Il timbro di Sgarbi
A due giorni dall'inaugurazione del percorso museale posto sotto il Monumento alla Vittoria, il consenso sembra abbastanza diffuso. Anche chi aveva pregiudizi tende a cambiare idea dopo aver preso visione diretta degli interventi fatti negli ambienti ipogei. E le uniche perplessità riguardano, ormai, solo l'anello che cinge una delle colonne, in superficie, per segnalare con un diodo a emissione luminosa il titolo dell'esposizione.
Era proprio necessario compiere un intervento di questo tipo? Uno degli storici autori del progetto, Andrea Di Michele, ha spiegato con un articolo sul Corriere dell'Alto Adige di ieri (22 luglio) il senso dell'operazione:
Sul punto abbiamo ragionato a lungo e abbiamo convenuto che un percorso di approfondimento nei sotterranei del Monumento sarebbe risultato monco senza un forte richiamo posto all'esterno. L'idea non è solo di segnalare in maniera chiara l'esistenza dell'allestimento interno. Si tratta in primo luogo di rendere evidente, a tutti quanti attraversando il ponte Talvera si trovano di fronte l'arco piacentiniano, che qualcosa è avvenuto, che davanti ai loro occhi non vi è più lo stesso monumento che si poteva vedere ieri. E' un monumento diverso, sul quale la cittadinanza e le istituzioni hanno avviato una riflessione che ha visto la sua concretizzazione nel percorso espositivo. E' necessario che tale informazione sia veicolata con forza già all'esterno e che raggiunga tutti, anche coloro che non scenderanno le scale per visitare i sotterranei. La scelta è caduta su una fasciatura luminosa che richiama direttamente un elemento architettonico presente sulle colonne e che rispettosamente le sfiora senza intaccarle.
Argomentazioni che ovviamente non placheranno i critici più strenui, quelli per i quali anche una piccola modifica del Monumento “visibile” avrebbe comunque rappresentato motivo di scandalo e un'offesa alla sua “intangibilità”.
Ieri però ha fatto il suo ingresso nella discussione un personaggio che, per la sua notorietà e autorevolezza (specie tra i simpatizzanti della destra italiana e le persone che guardano molto la televisione), potrebbe far digerire l'anello luminoso a molti dei suoi attuali avversari: Vittorio Sgarbi. Il critico d'arte ferrarese era stato contattato da Alessandro Bertoldi (Forza Italia), proprio la mattina dell'inaugurazione, il quale gli aveva spedito un paio di immagini in modo da avere un suo commento. Bertoldi si augurava ovviamente che Sgarbi proferisse all'istante una cascata di insulti e un diluvio di "capre!" all'indirizzo di chi aveva compiuto l'intervento, ma la risposta è stata di altro tenore.
“Mi sembra positivo – ha fatto sapere Sgarbi – che il Monumento alla Vittoria non sia più divisivo per la città dopo tanti anni, e che quest'operazione lo renda vivo e di tutti. I led luminosi magari non sono proprio gradevoli, ma tollerabili e sobri. Quella operata in generale mi sembra una soluzione intelligente, un cambiamento positivo”. Che un giudizio così insolitamente conciliante provenga da un polemista come Sgarbi è confermato dall'attacco, contestuale, all'edificio del Museion, considerato, quello sì, una vera “provocazione fascista”. Ma per la “storicizzazione” del Museion ci sarà sicuramente da aspettare ancora molti anni.
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