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Gesellschaft | Gaza Calling

Una prigione a cielo aperto

Ciò che sta accadendo in questi ultimi mesi nella striscia di Gaza va oltre ogni immaginabile scenario: un massacro di civili deliberato e senza precedenti.
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Gaza
Foto: Upi
  • Gaza è una piccola striscia di terra costiera, affacciata sul mar Mediterraneo e confinante con l'Egitto a sud e con Israele a nord-ovest. Occupa un'area di appena 365 chilometri quadrati ed era abitata, prima dell’8 ottobre, da 2.200.000 persone, una media di 6.000 abitanti per chilometro quadrato. L'Italia, che risulta essere uno dei paesi più densamente popolati d'Europa, ne conta circa 196, che scendono a 72 nella nostra piccola isola sudtirolese.
    E’ difficile per noi immaginare una simile situazione anche in tempi di pace. Ma non è difficile capire che in un territorio cosi affollato è impossibile effettuare azioni belliche mirate o bombardare senza provocare un altissimo, incontrollabile numero di vittime civili.
    Ciò che sta accadendo in questi ultimi mesi però va oltre ogni immaginabile scenario: un massacro di civili deliberato e senza precedenti, con la promessa, da parte del governo israeliano che tutto ciò durerà ancora molti mesi. Questo è il primo di una serie di appuntamenti, che spero si concluda presto, con cui mi propongo di ricordare, settimana per settimana, i fatti principali di questa terribile vicenda. Una vicenda che travolge tutte le nostre illusioni rispetto all'inviolabilità dei diritti umani, ai valori e alle regole custodite nelle convenzioni e nei trattati internazionali. Soprattutto che ci fa prendere atto che l'umanità, nonostante le tragedie del passato, le grandi dichiarazioni e le innumerevoli istituzioni ed organismi di cui si è dotata, non ha gli strumenti per fermare uno sterminio che si sta consumando in diretta, sotto gli occhi di tutti coloro che non distolgono lo sguardo e di cui non si vede la fine. 

     

    „Questo è il primo di una serie di appuntamenti, che spero si concluda presto, con cui mi propongo di ricordare, settimana per settimana, i fatti principali di questa terribile vicenda.“

     

  • Cartina di Gaza: Una media di 6.000 abitanti per chilometro quadrato. Foto: Wikipedia

    Uno sterminio che non porterà sicurezza a Israele nè alla regione, ma che al contrario garantirà odio e alimentera’ spirito di vendetta per le prossime generazioni. E come la storia recente insegna, questi sentimenti non restano confinati ai luoghi di origine. 
    Siamo al 112 giorno di guerra, i morti sono ormai più di 26 mila, di cui 10 mila bambini.
    Ogni giorno che passa il bilancio va aggiornato e si aggiungono 100-150 morti. 
    Più di 200 i sanitari uccisi in questi mesi e 118 i giornalisti, molti dei quali presi deliberatamente di mira, come denuncia l'associazione Reporter senza frontiere.
    Circa 65 mila i feriti, che non possono ricevere cure adeguate. Molti restano sotto le macerie e non possono essere soccorsi. Migliaia di bambini feriti agli arti, che sopravviveranno con disabilità permanenti. E con traumi probabilmente insanabili. 
    Le testimonianze dei portavoce delle poche organizzazioni umanitarie rimaste a Gaza e di sicura affidabilità, quali Medici senza frontiere raccontano scenari agghiaccianti: ospedali assediati dai carri armati, soldati israeliani che sparano sulle ambulanze, interventi chirurgici eseguiti senza anestesia, pazienti ricoverati in terapia intensiva e neonati che muoiono per l'impossibilità di alimentare macchinari ed incubatrici. Si spara sui civili accalcati per ricevere aiuti umanitari, su persone che cercano di allontanarsi da un ospedale assediato, sui centri profughi delle Nazioni Unite. 

