"Avere casa dovrebbe essere un diritto"
“Siamo sotto ricatto: siamo obbligati a lavorare per studiare o per avere una stanza in affitto. Rischiamo di ritardare gli studi o addirittura di abbandonarli solo per avere un tetto sopra la testa. Lo studio e la casa dovrebbero invece essere due diritti”. Non conoscono mezze misure gli studenti dell’Università di Bologna che, come molti altri colleghi delle principali città italiane, hanno deciso di accamparsi con le tende di fronte ai propri Atenei. La protesta contro il caro affitti, iniziata il 4 maggio davanti al Politecnico di Milano sotto l’impulso di una giovane ragazza, ora si sta allargando sempre di più, arrivando fino sotto gli uffici del Ministero dell’Università e della Ricerca a Roma. Nel capoluogo emiliano, che ospita l’Università più antica del mondo occidentale e che conta ad oggi oltre 40 mila studenti fuorisede, la contestazione della "tendata" è iniziata mercoledì 10 maggio. A Bolzano, invece, ancora silenzio.
Siamo sotto ricatto: siamo obbligati a lavorare per studiare o per avere una stanza in affitto.
“Siamo qui per denunciare la crisi degli affitti e criticare le scelte intraprese dai governi che si sono succeduti negli ultimi 20 anni. Destra, sinistra e tecnici: tutti hanno contribuito a liberalizzare il mercato dell’abitare e a smantellare il diritto ad avere una casa che, nel nostro caso, è collegato al diritto allo studio”, spiega a Salto.bz Beatrice, studentessa di Storia dell’Unibo di 19 anni, nonché una dei membri dell’organizzazione giovanile comunista “Cambiare Rotta”. “C’è chi può permettersi di pagare 700 euro per avere uno sgabuzzino, gli altri sono obbligati a fare i pendolari se desiderano studiare qui. Io stessa abito in Provincia di Bologna e, nonostante la mia vita ormai sia qui, sono costretta a muovermi con i mezzi perché non posso permettermi una casa nello stesso Comune dove studio”. D’altra parte, viste le numerose mobilitazioni in giro per l’Italia, il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha dichiarato di aver messo in campo un piano da 200 milioni di euro per realizzare alloggi, creare un’agenzia sociale per l’affitto in collaborazione con Unibo, e per porre un tetto massimo agli affitti brevi. Gli studenti di Cambiare Rotta, però, non ci stanno: “Lepore fa parte dello stesso partito, quello Democratico, che in questi anni ha distrutto il mercato dell’abitare e fatto accordi con la destra”, dice Beatrice, che da sotto i portici di via Zamboni 33 continua manifestando il suo dissenso pure sui fondi del Pnrr: “Denunciamo le politiche di oggi tanto quelle di ieri, sono solo maniere che i politici hanno per pulirsi la faccia; anche il Pnrr non porrà fine al ricatto a cui siamo sottoposti e che obbliga molti a cambiare casa ogni mese. Il Governo di Giorgia Meloni sta mettendo in atto le stesse azioni dei governi passati”. In questi facili slogan, che però richiamano l’attenzione a un problema oggettivamente complicato e reale, sembra esserci qualcosa di vero. Infatti, come denunciato da il Post e L’Essenziale, "la maggior parte delle risorse stanziate dal Pnrr stanno andando a sostenere la creazione di residenze studentesche gestite da privati, con il rischio che non vengano garantiti canoni calmierati per gli studenti". A differenza di Bolzano, a Bologna sono presenti numerose residenze, gestite da Ergo, l’Azienda Regionale per il Diritto agli Studi Superiori, ma anche queste, per l’organizzazione studentesca, non bastano: “Le graduatorie si basano sull’Isee. Anche se uno studente è idoneo saprà se può accedere o meno alla residenza dopo molti mesi dall’invio della domanda: si parla di arrivare fino a dicembre con il fiato sospeso, per poi rischiare di rimanere fregati per l’assenza di posti letto per tutti”, spiega a Salto.bz Davide, 20 anni, studente Dams.
