Politik | Elezioni Europee 2014

Enrico Lillo: “Nonostante tutto siamo ripartiti”

7,6 in provincia di Trento e 4,7 in provincia di Bolzano. L'interpretazione del voto di Forza Italia in regione si presta a due letture diverse. Catastrofisti e possibilisti si contenderanno in futuro anche la gestione del partito e dell’eredità del voto di centrodestra. O quel che ne rimane.

Enrico Lillo, coordinatore regionale di Forza Italia per il Trentino Alto Adige, esordisce con una battuta: “Se io usassi i metodi di Michaela Biancofiore potrei dire che, mentre nel resto d’Italia abbiamo perso, qui siamo tornati, se non proprio a vincere, almeno a smettere di perdere”. La battuta, depurata dall’effetto ilare che comunque non riesce a produrre, si basa su una stretta analisi numerica. Nonostante il “logo” antiquato, Forza Italia si presentava a queste elezioni “nuda”, senza cioè essere accompagnata da altre correnti, movimenti o partiti politici un tempo riuniti sotto il cappello della sigla PDL. Limitandoci all’analisi della provincia di Bolzano, il risultato ottenuto (il 4,7%) appare in effetti migliore del drammatico 2,5% delle provinciali 2013. Allora appena 7120 elettori apposero la croce sul simbolo berlusconiano (o comunque “anche” berlusconiano), mentre adesso sono stati quasi 9000.

“Chiaramente leggerei le cose in modo distorto – prosegue Lillo – se affermassi che questi numeri mi soddisfano, ma io, pragmaticamente, dico che gli elettori hanno voluto comunque darci un segnale di assenso, invitandoci ad invertire la tendenza rispetto alla caduta verticale che molti critici, anche interni al partito, non si stancano di sottolineare”.

Tra questi critici interni al partito torna a fare capolino Alessandro Bertoldi, dietro al quale trapela (neppure in modo tanto nascosto) il risentimento di Biancofiore. La pasionaria azzurra non ha praticamente partecipato alla campagna elettorale, investendo magari più tempo nella sua nuova attività di scrittrice. “Resta il fatto – afferma Bertoldi – che il nuovo corso dirigenziale a livello regionale abbia drammaticamente fallito: Lillo dovrebbe avere l’onestà intellettuale di dimettersi”.

“Guardi – taglia corto Lillo – se volessi fare polemica con Bertoldi lo investirei di un ruolo che non ha. Ogni militante ha chiaramente il diritto di pronunciarsi, ma lo fa solo a titolo personale. Io invece sono contento di aver ricevuto stamani un sms da Elisabetta Gardini che si è complimentata con me e col modo con il quale abbiamo curato la campagna elettorale in provincia. Adesso faremo delle valutazioni complessive e cercheremo di capire come proseguire. Chiaramente si porrà anche la domanda di una possibile successione al vertice del partito. Silvio Berlusconi stavolta non ha potuto dare tutto il suo contributo a causa delle note vicende che lo riguardano, ma il partito resta ovviamente ancora dipendente dal suo carisma”.

Una dipendenza dalla quale però Forza Italia dovrà pure, un giorno, emanciparsi. Ma in che modo? A questo proposito sia Lillo che Bertoldi ritrovano un consenso minimo, seppur con sfumature diverse, evocando la figura di Marina Berlusconi. “L’elettorato di Forza Italia è intimamente conservatore, quindi la cosiddetta soluzione dinastica credo sia la migliore”, afferma Bertoldi. E Lillo, di rimando: “Certo, ma anche Berlusconi ha detto che nel caso non potrebbe trattarsi di una semplice investitura dall’alto, occorrono delle primarie, occorre che la struttura del partito sia modificata per permettere una maggiore democrazia e il riconoscimento di quelle figure che, pur in condizioni difficilissime, hanno continuato a lavorare per il bene di Forza Italia”.

Per quanto riguarda le altre formazioni di centrodestra, un tempo lontano dominante a livello provinciale, l’1,4 conseguito dai Fratelli d’Italia e il microscopico 0,9 del NCD-UDC completano il quadro a tinte fosche. Il cammino per riconquistare un elettorato considerato naturale espressione del sentire degli altoatesini si annuncia lunghissimo.