linguaggio inclusivo
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Gesellschaft | kalašnikov&valeriana

La blasfemia del “femminile sovraesteso“

La ricerca di un linguaggio rispettoso delle differenze e non discriminatorio è un attentato alla libertà di parola o una profonda riforma dei nostri simbolismi politici, culturali, estetici, etici?
  • Da tre anni in famiglia usiamo lo Schwa per il plurale. Convenzione nata, lo ammetto, soprattutto da esigenze organizzative: chiamando “i ragazzi”, la ragazza adolescente non si sentiva chiamata in causa e non si presentava, chiamare “ragazza e ragazzi” invece mi sembrava inutilmente faticoso. Quindi: ragazzə! Sull’onda del dibattito intorno alla scelta dell’ateneo di Trento di utilizzare il femminile sovraesteso, fresca di letture sul sessismo nella lingua italiana e in un periodo di entusiasmante creatività, ho voluto dare un ulteriore stimolo alle persone che vivono con me. Così, come faccio regolarmente in interventi pubblici, l’altro giorno ho proposto l’uso del femminile sovraesteso anche in famiglia ribadendo l’importanza di una lingua “non sessista” e mettendo in luce il legame tra discriminazioni culturali e discriminazioni semantiche.

    Mi ero preparata con una serie argomenti persuasivi ed ero disposta a una discussione sulla parità a partire dal linguaggio ispirandomi a “Il sessismo nella lingua italiana” di Alma Sabatini (IlSessismoNellaLinguaItaliana.pdf (uniroma1.it)), pubblicato nel 1987 e tuttora di grande attualità. Essendo una ricerca con raccomandazioni concrete per un uso non sessista della lingua italiana, questo libro oltre ad analizzare la lingua come struttura dinamica in continuo cambiamento, punta a una parità che non dev’essere un adeguamento alla norma «uomo», bensì una reale possibilità di pieno sviluppo e realizzazione per tutti gli esseri umani nelle loro diversità. Da qui, per me, quindi l’uso sperimentale del femminile sovraesteso anziché del maschile universale come spunto di riflessione. (Vi prego, notate la differenza fra universale e sovraesteso! È uno strano concetto di parità quello in cui il parametro universale è sempre l’uomo.)

    Sono rimasta quasi delusa quando alla mia proposta in famiglia è seguita un’alzata di spalle sincronizzata e il passaggio immediato al femminile sovraesteso. Eccomi, quindi, a deporre qui i miei pensieri a riguardo, consapevole che il mondo di Internet sia popolato non solo da giovani menti aperte all’evoluzione della lingua, ma anche da numerosi personaggi che continuano a percepire questo dibattito come attacco alla propria superiorità maschia, e che continuano ad appellarsi al maschile universale come se potesse davvero essere una forma neutra. Si tratta di persone che considerano qualsiasi proposta di cambiamento linguistico come un attentato alla libertà di parola. 

    La sperimentazione e la ricerca di un linguaggio rispettoso delle differenze e non discriminatorio è una profonda riforma dei nostri simbolismi politici, culturali, estetici, etici, che si riflettono in quella apparente superficie o parte emergente dell’iceberg che è la lingua: “Toccare la lingua è come toccare la persona stessa”, scrive Alma Sabatini, e: “Riteniamo che, una volta individuato il problema, si possa evitare di riprodurre nella lingua il pensiero sessista e formare nuove abitudini linguistiche … la gente ormai si vergogna al solo pensiero di poter essere tacciata di «classista» o «razzista». Quando ci si vergognerà altrettanto di esser considerati «sessisti» molti cambiamenti qui auspicati diverranno realtà «normale»”.

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Stereo Typ Mo., 20.05.2024 - 22:52

Die generische Form (die zum generischen Maskulinum umgedeutet wird) schließt doch schon alle mit ein. Ob Mann, Frau, binär oder nicht binär. Jeder Versuch, jede einzelne Kategorie in der Sprache sichtbar zu machen, lädt Sprache auf und macht sie zu einem unübersichtlichen Konglomerat an Wörtern, Intentionen, Akteuren. Es muss noch einmal darauf hingewiesen werden, dass Sprache von unten heraus wächst und nicht verordnet werden kann, abgesehen davon, dass sprachliche Schönheit, Ästhetik und Strahlkraft durch äußere Eingriffe zerstört werden. Im Übrigen ist eine große Mehrheit der Gesellschaft gegen Eingriffe in die bestehende Sprache im Stile einer "profonda riforma dei nostri simbolismi politici, culturali, estetici, etici".

Mo., 20.05.2024 - 22:52 Permalink
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gorgias Di., 21.05.2024 - 20:47

"la ragazza adolescente non si sentiva chiamata"
Wieviel Indoktrination ist da notwendig, damit was sonst bis jetzt immer funktioniert hatte, nicht mehr gut geht, damit man zu einer Lösung das passende Problem hat.

Ich habe noch nie einen männlichen Zeitgenossen kennen gelernt, der sich mit "Geschwister" nicht mitgemeint fühlte.

Also hören wir doch auf an der Sprache herumzupfuschen und mit diesem Schwa-sinn dieses bildungsfernen Kravallfeminismus'.

Di., 21.05.2024 - 20:47 Permalink
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Christian I Mi., 22.05.2024 - 14:08

Antwort auf von gorgias

Concordo. Io lavoro in un gruppetto di sole donne. Ogni volta che qualcuno/a dice "... ragazzE ..." io non mi sento per niente escluso dal gruppo. Chi invece ha di questi grandissimi problemi è pregata/o di capovolgere le "e" e tutto andrà meglio... (che poi mi chiedo come si pronunci la "e" capovolta quando chiami "ragazz..." (cavoli, la mia tastiera non mi da neanche la "e" capovolta!! sacrilegio!!))

Mi., 22.05.2024 - 14:08 Permalink