     

    „Secondo i giudici del tribunale dell’Onu alcuni atti compiuti da Israele potrebbero configurare la violazione della convenzione sul genocidio.“

     

  • In un comunicato pubblicato pochi giorni fa il Comitato internazionale della Croce rossa ha spiegato che attualmente per quasi due milioni di persone sono rimasti attivi solo due ospedali che soffrono di un grave sovraffollamento. I farmaci ed i presidi medici sono insufficienti, cosi come il carburante, il cibo e l‘acqua. 
    Due milioni di persone, la quasi totalità della popolazione, sono “sfollati interni”, gente che si sposta senza sapere dove andare e senza potersi mettere in salvo. Perché Gaza è una prigione a cielo aperto: mentre dalle altre guerre le popolazioni possono cercare di fuggire, nessuno o quasi può uscire dai confini della striscia. 

  • Foto: Tagesschau
  • „Ora in meno del 20% della superficie della striscia, circa 6o chilometri quadrati, vive più di 1 milione e mezzo di persone, in condizioni disperate, al freddo, senza cibo e con un alto rischio di epidemie per la mancanza di acqua.“


    In ottobre l’esercito israeliano ha ordinato agli abitanti del nord della striscia di spostarsi nella parte meridionale, e migliaia di persone si sono rifugiate nelle città del sud di Khan Yunis e Al Rafah: hanno trovato rifugio nelle scuole, nell'ospedale, in una tendopoli improvvisata e nel campo profughi preesistente. Ora in meno del 20% della superficie della striscia, circa 6o chilometri quadrati, vive più di 1 milione e mezzo di persone, in condizioni disperate, al freddo, senza cibo e con un alto rischio di epidemie per la mancanza di acqua. 
    Ma nessun luogo è sicuro a Gaza: mentre il nord è stato quasi completamente distrutto e ridotto a montagne di macerie, in questo  momento è proprio Khan Yunis ad essere sotto assedio e osservatori internazionali parlano della battaglia più dura dall'inizio di questa guerra. Gli Stati Uniti e l'Unione europea, produttori di gran parte delle armi con cui si compie questo massacro, convocano riunioni ed inviano delegati, ma si limitano finora a chiedere più moderazione al governo israeliano e non paiono intenzionati a mettere in atto tutti gli strumenti possibili per far rispettare ad Israele il diritto internazionale. 
    Alcune organizzazioni internazionali lanciano appelli per un cessate il fuoco ed una vera soluzione del conflitto. Il direttore generale dell'OMS nei giorni scorsi ha denunciato una “situazione infernale” e per questo motivo il rappresentante di Israele all'Onu lo ha accusato di collusione con Hamas. 

  • Gaza distrutta: Le testimonianze delle poche organizzazioni umanitarie rimaste a Gaza e di sicura affidabilità, quali Medici senza frontiere raccontano scenari agghiaccianti: Foto: Upi

    Di “una strage di civili straziante e senza precedenti”, ha parlato il Segretario generale dell'Onu Guterrez, che per questo è stato accusato di antisemitismo dal premier israeliano e dai suoi ministri.
    Stessa accusa viene mossa ai giudici della corte internazionale di giustizia dell'Aja, chiamata a pronunciarsi sull'accusa di genocidio da parte di Israele presentata dal Sudafrica e sottoscritta da altri 57 paesi e da più di mille organizzazioni, partiti e sindacati di tutto il mondo.
    Venerdì il tribunale dell’Onu ha comunicato la decisione di respingere la richiesta di archiviazione presentata da Israele: il procedimento andrà avanti in quanto secondo i giudici alcuni atti compiuti da Israele potrebbero configurare la violazione della convenzione sul genocidio. La corte non chiede un immediato cessate il fuoco, che era la prima richiesta del Sudafrica (e di tutte le persone di buon senso del mondo) ma stabilisce misure urgenti per limitare le sofferenze della popolazione di Gaza ed evitare ulteriori danni irreparabili.
    Ma Netanyahu e i suoi ministri parlano di una decisione oltraggiosa e vergognosa, sono convinti che l'ordinanza dei giudici del tribunale internazionale non privi lo stato ebraico del “diritto all'autodifesa” e dichiarano che la “guerra giusta contro i mostri di Hamas continuerà fino alla totale vittoria”.