Kultur | Musica e minoranze

Gipsy e Gipsy

Tornano i concerti estivi dei gruppi sinti a Bolzano. Un appuntamento tradizionale e sempre gradito.
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I gruppi sinti e la famiglia Gabrielli fin dagli anni sessanta, con il gruppo "I figli del vento", hanno fatto conoscere a Bolzano ma in generale in tutto l'Alto Adige la musica gipsy, nel corso di numerose manifestazioni e concerti.

Abbiamo imparato a apprezzarli nel loro impegno anche culturale e nell'orgoglio con cui si sono proposti alla cittadinanza. A cui sentono di appartenere, giustamente, e alle cui attività contribuiscono.

Come ha detto ieri il fondatore Radames Gabrielli, sul palco allestito sui prati del Talvera, "hanno portato negli anni la loro musica in tutto l'ex Impero austrungarico". 

Definizione interessante e vera: quanta di questa musica ha attraversato i confini, quanto erano ampi secoli fa, quanto, in un certo senso, sono stretti adesso.

Il concerto si apre con la canzone "U sinto" che, se ben ricordo, è stata composta da un membro del gruppo recentemente scomparso.

Le chardas - canzoni tradizionali tramandate da padre in figlio - sono le musiche che interpretano e loro stessi compongono, così come il flamenco e altre melodie, che vengono mantenute e conservate ma anche reinterpretate.

Sono anni che, se posso, assisto volentieri a questi concerti che ricordo di volta in volta in via Resia, al parco delle Semirurali, sul Talvera. Suoni che alle volte escono dalle finestre delle case d'estate, se si passeggia in alcuni quartieri di Bolzano.

E mi piaceva, anche lì, fermarmi ad ascoltare. Magari gettando uno sguardo a via Resia, all'ex campo di concentramento, per cui, molto ancora ci sarebbe da dire. Ma non oggi.

Giornate di musiche, anzi, serate di musica che attraversa il tempo e lo spazio, spesso melodie rese popolari da altri interpreti e con altri testi o altri titoli: "Rosamunda", "Quelli eran giorni"....o addirittura musica classica o da camera, jazz, da ballo, debitrice alla musica sinti nei motivi di fondo.

Per andare a "Bella ciao", le cui origini si perdono in epoca tardo medievale.

Prima della versione più nota, canto di mondine, canto popolare, nenia per bambini....ma le popolazioni zingare, o di cordai, semistanziali, nella Lombardia di secoli fa, forse avrebbero potuto dire qualcosa...l'antica ballata nordica, che permane e si trasforma.

Quanti intrecci, quante forme, quanti testi...come cambia il tempo e la storia. Ma la musica unisce, continua Radames, porta pace e fratellanza. 

Mi viene da esprimere un grazie a questi musicisti, e a questa comunità, per quello che ci ha dato negli anni! Bravi tutti!

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Hartmuth Staffler Sa., 10.06.2023 - 16:11

Ich habe früher Hilfsaktionen für Romas in Rumänien durchgeführt und auch eine Zeit lang in Mazedonien unter Romas gelebt und ihre Kultur kennengelernt. Sie stehen mir daher etwas näher als die Sintis, aber ich komme mit beiden Kulturen zurecht.

Sa., 10.06.2023 - 16:11 Permalink
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Simonetta Lucchi Sa., 10.06.2023 - 17:41

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Personalmente non conosco bene la comunità Rom, si tratta per me più che altro di un discorso musicale, ma immagino sia stata un'esperienza molto interessante. Leggevo proprio un articolo sull' opportunità di integrare maggiormente queste minoranze in Romania ma come dico non posso esprimere un parere fondato.

Sa., 10.06.2023 - 17:41 Permalink