Dove sono i democratici in Sudtirolo?
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E’ iniziata come ogni dieci anni quella che negli anni '80 veniva chiamata la ‘schedatura etnica’. Qualche ritocco è stato fatto nel tempo ma la struttura dello strumento rimane intonsa. Il Censimento linguistico è un fatto politico molto rilevante per la provincia di Bolzano, che chiama in causa le tante possibili versioni che la democrazia può assumere per tutelare i diritti delle persone.
Il clima politico generale in cui sta partendo il Censimento è molto surriscaldato. Nelle ultime due settimane, il Sudtirolo cosiddetto democratico sembra essersi risvegliato. La campana che ha suonato per dare la scossa è stata la costruenda alleanza tra Svp e i partiti di destra, in primis Fratelli d’Italia (in diversi han dimenticato che negli ultimi cinque anni il partner di giunta era la Lega del democraticissimo Salvini). Si susseguono per protestare contro il ‘patto con il diavolo’ manifestazioni e firme dell’intellighenzia locale: donne, intellettuali, artisti.
Lo sconcerto nei confronti di una decisione che contraddice ottanta anni di battaglie del partito di raccolta della minoranza/maggioranza di lingua tedesca (e all’occasione ladina) contro il nazionalismo italico è più che comprensibile e personalmente anhe condivisibile. Il segretario Achammer, uno dei grandi artefici del disastro elettorale, che giurava cinque anni fa che mai e poi mai si sarebbe stipulata un’alleanza politica con Fratelli d’Italia dopo le elezioni comunali di Laives, è oggi in prima linea a raccomandare il popolo di lasciare manovrare il navigatore. E questo dà già la misura del punto dove si è arrivati.
Si professano naturalmente poste in gioco di vitale importanza per la tutela dell’autonomia e l’avanzamento della strada verso lo stato libero del Sudtirolo per rabbonire l’opinione pubblica. Ma in pochi ci credono. Il sospetto che le oligarchie e le lobbies dominanti non riescano più a delineare un orizzonte di senso diverso dal fare cassa qui ed ora è oggettivamente molto forte. I più lungimiranti individuano anche il pericolo che il patto con il diavolo possa aprire nel prossimo futuro le porte al populismo di estrema destra di matrice irredentista facendo entrare l’autonomia in una fase di grande incertezza.
Tutto questo è vero. Andare in giro a dire che nella terra dove i fascisti hanno seminato distruzione il partito di tutela della minoranza si accorda con gli eredi del pensiero totalitarista fa veramente provare un senso di disagio e personalmente vergogna.
Purtroppo la democrazia non fa però molto distinguo. Se un partito rispetta i criteri di legalità e sta dentro i confini della Costituzione, e questo lo fanno, piaccia o meno, sia FdI che Lega e Freiheitlichen, i sistemi democratici permettono a tutti di partecipare legittimamente alla competizione elettorale. E se la maggior parte degli elettori vota per partiti di destra o estrema destra non c’è molto da fare. Si può ovviamente protestare e è legittimo. Ma bisogna anche accettare le preferenze del corpo elettorale, perché anche questo fa parte del gioco. Tutt’al più si possono valutare i risultati e cercare di costruire delle alternative, possibilmente più convincenti e vincenti di quelle che non sono riuscite a raccogliere il consenso dell’opinione pubblica nella tornata precedente.
In tutto questo sussulto di spiriti democratici che protestano contro la virata a destra della Svp, qualcosa però forse stride e forse si sta perdendo l’occasione per discutere un po' meglio dei rischi di violazioni dei diritti nella vecchia Heimat sudtirolese.
Il Censimento è stato introdotto cinquanta anni fa con intenti legittimi. L’esigenza era di riequilibrare gli scompensi nell’allocazione delle risorse pubbliche e nell’accesso al pubblico impiego retaggio dell’era fascista. E fin qui siamo nel campo delle azioni per quanto lesive dei diritti individuali tese a ripristinare un’idea di giustizia complessiva.
Il censimento però doveva avere durata temporanea, perché rischiava di proiettare la società in un mondo fatto di gabbie e confini definiti da appartenenze a gruppi che avevano la prevalenza sul diritto dei singoli.
Alla conta etnica, sono state ancorate una serie di norme pesantemente lesive dei diritti universali degli individui, in primis l’impossibilità di votare e essere candidati alle elezioni locali per un periodo di cinque anni dal momento in cui si prendeva la residenza in provincia in assenza di una dichiarazione di appartenenza a uno dei tre gruppi maggioritari. La norma che viola l'art. 21 comma 1 della Dichiarazione dei diritti dell'Uomo era argomentata dal pericolo che per alterare l’esito del voto elettorale lo stato centrale potesse mandare qualche migliaio di nuovi elettori italiani sul territorio provinciale. Forse al tempo era una ipotesi plausibile, ma che continui a sussistere ancora nel 2023 questo vincolo è un orrore giuridico e democratico di cui bisognerebbe onestamente vergognarsi. La mobilità verso la provincia dall’Italia è resa praticamente impossibile su grandi numeri per la semplice mancanza di alloggi e le competenze urbanistiche centralizzate in provincia non consentirebbero in alcun modo edificazioni di case su base di decisioni esterne al territorio provinciale. Quindi che vi siano persone private del diritto di voto e di candidatura per un quinquennio in base all’argomento del rischio di alterazione del voto democratico, è un’affermazione che non ha più alcun fondamento logico.
