bolzano, ancor di più in questa legislatura, i Verdi sembrano invece fare fatica a dettare la propria agenda nel dibattito politico cittadino, a farsi sentire e “lasciare il segno” su questioni chiave.
I Verdi sembrano fare fatica a dettare la propria agenda nel dibattito politico cittadino, a “lasciare il segno” su questioni chiave.
Qui non si stanno giudicando, chiaramente, le qualità personali degli amministratori verdi. Compito di un’amministratrice o di un amministratore è, appunto, amministrare. Il che significa il più delle volte compromesso e pragmatismo. La stampa ha però il compito di monitorare l’amministrazione. E quella dei Verdi di Bolzano, nel caso non se ne fossero accorti, è percepita nella città capoluogo come una presenza alquanto, o troppo spesso, silente. Soprattutto dopo gli anni di grande visibilità mediatica della assessora alla mobilità Marialaura Lorenzini, capace di costruire una dialettica particolarmente accesa con il sindaco Renzo Caramaschi e la restante maggioranza di centrosinistra-SVP, sembra sia prevalso il timore di contraddire il primo cittadino e i partner di Giunta.
Da piazza delle Erbe al vigneto
Bastano pochi esempi, i più recenti. Sull’ennesima ordinanza firmata da Caramaschi per piazza delle Erbe, i Verdi bolzanini non hanno preso alcuna posizione netta. Un’ordinanza votata ancora una volta alla linea dura proibizionista, al concetto di decoro contrapposto a quello di “degrado”, che parla di “persone che utilizzano in maniera inappropriata le immondizie sparse sul territorio” e poi “lanciano bottiglie, bicchieri e cocci di vetro contro altre persone”, che crea una correlazione abbastanza surreale tra il consumo di bevande (e musica!) e gli atti criminosi che avvengono a prescindere dagli avventori dei locali, anzi, addirittura ai loro danni, come accaduto di recente. Possono i Verdi, che hanno anche un elettorato giovane, permettersi di restare sostanzialmente in silenzio, lasciando al solo Angelo Gennaccaro il ruolo di “difensore dei giovani”?
La strategia del “voto contrario in Giunta” è simbolica quanto inefficace, se si esaurisce in sé stessa.
In altri casi, la strategia adottata è quella del voto contrario in Giunta (quando si tratta di delibere) o nella Commissione urbanistica, dove siede il consigliere comunale Rudi Benedikter, salvo poi trovarsi in situazioni complicate in Consiglio comunale. È accaduto in maniera clamorosa con la trasformazione di un bosco in verde agricolo a Costa di Sotto. Sindaco e vicesindaco hanno tirato dritto, nonostante il parere negativo degli uffici competenti della Provincia, del quartiere e della commissione urbanistica, e i Verdi (a parole contrari) hanno implicitamente assecondato l’approvazione della delibera in Consiglio. Risultato? La Giunta provinciale ha poi bocciato definitivamente la trasformazione in vigneto. Più incisiva, invece, l'azione verde sul parere positivo della Giunta di Bolzano alle Linee guida per il paesaggio, che ha incassato pochi giorni fa il voto contrario dell’assessora all'ambiente Chiara Rabini e del gruppo consiliare verde. La delibera presentata dal vicesindaco Luis Walcher non è così passata in Consiglio.
Il clima è cambiato?
A fronte di scelte insostenibili su cui i Verdi in maggioranza si trovano in disaccordo, l’attuale “strategia” del voto contrario in Giunta o in commissione resta simbolica quanto spesso inefficace, se si esaurisce in sé stessa. Anche su altri temi caldi, come l’annosa questione abitativa, il traffico e le innumerevoli infrastrutture stradali in discussione (che porteranno ulteriore traffico automobilistico), è difficile in questo momento definire con chiarezza quale sia la strategia adottata dei Verdi di Bolzano di fronte ai rigidi posizionamenti di SVP e Partito Democratico.
Infine, pure sui cavalli di battaglia verdi servirebbe più decisione e comunicazione. Ai Verdi va certo il merito della “conversione sulla via di Damasco” del sindaco Caramaschi rispetto all’Assemblea climatica dei cittadini e delle cittadine, dopo che lo stesso primo cittadino votò contro appena 4 mesi fa alla stessa proposta del Team K. Un risultato ottenuto con un promemoria, non ancora con una delibera di Giunta. Per questo, se una forma partecipata per il “piano clima” da aggiornare è tra gli obiettivi dell’assessorato all’ambiente ed è nelle intenzioni di Rabini riproporre in Giunta lo strumento delle assemblee, lascia esterrefatti che una parte della maggioranza possa continuare a bocciare (come è appena accaduto in Consiglio) un obiettivo strategico di una sua assessora, come nulla fosse.
Fuori dalla morsa (del traffico)
Assumere più profilo e autorevolezza, “battere un colpo” quando ce n’è bisogno, e rendersi conto che non basta un ambizioso “Piano del verde” (preso anch’esso a picconate dalle lobby) per definire “verde” la città di Bolzano, dove lo svago dei più giovani è fortemente limitato e stigmatizzato, gli indicatori di inquinamento restano altissimi e il pugno duro contro i più deboli è all’ordine del giorno: questo è il consiglio non richiesto. In una città governata per vent'anni dagli ecologisti, le aspettative sono molto più alte.