Politik | Bolzano

“Finiamola di dare i numeri”

Dibattito sull’urbanistica, parla il promotore del percorso 39100 BZ+, Renato Sette: “Costruire oltre via Resia? Meglio ricucire Bolzano con Laives”. Lunedì il convegno al NOI.
Renato Sette
Foto: Renato Sette

SALTO: Ingegner Sette, qual è il bilancio del percorso sull’urbanistica della “sua” 39100 BZ+?

Renato Sette: Un anno fa abbiamo finalizzato la costruzione di quest’associazione. Ho raccolto tante persone e tante voci spaesate, che non si ritrovavano più nella loro città: per una mancanza di identità, nel non vedere la città crescere come loro auspicavano. Dato che la scena politica non riusciva a dare risposte concrete, ci siamo liberati da ogni vincolo con un percorso dal basso in cui i cittadini possano contribuire a definire una visione. L’associazione per statuto si occupa di urbanistica a due livelli: scientifico, con sinora una decina tra conferenze e incontri, e più “popolare”, con iniziative dal basso, nei parchi, laboratori negli asili e nelle scuole, “comitati di via”  come quello di via Roen. Nel disegno della nuova città, volevamo aprire le porte del pensiero alle persone e creare un dibattito.

 

Silvano Bassetti
L'architetto Silvano Bassetti (1944-2008): fu assessore comunale all'urbanistica dal 2000 fino alla sua morte.

 

Ci si ispira all’approccio di Silvano Bassetti, dopo alcuni anni in cui il dibattito sull’urbanistica è rimasto pressoché fermo?

Silvano ispirava anche i sassi: è stata la mente più brillante degli ultimi 50 anni a Bolzano e aveva la personalità per cambiare questa città. Quanto ha seminato non lo abbiamo raccolto, perché lo abbiamo perso troppo presto. Il rischio ora è di voler attuare a tutti i costi politiche che sono passate: l’incapacità di attuazione delle sue grandi visioni, alla fine del secolo e all’inizio del nuovo, porta tuttora a vedere quello come punto di riferimento. “L’urbanistica è il vedere il dopo”, diceva, e Silvano sarebbe contento se considerassimo quelle politiche e visioni parti di una storia - anzi, di una preistoria dal punto di vista politico-urbanistico. Il mondo ha subito molti cambiamenti, dalla mobilità alla questione abitativa, e dobbiamo costruire nuove visioni. 39100 s’inserisce in quell’idea di cui fu promotore Bassetti: unire più satelliti in un unico pianeta creando un laboratorio urbano nel quale confrontarci sui temi strategici per il futuro della città. È così che abbiamo suscitato interesse.

Silvano Bassetti? Ispirava anche i sassi. Ma il rischio ora è di voler attuare a tutti i costi politiche che sono passate

Facendo una sintesi del vostro percorso: su quali linee vi siete mossi e cosa è emerso di significativo secondo lei?

Nel passato recente la città è stata abbastanza “abbandonata” a libello di politiche urbanistiche. È emerso in maniera vivace, affrontando i singoli temi. È mancata una pianificazione strategica, che intrecciasse e sovrapponesse la problematica della casa, la mobilità, la spazialità pubblica. Abbiamo definito un ambito di ricerca, ovvero la Bolzano vasta, ripreso dal sindaco Caramaschi.

In modo veemente, tra l’altro…

E non è un fatto positivo. Bisogna comprendere, a livello di municipalità, l’importanza del dialogo. Creare una città vasta non significa togliere la soggettività di un Comune, ma creare con un altro Comune limitrofo dei rapporti di mutuo aiuto, “sediamoci a un tavolo e parliamone”. Si poteva fare ad esempio con Appiano sul tema abitativo, con un sostegno reciproco tra Appiano e il capoluogo.

Creare una città vasta non significa togliere la soggettività di un Comune, ma creare con un altro Comune limitrofo dei rapporti di mutuo aiuto

Altra parola chiave è “ambiente”. Come l’avete articolata?

Attenzione all’ambiente significa attenzione al consumo di suolo, alla spazialità pubblica, al sottrarre spazio alle automobili con l’introduzione di un nuovo concetto di mobilità. Abbiamo più di un auto a persona se consideriamo tutti i veicoli immatricolati a Bolzano. Per affrontare la prossima catastrofe, come ricorda Stefano Mancuso, bisogna riempire la città di piante, di spazi verdi, di aree di mitigazione del calore. Poi ci sono altre due visioni importanti.

Ovvero?

L’economia, rinnovando i concetti di turismo e agricoltura, che non guardi solo al “bello” ma sia sostenibile. E risolvere la questione sociale ovvero dalla casa. Ma dobbiamo uscire dagli schemi del passato e guardare a nuovi modello. Penso per esempio a grandi città come Barcellona, con i “superblock”. Per ridurre il traffico, per riportare la socialità e il commercio di vicinato in piazza.

 

 

Domanda diretta: Bolzano ha bisogno di nuovi quartieri, sottraendo spazio al verde agricolo?

Un buon padre di famiglia prima di comprare una nuova abitazione, cerca di capire se la sua abitazione è a misura di famiglia. La prima cosa che Bolzano deve fare è pulire i suoi cassetti e le sue stanze, ovvero attuare tutta quella riqualificazione interna (le 25 aree all’interno della città individuate dallo studio Sbetti-Morello) per capire il fabbisogno abitativo-sociale e soprattutto le volumetrie. Sinora abbiamo letteralmente “dato i numeri”, ma manca la capacità di approccio a una visione. Il 70% dei volumi dismessi è in mano ai privati. Bisognerebbe far capire ai grandi imprenditori che hanno fatto la storia di questa città che stanno creando un problema sociale. Sui nuovi quartieri, ha detto bene l’architetto Boschetti: non è un dogma toccare o collegare. Più che puntare sulle aree oltre via Resia (pur dando ragione a Carlo Bassetti sullo scarso valore in termini di biodiversità, attenzione al rischio idrogeologico a ridosso dell’Adige e della sua confluenza) guardo con più interesse a ricucire idealmente Bolzano con Laives. Lì abbiamo già le infrastrutture e riempiremmo dei vuoti. Qualcosa però dobbiamo fare, basta con la guerra dei numeri e cominciamo a fare politica.

