Ne vedremo ancora delle…
Ne vedremo ancora delle belle!
Dopo la richiesta della SIGNA HOLDING di avviare una ristrutturazione in amministrazione autonoma, le domande sul più grande fallimento della storia economica austriaca potrebbero cominciare a trovare qualche risposta il prossimo 19 dicembre, quando il curatore nominato dal tribunale di Vienna, Christof Stapf, presenterà un piano finanziario ai creditori, che dovranno valutare “se sia possibile procedere con un piano di ristrutturazione." A fine gennaio si terrà poi una seconda assemblea, nella quale Stapf dichiarerà quali crediti saranno formalmente riconosciuti. Riunione finale prevista poi il 12 febbraio per votare il piano di ristrutturazione: se non venisse approvato, si procederà alla liquidazione. Secondo la legge austriaca, l’amministrazione autonoma prevede che l'azienda sia in grado di rimborsare entro due anni almeno il 30% dell-importo avuto ai creditori, cioè circa 1,5 miliardi di euro dei 5 miliardi di debiti, secondo i dati attualmente disponibili.
Il compito più difficile di Stapf è riuscire a determinare il valore delle centinaia di società della Signa Holding - un’impresa titanica, visto l’intrigo di scatole cinesi che formano l’impero di René Benko. Si attendono intanto novità anche per le due principali società immobiliari del gruppo, la Signa Development (che detiene l’85% del Gries Village) e la Signa Prime, che detiene il Waltherpark, che insieme hanno debiti per circa 13 miliardi: la Signa ha licenziato il loro amministratore delegato per “il forte sospetto che abbia violato i suoi doveri” e ha già comunicato che è "altamente probabile" che Signa Development presenterà “una procedura di insolvenza in un futuro molto prossimo.” Un procedimento che, secondo Der Spiegel, sarà inevitabile anche per la Signa Prime. Oltre alle banche europee che hanno investito fortemente nei progetti SIGNA (avvisate durante l’estate dalla Banca Centrale Europea di prepararsi a potenziali perdite), secondo il Financial Times anche diverse compagnie di assicurazione hanno esposizioni verso il gruppo per un totale di almeno 3 miliardi di euro.
Heinz Peter Hager ha assicurato più volte che il cantiere del Waltherpark non si fermerà e che il rischio che il rischio di fallimento e non completamento del progetto è molto basso.
Hager è presidente della Waltherpark SPA, che ha come unico socio la Immobilienprojekte Bozen Gmbh, con sede a Vienna, società a sua volta controllata al 100 per cento dalla Signa Prime. È presidente anche della Signa Italia, società che gestisce il Waltherpark (senza proprietà immobiliari), ed è anch’essa controllata al 100 per cento dalla Prime.
In un’intervista al Dolomiten (2 dicembre), Hager ha comunque ipotizzando cosa succederebbe nel caso di un’insolvenza della Prime: “Avremmo un nuovo interlocutore tra i nostri azionisti: il curatore fallimentare, e non più il Consiglio di Amministrazione. Uno dei compiti del curatore fallimentare è quello di proteggere e realizzare i beni della società nell'interesse dei creditori. Avrebbe quindi tutto l'interesse a che il nostro progetto venga portato a termine, perché è l'unico modo in cui può recuperare il suo capitale - e probabilmente l'unico modo per realizzarlo.”
Hager ha poi ricordato che Signa Prime ha messo a disposizione 163 milioni di capitale all’inizio del progetto, capitale che, che, insieme agli anticipi degli acquirenti “è impegnato a favore del progetto e delle banche. Ciò significa che il denaro può essere utilizzato solo per il Waltherpark. Non c'è quindi il rischio che un manager o un curatore fallimentare ce li porti via,” continua Hager, indicando che nuovi investitori (che preferisce non nominare) potrebbero poi offrire un paracadute: “In tal caso si prenderebbe in considerazione un cambio di proprietà e Waltherpark verrebbe venduto nel corso dell’insolvenza.”
Senza timore di essere tacciati di gufi o terroristi ci permettiamo di dire un’ovvietà, ovvero che una vendita fallimentare del complesso immobiliare più prestigioso di Bolzano non sarebbe una passeggiata. Sono troppe le incognite per poter valutare quale sarà il contraccolpo sulle banche locali che hanno prestato i soldi (Sparkasse e Volksbank); sulla vendita di appartamenti e negozi (chi si fida a comprare proprietà che rischiano di finire nelle maglie di un amministratore fallimentare?); e sul completamento del cantiere (per quanto tempo potrebbe fermarsi il progetto prima che questo amministratore dia il via libera alla vendita o anche solo al trasferimento delle proprietà?) Aspettiamo le notizie che giungeranno da Vienna e seguiremo con attenzione gli sviluppi.
