Gesellschaft | Fact-checking

Oltre la bolla dell’informazione

Luca De Biase ha illustrato ieri a Bolzano il metodo della verifica dei fatti in rete. Uno strumento che sfrutta la condivisione del sapere per arginare l’effetto manipolatorio di un’informazione dominata dalle opinioni.

Un pubblico insolitamente attento e vivace, quello riunitosi ieri sera al Circolo della Stampa di via dei Vanga, su iniziativa dell’associazione “Osservatorio della legalità”, per ascoltare il giornalista Luca De Biase. Il tema annunciato – “Vero o falso? La politica e il fact checking sul web” – incontrava in modo evidente una sensibilità già disponibile, nessuno sembrava avere bisogno di particolari introduzioni. Le domande interrompevano spesso i relatori – De Biase era accompagnato dal direttore dell’Alto Adige, Alberto Faustini –, poi però l’esposizione tornava a fluire, delineando i suoi punti salienti.

Il tramonto dell’“effetto bolla” e l’ecosistema dell’informazione

Osserviamo il nostro modo di consumare le informazioni. Che cosa accade (o forse sarebbe opportuno già dire: accadeva) di solito? In genere preleviamo le notizie da poche fonti abituali. Quelle alle quali attribuiamo una relativa fiducia e che in genere confermano in larga parte i nostri pregiudizi. Anche perché spesso si tratta delle stesse fonti che hanno contribuito a plasmarli. Può essere definito come un “effetto bolla” e, secondo Luca De Biase, ciò corrisponde a un’epoca che sta lentamente tramontando.

De Biase non è soltanto un acuto teorico dei processi innovativi legati al mondo dell’informazione. La fondazione ahref, della quale è presidente, fa leva sulla capacità di analizzare in termini riflessivi le strutture che costituiscono il nuovo scenario mediatico al fine di suggerire concrete proposte operative. Si tratta di suggerimenti rivolti al miglioramento della qualità dell’informazione, o meglio dell’ambiente entro il quale essa si manifesta, e non è un caso che, a questo proposito, venga usato il termine “ecosistema”.

Verificare i fatti per tornare a vederli

Il “fact checking”, vale a dire la puntuale verifica delle notizie alle quali siamo sempre più esposti, può essere descritto come un metodo per sfrondare la foresta di ciò che è conoscibile da interpretazioni spesso contrastanti e contraddittorie, impedendoci di avere una visione perspicua. La finalità è quella di riportare l’informazione sul piano di fatti verificabili intersoggettivamente grazie a una comunità di ricercatori in progressiva espansione e connessione.

L’operazione è abbastanza intuitiva. Chi avesse un dubbio relativo a un’affermazione letta o sentita, per esempio in un comunicato o in una conferenza stampa, potrebbe attivare subito una propria rete di contatti in grado di offrire una credibile documentazione a smentita (o a sostegno) di quanto percepito. La risposta dipende ovviamente dalla qualità e dalla quantità dei contatti attivati, ma supposto che un habitus di questo tipo (che potremmo chiamare investigativo) coinvolga e appassioni un numero sempre maggiore di persone, è chiaro che anche i processi di verifica diventerebbero progressivamente più veloci e più esatti. Il web rende oggi plausibile questa ipotesi.  

Il “nocciolo duro” della realtà

De Biase non spaccia questo tipo di nuovo approccio alle notizie – nuovo in quanto sistematico – come l’avvento di una rivoluzione che porterà il bene e la verità sulla terra. Anche i rischi di una saturazione provocata da una “controinformazione” indefinitamente proliferante, e perciò potente quanto lo era l’“informazione” veicolata dalle agenzie mediatiche “extra-reticolari”, non devono essere sottovalutati. Tuttavia, lo spazio offerto dalla rete all’iniziativa di approfondimento delle notizie costituisce un’opportunità per far irrompere la realtà all’interno di meccanismi comunicativi finora quasi mai capaci di separare il nocciolo “duro” dei fatti dalla polpa fin troppo morbida, e potenzialmente manipolabile, delle opinioni.

Per tornare all’immagine iniziale: potremmo considerare la pratica estesa del fact-checking alla stregua di un ago in grado d’immettere nelle nostre bolle interpretative una virtuosa attitudine ad accertare quanto solitamente siamo disposti soltanto a credere o a dar per scontato. Ne verrà, ha concluso De Biase, un significativo miglioramento della nostra vita e di quella di chi ci sta intorno.

https://factchecking.civiclinks.it

C'ero: dei cittadini presenti l'età media era altissima per parlare di web, alcuni giornalisti ammiccanti tra loro e qualche vecchio politico( nella doppia accezione e assolutamente non dispregiativa). Il direttore dell'AA racconta aneddoti personali per intrattenere il pubblico, con grande maestria. Di fatto ne esco delusa sperando che forse, come con il Dalai Lama, la stessa conferenza a Trento sarebbe stata diversa. L'unica frase che mi è rimasta impressa : la politica oggi è diventata marketing e noi cittadini siamo un target. Ok, e i giornali schierati sono gli strumenti di queste operazioni "commerciali" , con o senza fact cheking! A parlare di controllo dei fatti e di corretta informazione secondo me avrebbero dovuto invitare i nuovi protagonisti dell' informazione, i giornalisti della rete, perché no, qualcuno di voi di Salto, i reporter e i sottopagati giornalisti free lance. forse da loro avremmo potuto sapere come si osserva un fatto, lo si descrive e poi lo si legge diverso il giorno dopo. O sbaglio?

Sa., 13.04.2013 - 21:56 Permalink