Più che puntare sulle aree oltre via Resia, guardo con più interesse al ricucire idealmente Bolzano con Laives. Ci sono già infrastrutture - e vuoti da riempire.

E sulla mobilità?

Siamo sull’asse del Brennero, perciò dobbiamo realizzare strade di transito: oltre a Monte Tondo, che rischia di creare un effetto imbuto sul Virgolo, va costruita la SS12. Abbiamo creato tutti gli uffici provinciali nel centro, forse il luogo più critico della città dal punto di vista della mobilità. La stessa Provincia potrebbe pensare di ridurre il pendolarismo, creando dei parcheggi esterni che riducano subito, con il potenziamento del trasporto pubblico, l’impatto giornaliero dei flussi di mobilità esterna. Inoltre, dobbiamo incentivare i bolzanini ad avere la seconda macchina. Facendo pagare caro il secondo bollino.

 

Andrea Boschetti
L'architetto bolzanino Andrea Boschetti, milanese d'adozione: un “Piano sole” per l'urbanistica di Bolzano?

 

Andrea Boschetti su Salto.bz ha illustrato una prospettiva: la costruzione di qualcosa di più sostanzioso, che vada nell’ottica d’una sorta di Piano “ombra”, nel momento in cui il Comune di Bolzano, nell’elaborazione del proprio Piano di sviluppo territorio paesaggio, è pressoché fermo.

Innanzitutto intendiamo metterci a disposizione come associazione, collaborando con l’amministrazione comunale e mettendo a disposizione i nostri documenti. L’idea degli “Stati Generali” è maturata, e più che un “piano ombra”, Boschetti parla di un “Piano sole” trasparente e nel quale collaboriamo in maniera ancora più ampia rispetto alle 17 associazioni che si presenteranno lunedì. Il dialogo serve, i muri hanno creato muri ancora più spessi. Contadini, imprenditori, cittadinanza, giovani, devono essere consapevoli della rinnovata volontà della città di creare qualcosa di nuovo, Entro la fine dell’anno vogliamo creare un momento di confronto ancora più ampio sui temi, tradotti in un “Instant book” che dia gli stimoli necessari su cui costruire la città futura.

Il fatto che Bolzano sia rimasta “indietro” potrebbe rivelarsi un vantaggio. Abbiamo la possibilità di rimetterci al passo coi tempi.

Quindi Bolzano non è una città “morta” come spesso si dice? O è solo una città dai facili entusiasmi - penso alla reazione, a volte quasi esagerata, per l’apertura della Nuova Libreria Cappelli - salvo poi accomodarsi sulle istituzioni pubbliche per realizzare qualcosa?

Il fatto che Bolzano sia rimasta “indietro” potrebbe rivelarsi un vantaggio. Altre città hanno elaborato modelli insostenibili, occupando suolo, costruendo enormi strutture stradali interne, inquinando modelli di casa non sostenibili a livello di manutenzione. Abbiamo la possibilità di rimetterci al passo con i tempi, in una posizione di vantaggio. Ci sono due parole chiave: identità e attivismo. Bolzano ha grande attivismo, ma tante associazioni fanno bellissime iniziative slegate tra loro. La qualità e quantità di queste iniziative dimostra che è una città viva, ma ha bisogno di una guida. Questa guida deve arrivare, sarà necessario che arrivi a creare un’identità condivisa. E non intendo una persona: il rischio del nostro percorso - come quello di una libreria - è che tutto ruoti intorno alla singola persona. Ma se perde energia o speranza, serve creare un movimento. Ci vuole cura, unirsi a livello di comunità, e andare oltre alla critica finalizzata alla critica.

 

Non so se l'ho già espresso qui su SALTO ma Silvano Bassetti manca anche a me, soprattutto perché riusciva a coinvolgere la comunità. Cosa che è oramai molto raro trovare.
Non mi è chiaro se e quando è stato definito questo "percorso 39100 BZ+" (che trovo molto interessante) certo è che , a proposito di condivisione, mi chiedo perché non si è palesato il loro lavoro in una piattaforma libera come SALTO (magari con un profilo ufficiale sulla Community). Perché poi il punto è che la condivisione necessità di una piattaforma per espletarsi e questa dev'essere più libera possibile (no i soliti social media, che sono per giunta morti).
Nota politca: per attuare tutte queste idee c'è bisogno di un supporto politico, quindi invito tutti i partiti cittadini a sedersi attorno a un tavolo e a parlarsi. Titolo dell'incontro: il bene per Bolzano Bozen. Non è più tempo di fossilizzarsi a schemi politici oramai passati.

Fr., 16.06.2023 - 11:37 Permalink

Das Plakat zur Veranstaltung ist nur auf Englisch, obwohl alle an der Organisation beteiligten Vereine und die Vortragenden aus der Provinz sind und sicher in unseren Landessprachen sprechen. Irgendwo steht ganz klein " diamo insieme forma alla citta - gemeinsam die Stadt gestalten". Sind wir nicht mehr imstande auf deutsch und italienisch zu kommunizieren? Da taucht die Frage auf, will man wirklich mit der Bevölkerung in Kontakt treten oder elitär unter sich bleiben?

Sa., 17.06.2023 - 16:06 Permalink