Sassolungo, “sviluppo insostenibile”
Per l’impianto di risalita che porta da Passo Sella alla Forcella del Sassolungo, nata come “bidonvia” poi riadattata a ovovia, è stato presentato un progetto di ampliamento che prevede una raddoppiata capacità di trasporto dei passeggeri, pilastri in cemento due volte più alti degli esistenti e una nuova stazione a monte quattro volte più grande della attuale. “Tutto questo quando sulla Forcella del Sassolungo lo spazio è minimo e al Rifugio Toni Demetz scarseggia l’acqua. Questi progetti di ampliamento sono assolutamente insostenibili”, sottolineano l’Heimatpflegeverband Südtirol, il Dachverband für Natur- und Umweltschutz, Mountain Wilderness e l’Alpenverein ribadendo come “gli esagerati sussidi pubblici per gli impianti privati devono cessare: senza questi contributi tali progetti non spunterebbero”. Significativa l'assenza tra i firmatari del CAI, proprietaria dei terreni della stazione a valle.
“Forcella venduta ai privati”
Al posto dell’ampliamento dell’impianto, le associazioni sostengono la necessità di tutelare come Parco naturale il Gruppo del Sassolungo. Georg Simeoni dell’Alpenverein sottolinea come siano “38 anni che chiediamo questa forma di salvaguardia”. Come aveva rivelato SALTO, invece, “3.000 metri quadri della Forcella del Sassolungo (praticamente l'intera forcella) sono stati venduti a privati, in modo che la stazione a monte e, di conseguenza, il rifugio siano preparati al previsto aumento di afflusso di visitatori. Tutto questo nello spirito della tanto decantata tutela del paesaggio e del clima”, denuncia Simeoni.
Dal 1959 l’impianto di risalita porta alla Forcella del Sassolungo a quota 2685 m, dove sorge il piccolo Rifugio Toni Demetz. Da qui alpinisti e turisti possono scendere attraverso uno spettacolare ghiaione nel cuore del Gruppo del Sassolungo fino al Rifugio Vicenza e proseguire fino ai Plans de Cunfin. “Un'escursione molto amata che già ora attira moltissimi escursionisti, parte dei quali sono sopraffatti dall’impegnativa discesa” sottolineano le associazioni ambientaliste, secondo cui “il sempre crescente afflusso turistico spinge le strutture della zona al limite. L’approvvigionamento idrico del rifugio è diventato precario”. Eppure, come raccontato da SALTO, già dagli anni Ottanta ci sono pressioni per potenziare il collegamento a fune, i cui cesti iniziali sono stati sostituiti da semplici cabine nei primi anni Settanta. Con le proteste degli ambientalisti e delle popolazioni locali, nel 1987 fallirono i progetti di ampliamento.
“Selva ha cambiato il Piano urbanistico”
Le associazioni temono si apra allo sci il gruppo del Sassolungo, l’ultimo baluardo della zona non ancora collegato sciisticamente: “Ora come un tempo si torna a parlare di un’apertura invernale dell’impianto. Questo è quanto fa pensare una decisione della Giunta comunale di Selva Gardena: una delibera del 16 maggio propone infatti di equiparare gli impianti di risalita riportati nel Piano urbanistico comunale - come quello della Forcella - a quelli presenti nel Piano provinciale di settore per gli impianti di risalita e piste da sci, consentendone l'esercizio invernale”. “È facile immaginarsi come un utilizzo invernale dell'impianto della Forcella sarebbe un'offerta allettante per molti sciatori - prosegue il comunicato congiunto - con discesa nella selvaggia gola fino agli ancora incontaminati Plans de Cunfin, dove tra l’altro incontriamo già il prossimo progetto, il collegamento Saltria-Monte Pana. Dal punto di vista paesaggistico e naturalistico avrebbe però effetti devastanti”.
Claudia Plaikner dell'Heimatpflegeverband ritiene “grottesco” che si parli di piani di espansione per un massiccio montuoso ancora relativamente intatto, soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici in atto, della grande incertezza sulla presenza di neve e del disagio creato dai crescenti flussi turistici. “Come associazioni ambientaliste, ribadiamo che l’urbanizzazione della montagna è giunta al limite. Il Piano clima dovrebbe indurci a gestire il nostro ambiente con maggiore attenzione", afferma Josef Oberhofer del Dachverband. Per gli ambientalisti i progetti come quello del Sassolungo sono favoriti dal finanziamento pubblico degli impianti di risalita privati, in Alto Adige molto più alto in confronto a quelli concessi nelle regioni circostanti. Nel caso in questione, il finanziamento pubblico ammonterebbe al 45% dei costi.
Smantellare anziché potenziare
Nel 2024 scadrà la concessione per l’impianto esistente. “Ciò offre l'opportunità storica di smantellarlo, dando priorità alla bellezza del paesaggio e al suo valore naturalistico”, conclude il comunicato delle associazioni, “e questo approccio è stato recentemente accennato anche dal presidente Arno Kompatscher (in un’intervista a Südtirol Heute-ORF, ndr) che si è espresso contro il potenziamento dell’impianto. Questo sarebbe anche un segnale tangibile di un nuovo inizio per uno sviluppo delle Dolomiti sostenibile e nel rispetto delle generazioni a venire”.
...kein oder wenig Schnee,
...kein oder wenig Schnee, Wassermangel, Klimawandel unbestreitbar, das sind Fakten die offenbar für einige verantwortliche Investoren im Tourismusbereich kein Thema sind und es wird weiterhin heftig geklotzt und die letzten schönen Fleckchen werden verbaut, vergrößert, verschandelt, verkauft und ruiniert! Schade!
Antwort auf ...kein oder wenig Schnee, von kurt duschek
Dass man im Tourismusbereich
Dass man im Tourismusbereich alles mògliche versucht um Geld zu machen wundert mich nicht, ist irgendwie sogar verstàndlich. Ohne Ende vergròssern, ausbauen, Flughafen, neue Aufstiegsanlagen, Strassen ausbauen, bikers welcome, grosse Events, und und und, alles Dinge die kein bisschen umweltschonend und nachhaltig sind, und auch nicht unsere Lebensqualitàt verbessern! ABER von der Politik wùrde man sich mehr Seriòsitàt erwarten!! Mehr Umweltschutz, mehr Heimatschutz, mehr Lebensqualitàt-Schutz! Und da verstehe ich wirklich nicht mehr auf was die Politik wartet!
So isses. Es wird damit
So isses. Es wird damit gerechnet, dass der Widerstand ermüdet. Da kann man sich eine Scheibe bei den Klimaklebern und Tierschützern abschneiden.