Gli specialisti la chiamano anche sindrome del molare cariato. Avviene quando, in un’assemblea politica nella quale la maggioranza di governo può contare su un solo voto in più delle minoranze, uno dei consiglieri di maggioranza deve correre con la guancia gonfia a sedersi sulla più vicina sedia odontoiatrica, mettendo in crisi contemporaneamente il proprio apparato masticatorio e la tenuta politica della coalizione cui appartiene.
È quel che è avvenuto, con un’applicazione esemplare della legge di Murphy, l’altro giorno in consiglio provinciale a Bolzano. Le crisi di coscienza del consigliere Leiter Reber sono state al tempo stesso causa e soluzione di un thriller politico che ha fatto scendere qualche brivido lungo la colonna vertebrale di Arno Kompatscher e soci.
Quando, all’inizio della settimana, il tormento interno aveva indotto Leiter Reber a mandare al macero in un sol colpo l’appartenenza al partito e alla maggioranza, togliendo così un bel po’ di sicurezza alla posizione dell’assessora alla sicurezza, neppure lui si aspettava probabilmente che la sua mossa avesse effetti potenzialmente devastanti così a breve termine.
“Se una cosa può andare male, lo farà” dice appunto la legge di Murphy ma questa volta Leiter Reber ci ha messo una pezza
È avvenuto però che la sindrome del molare cariato si manifestasse, con un tempismo davvero inquietante, sotto forma di un qualche virus o batterio che hanno costretto alla degenza il neo assessore all’agricoltura Luis Walcher. Preso atto del certificato medico, in consiglio provinciale, martedì, si sono confrontate due falangi di eguale misura. Diciassette consiglieri della maggioranza e diciassette per le opposizioni, ingolosite sicuramente, queste ultime, dalla prospettiva di mandare a gambe levate, sulle nomine di commissioni varie, compresa quella strategica dei sei, la neonata giunta provinciale.
“Se una cosa può andare male, lo farà” dice appunto la legge di Murphy ma questa volta Leiter Reber ci ha messo una pezza votando, per l’ultima volta garantisce, assieme agli ex compagni di maggioranza. Alcune nomine sono passate, parecchie altre sono state rinviate a tempi migliori, ammesso che ce ne siano, e dopo mezza giornata i consiglieri sono stati rimandati a casa, uscendo, sulle scale del palazzo di piazza Magnago, accomunati da un pensiero: e adesso che succede?