Wir sagen "NEIN" zu Gewalt gegen Frauen
Foto: Alperia Group
Gesellschaft | kalašnikov&valeriana

Se non ci stai dentro TE NE VAI

Cosa fai se la tua compagna ti tradisce? Cosa fai se la tua compagna ti mente? Cosa fai se la tua compagna ti esaspera? Riflessioni a margine del processo per il femminicidio di Alexandra Elena Mocanu.
  • In questi giorni ho partecipato a buona parte delle udienze in Corte d’Assise per il processo del femminicidio di Alexandra Elena Mocanu. Avrete letto o visto i dettagli nei media, tanti dettagli… forse troppi se consideriamo il diritto alla privacy e soprattutto alla dignità della donna, di famigliari e amici*.  Le testimonianze dettagliate e documentate con abbondante materiale fotografico di operatori della Squadra Mobile, della Scientifica, del medico legale sono state un’esperienza cruenta, ma c’era da aspettarselo. Almeno altrettanto frastornanti sono state le frequenti dichiarazioni spontanee dell’accusato di omicidio pluriaggravato. Intendiamoci, mi è chiaro che in seguito alla confessione, questo processo ha l’obiettivo di stabilire le circostanze attenuanti o aggravanti e quindi l’entità della pena. Così come mi è chiaro che difensore e imputato non stanno lasciando nulla di intentato per ridurre la pena.

    Ingenuamente pensavo che ci fosse un codice etico, che ci si limitasse a fatti da accertare, come ad esempio la premeditazione, la convivenza, l’impossibilità di difesa, la latitanza, condanne precedenti... Scusate, non è vero, non lo pensavo davvero. Conosco troppo bene la tendenza culturale di cercare una corresponsabilità della vittima quando si parla di violenza di genere, e tutto sommato mi aspettavo la piega presa e riassumibile con ciò che l’avvocato difensore con un’alzata di spalle e un sorrisino dispregiativo ha affermato durante un'intervista: “Insomma, si vede che lei era poco…“ (non ho sentito l’aggettivo, c’è comunque poco spazio per l’immaginazione). È un’affermazione perfettamente in linea con l’atteggiamento vittimistico dell’imputato, per nulla pentito, con l’obiettivo di colpevolizzare la vittima e spostare abilmente la responsabilità dell’accaduto sulla donna.

    Mi chiedo: ma davvero può essere considerato come attenuante il modo di essere o di agire della donna uccisa? A me non viene proprio in mente nessun motivo al mondo che giustifichi un femminicidio. Sleghiamoci dal caso specifico e dalle dinamiche del sistema giudiziario: Cosa fai se la tua compagna ti tradisce? Cosa fai se la tua compagna ti mente? Cosa fai se la tua compagna ti esaspera? Affidandomi al buonsenso, la soluzione a queste situazioni c’è: se non ci stai dentro TE NE VAI!! 

    Evidentemente il mio buonsenso parte da un presupposto di libertà dell’individuo, mentre nel 2023 in Italia per i 120 femminicidi commessi, il presupposto era un altro, quello del possesso: Non ci sto dentro e quindi ti uccido.

  • * Testo Unico dei Doveri del/la Giornalista (in vigore dal 1.1.2021 - art. 5 bis):

    Nei casi di femminicidio, violenza, molestie, discriminazioni e fatti di cronaca, che coinvolgono aspetti legati all’orientamento e all’identità sessuale, il giornalista:
    a) presta attenzione a evitare stereotipi di genere, espressioni e immagini lesive della dignità della persona;
    b) si attiene a un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole. Si attiene all’essenzialità della notizia e alla continenza. Presta attenzione a non alimentare la spettacolarizzazione della violenza. Non usa espressioni, termini e immagini che sminuiscano la gravità del fatto commesso;
    c) assicura, valutato l’interesse pubblico alla notizia, una narrazione rispettosa anche dei familiari delle persone coinvolte.

Bild
Profil für Benutzer Gianguido Piani
Gianguido Piani Di., 06.02.2024 - 08:13

1. Sono pienamente d'accordo con le tesi e le conclusioni dell'Autrice. 2. Il pezzo non segue le regole formali del gendering e proprio questo lo rende agile e interessante da leggere. Al contrario, al primo schwa avrei chiuso.

Di., 06.02.2024 - 08:13 Permalink
Bild
Salto User
Corinna Lorenzi Do., 08.02.2024 - 15:15

Ja, eigentlich gäbe es eine recht einleuchtende und auch naheliegende Reaktion auf verletzte Erwartungen, nämlich zu gehen - und die Trauer, den Schmerz, die Wut... zu bearbeiten, statt zu morden. So einleuchtend, dass sie leider oft nicht wahrgenommen wird.
Danke fürs notwendige, immer wiederkehrende Nachschärfen, Christine!

Do., 08.02.2024 - 15:15 Permalink