Ma fermarsi solo a scommettere sulla sorte della costruzione del Waltherpark sembra troppo riduttivo. Città molto più grandi e ricche della nostra si stanno chiedendo come hanno fatto a dare fiducia a uno speculatore così spericolato come Benko. Per Bolzano, dove l’approvazione del progetto ha comportato la crisi di una giunta comunale e un referendum ad hoc, servirà anche una riflessione sui processi decisionali che hanno portato una comunità ad affidarsi a quello che, anche prima dei guai attuali, era palesemente un pesce troppo grosso e con interessi troppo ingordi per il nostro stagno cittadino.
E mentre Hager fa quello che lui e Benko hanno sempre fatto - vendere il loro prodotto - sindaco e Landeshauptmann, che con Hager firmarono un accordo di programma, hanno la responsabilità di offrire una comunicazione chiara e trasparente, per quanto possibile date le circostanze, nei confronti della città, pretendendo lo stesso da parte della Signa.
È certamente giusto essere soddisfatti per aver già incassato i 100 milioni dovuti al Comune (soprattutto visto che ora SIGNA non avrebbe proprio la possibilità di darceli), ma non basta, e non basta solo sperare che tutto vada bene. Occorre anche pretendere chiarezza e onestà da parte di un costruttore che ha in mano decine di immobili a Bolzano e il ‘filetto’ della proprietà immobiliare cittadina. Partendo da una richiesta minima: che ci liberino dalla pretesa che il megaprogetto del Virgolo sia ancora nel cassetto. Basta archistar, rendering di lusso, fantasie megalomane. Che si pensi a come evitare uno scheletro di cemento nel cuore di Bolzano. E a come dare risposte ai bisogni della città senza farsi attirare dalle sirene degli speculatori edilizi. E chissà, forse nel processo di ristrutturazione il Comune potrà ricomprarsi il Virgolo, e, in uno slancio di giustizia sociale ed ecologica, decidere di rivalorizzarlo per l’utilizzo, senza troppo cemento, da parte di tutti gli abitanti della città.
Ne vedremo ancora delle belle!
Im Grunde war das Ganze vorhersehbar und nur eine Frage der Zeit. Ein größenwahnsinniger, nimmersatter Immobilienhai mit tausend ineinander verschachtelten Firmen, na ja, Ende vorhersehbar ...
Die Banken und die Gläubiger die BENCO mit Geld versorgt haben, werden auch die Hager & Benco Immobilien in Bozen entdecken, um ihre MÄUSE zu retten.
Der" Standard" meint,die Signa Prime( Hauptpleite) betrifft auch den " Waltherpark" wird wahrscheinlich Ende dieser Woche in Insolvenz gehen.Herr HAGER,Kompatscher und Co.was meint ihr dazu?Immer noch das Volk für BLÖD verkaufen und peinlich schweigen,oder LÜGEN????
Die Aussichten auf einen Rückkauf des Geländes am Virgl wären immerhin ein kleines Trostpflaster, das nicht verschlafen werden sollte. Wäre es in einem solchen Fall eventuell sogar denkbar, die Mittel für den Rückkauf über eine Gesellschaft oder Genossenschaft mit wesentlicher finanzieller Beteiligung der Bozner Bürger aufzubringen?
Che proposta interessante, da tenere presente - chissà che non nasca davvero qualche opportunità...
„pretendere chiarezza e onestà da parte di un costruttore“
Sind wir jetzt auf dem Mars??
Man vergisst gerne dass wenn der Insolvenzantrag angenommen wird die Gläubiger den kürzeren ziehen.
Also wenn das Kartenhaus nicht zusammenbricht steht der Benko besser da als je zuvor....
Das Kartenhaus ist ganz massiv am Zusammenbrechen. Die bisherigen Insolvenzanträge in Ö. aus dem Signa - Imperium nehmen in der Schadensstatistik die Plätze 1, 2 und 5 ein (lt. ORF Teletext).
Das ganze nicht so rentablen Zeugs das der BENCO zusammen gerafft hat, die großzügige Alimentierung seiner politischen Wohltäter, die sich jetzt schämen müssen und der flotte groß-spuhrige Geschäftsführungsstil, werden dem Insolvenz-Antrag nicht sehr gut tun.
Kurz hat angeblich noch 1,2 Millionen € an Honorarforderungen für Beratertätigkeit offen, wird er wohl in den Kamin schreiben müssen. Auch ein weiterer Ex-Kanzler (Gusenbauer war als Berater (= Türöffner für Kredite bei Banken) tätig.
Das Satiremagazin "Tagespresse" spottete im Artikel https://dietagespresse.com/baustopp-wegen-signa-pleite-jesus-in-stall-o… über die Berater:
"Die frischgebackenen Eltern müssen die Nacht allein im kühlen Nass verbringen. Sogar Hornochse Gusi und Esel Basti haben die Scheune schon verlassen. Plötzlich geht die einzige, Licht spendende Baustellenleuchte aus. Die letzte Zahlung an Betlehem Energie liegt wohl mehrere Monate zurück. "