Tutti hanno contribuito a liberalizzare il mercato dell’abitare e a smantellare il diritto ad avere una casa che, nel nostro caso, è collegato al diritto allo studio
Sulla durata della protesta, gli studenti non si sbilanciano: “Non dipende da noi, ma da quanto le istituzioni hanno voglia di ascoltarci”. Una data da segnare, però, la si ha: “Il 26 maggio, insieme a USB, il sindacato di base che si dissocia ed è in conflitto con Cgil, Cisl e Uil, perché sono tutti e tre troppo legati ai partiti e Confindustria, faremo uno sciopero generale”, conclude Beatrice.
Intanto, nei portici di fronte, anche la Rete degli Universitari inizia a montare le proprie tende. Il clima di protesta si fa sempre più vivo e, come risuona dalle parole pronunciate dai due ragazzi, è animato da posizioni fortemente di sinistra che si intrecciano bene con la partecipazione politica emiliana, caratterizzata da numerosi collettivi studenteschi, ma che non sembrano essere aperte ad alcun genere di compromesso. Come a Bologna, anche a Bolzano i prezzi degli affitti al mq si fanno sempre più alti e, secondo quanto riportato da Will Media, arrivano a portare via all'inquilino oltre il 30% del proprio stipendio
SH.ASUS: Siamo in contatto con i politici locali. Il problema c'è. Confidiamo nella costruzione di studentati
A confermare a Salto.bz l'assenza di proteste a Bolzano è Ariane Benedikter, Presidentessa Sh.asus, che però evidenzia l'importanza dell'azione che stanno mettendo in atto i colleghi nelle altre città: "Per ora non abbiamo previsto alcun flash mob, anche se lo riteniamo un metodo efficace per mettere in luce il caro affitti. Anche qui il problema c'è, perché la nostra è una provincia molto cara, e la tematica non tocca solo i fuorisede. Vediamo che si parla di affitti che vanno dai 500 ai 750 euro. Come associazione siamo sempre in contatto con i politici locali, infatti crediamo che un piccolo passo avanti per incentivare gli affitti agli studenti sia rappresentato dalla riduzione dell'imposta Imi messa in atto da poco. Confidiamo che il problema degli alloggi possa essere risolto con la costruzione di nuovi studentati, ma il tema è davvero vasto e complesso".
Estremi contrapposti
La contrapposizione dei due estremi è evidente: da una parte c'è la città di Bologna, dove i collettivi e le organizzazioni studentesche protestano ma, al tempo stesso, rifiutano molte delle proposte circolate in questi giorni - definendole "maniere per pulirsi la faccia" - dall'altra quella di Bolzano dove, nonostante la presenza di problematiche simili, non si assiste ad alcuna manifestazione degli universitari. Complici forse anche l'assenza di grandi gruppi di rappresentanza studentesca e la giovane età dell'Università di Bolzano, nel capoluogo altoatesino non si respira la stessa aria di contestazione che si respira invece in tutte le città universitarie italiane.
Beatrice [...] Io stessa
Beatrice [...] Io stessa abito in Provincia di Bologna
A meno che Beatrice non abiti sulla cresta dell'Appennino ai confini con la Toscana, in Emilia-Romagna ci sono trasporti pubblici in particolare su ferro che al massimo in un'ora portano alle stazioni vicine all'Universita'. Il loft/attico di 40m2 in un traversa di via Zamboni e' certamente piacevole, ma non puo' essere considerato diritto universale e garantito a tutti.
Appena terminata l'emergenza Covid a Bologna sono esplosi plateatici e ristoranti, rendendo quasi impossibile muoversi a piedi in centro durante le ore dello spritz o dell'apericena. A occhio il pubblico e' molto giovane, forse tra loro anche universitari? Non voglio suonare negativo, ma probabilmente parecchi studenti senza casa non la raccontano tutta. Un affitto costoso va rivisto in termini di spese per lo spritz. Se le risorse scarseggiano occorre scegliere come allocarle.