Nessuna giustificazione si può oggi trovare inoltre sull’obbligo di dichiarazione o aggregazione ai tre principali gruppi linguistici. La presenza di ladini italiani e tedeschi rispecchiava la composizione della popolazione negli anni ‘70 e ‘80 e aveva senso in relazione a quella struttura sociodemografica. Successivamente anche le mura della fortezza sudtirolese hanno iniziato a sgretolarsi, non più per colpa dello stato invasore, ma dei flussi migratori che come dall’inizio della storia dell’umanità accade stanno portando milioni di persone dalle terre più povere verso quello dove c’è una speranza di vita migliore.
Oggi gli immigrati, appartenenti a più di cento gruppi linguistici, sfiorano il 15% della popolazione residente. Una democrazia compiuta e non arbitrariamente sospesa come è quella della provincia di Bolzano dovrebbe dare a queste persone una dignità, uno spazio e un diritto alla rappresentanza e all’accesso proporzionato alle risorse e questo significa come minimo che dovrebbe essere previsto nel censimento l’esistenza di un quarto gruppo a cui potersi aggregare o dichiarare per chi non si riconosce nei principali tre.
Il tema dei mistilingui non occorre nemmeno nominarlo perché a essi è chiesto di scindere una parte di sé, optando per una dichiarazione che ovviamente è solo di mera convenienza ma che lede il diritto di essere in primo luogo sé medesimi nella propria integrità di esserei umani. Nella letteratura e nelle arti chi si colloca tra le lingue e le culture diverse è un predestinato dagli dei. Ancora oggi l’idea che si possa essere qualcosa di diverso da un italiano, un tedesco o un ladino nei pilastri giuridici dell’autonomia non pare invece trovare cittadinanza. Una volta uno dei grandi notabili della SVP meranese, aveva affermato che i mistilingui sono un gruppo che semplicemente non esiste e questa affermazione fa sintesi del livello di consapevolezza che regna nel dibattito pubblico su questi temi nel Sudtirolo secolarizzato e modernizzato di oggi.
Rimane che oggi in provincia di Bolzano il pericolo di ledere di diritti fondamentali è già più che presente, molto prima ancora di delineare i foschi orizzonti dell’alleanza insana tra SVP e destre italo-tedesche. In forza delle tante assurdità e ambiguità che stanno alla base della conta etnica per come è oggi organizzata in relazione all’evoluzione della società, sarebbe bello che i movimenti democratici che si fasciano la testa per l’alleanza tra il partito di raccolta, e Lega, Fdi e Freiheitlichen qualche parola la dicessero anche sull’architettura antidemocratica che regge l’organizzazione sociale e giuridica della provincia di Bolzano. Sarebbe una grande occasione per rilancoare un dibattito sullo stato della democrazia in Sudtirolo oggi.
La sensazione purtroppo è che, in parte per abitudine e in parte per quieto vivere, sulle questioni che chiamano in campo l’idea autentica delle istituzioni democratiche le voci vitali siano poche e regni un melanconico conformismo. Peccato. Forse bisognerebbe ricordare come scriveva Montesquieu che, ‘la tirannia di un principe in un’oligarchia non è pericolosa per il bene pubblico, quanto l’apatia del cittadino in una democrazia.”
Penso che più saggio sarebbe…
Penso che più saggio sarebbe fare il censimento come segue.
Ti identifichi di più :
- nello stato italiano
- nell'autonomia locale
Alla fine la questione (ed il conflitto) si riduce qui : chi vuole diminuire l'autonomia, chi la vorrebbe aumentare ed il terzo gruppo che è (apparentemente) indifferente.
Laut ASTAT beträgt der…
Laut ASTAT beträgt der Ausländeranteil in Südtirol 9,7%, nicht 15%!
Das ist ein relevanter Unterschied.
https://www.rainews.it/tgr/tagesschau/articoli/2023/10/auslandische-sta…
Über die 5-Jahresfrist könnte man sicher nachdenken, wie man aber eine 4. Gruppe berücksichtigen soll, wäre eine spannende Aufgabe. Denn sie birgt die große Gefahr, dass die Errungenschaften zum Schutz der deutschen und ladinischen Minderheite (und nur um die geht es hier) aufgeweicht, wenn nicht sogar obsolet werden.
Altro che malinconico…
Altro che malinconico conformismo... il nulla cosmico.
La clausola di residenza è…
La clausola di residenza è di quattro anni, non di cinque per la precisione. Della questione avevo scritto qui: https://www.brennerbasisdemokratie.eu/?p=82274