Alcune considerazioni
1. E' possibile incrociare i dati degli appartamenti affittati a studenti, a costi folli, con quelli delle dichiarazioni fiscali dei proprietari? Sarebbe una misura rapida, concreta, e, volendo, molto di "sinistra".
2. E' possibile differenziare tra lo studente che viene a Bologna, o altra citta' di prestigio, per studiare e chi viene per divertirsi?
3. Perche' non fare come nel Nord Europa dove parte delle strutture per gli studenti sono gestite - dagli studenti? Il pubblico ci mette l'edifico, le organizzazioni studentesche la gestione, manutenzione e cosi' via. Risparmiando di parecchio rispetto agli affitti in nero. Finanze trasparenti, se ci sono problemi gli studenti debbono pero' gestirseli da soli. In Germania funziona.
4. E' poi indispensabile cercare la grande citta' universitaria di prestigio semplicemente per avere il pezzo di carta? Secondo i media le universita' del Sud mancano di studenti. Potrebbero essere un'alternativa plausibile per quelli cui non serve proprio quel particolare corso o particolare docente? Il costo della vita al Sud e' molto piu' basso rispetto al Nord.
5. Infine in ER Modena-Reggio, Parma, Ferrara e Forli'-Cesena hanno le loro sedi universitarie. Alcune di estremo prestigio, vedi Scienze Diplomatiche a Forli' e Bioingegneria a Cesena. Tutte sedi collegate benissimo via ferrovia. Non c'e' solo Bologna, si vive bene anche a Parma o Ferrara e l'universita' non e' peggiore.
Quando studiavo a Bologna,
Quando studiavo a Bologna, parlo di molti anni fa, presi un appartamento a 30 km di distanza che non costava niente. A Bolzano se fai lo stesso paghi di più che in città. Anche a mio avviso occorre riconsiderare le università del sud che possono essere ottime e la vita costa poco. Ho conosciuto studenti germanici che si sono laureati in Sicilia, molto contenti. Bisognerebbe cercare delle soluzioni e non farsi abbagliare dal mito della "grande università", spendere 700 euro per una stanza non è accettabile.
Perché a Bolzano Bozen non si
Perché a Bolzano Bozen non si protesta? per le stesse ragioni per le quali subiamo tante innefficenze e ingiustizie. Un esempio, abbiamo l'iva al 22%. Altro esempio, affitti altissimi e spesso in nero. E così via. Cosa differenzia il caso Bologna? Il protagonismo da social. Fa figo andare alla ribalta e così si cavalca l'onda come succederebbe su Facebook o Twitter. Non è importante risolvere il problema, che per la cronaca esiste ma appartiene a un problema strutturale di questa nazione e in parte europeo/occidentale. L'importante è apparire e venire alla ribalta, senza fare dibattito e analisi. E' l'apparire il fine, che è tipico dei social. Fino a quando dura perché fra poco si spegnerà e tutto tornerà come prima. Ma i problemi sicuramente ci sono e rimangono. Più a Bolzano Bozen che a Bologna.
Antwort auf Perché a Bolzano Bozen non si von Massimo Mollica
p.s. una mia collega viveva
p.s. una mia collega viveva nella mia stessa strada e pagava un monolocale circa 1000€, in nero. Grafici e statistiche non rappresentano la realtà. Ieri il Sindaco di Bolzano Bozee si lamentava degli Airbnb, come fossero il male della città e come se avesse letto quanto ho scritto qualche giorno fa nei commenti. In realtà il male è di chi vuole guadagnare dagli immobili, vuole ricavare uno stipendo. E questo va contro qualsiasi etica. Finchè non si troverà un sistema che scoraggi l'investimento immobiliare, che si elimini l'immobile come bene rifugio, non risolveremo alcun problema. Sarà sempere piuù diffiile fare una famiglia o aprire un'attività commerciale. E questa è etica politica.
p.s.2 nemmeno su SALTO si trattano questi temi.