Urzì ora tiene d’occhio la Valle d’Aosta
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Non potendosi più dedicare come prima anima e corpo al Sudtirolo, il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì ha preso a cuore la causa della Valle d’Aosta: o meglio, quella dell’italianità contrapposta agli indipendentismi valdostani. Lo aveva già fatto, quando prese posizione sul ripristino del nome storico di Breuil/Cervinia. Adesso tocca a una canzone interpretata da un musicista secessionista.
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Il brano incriminato
Nel corso della commemorazione del partigiano valdostano Émile Chanoux a Rovenaud – in occasione delle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell'Autonomia della Valle d’Aosta – il cantautore nonché fondatore e attivista del piccolo movimento Pays d’Aoste Souverain Philippe Milleret ha infatti eseguito il brano “Italie pas de nos”. Fin qui nulla di strano, non fosse che la canzone definisce Roma “pattumiera” e “nemica” della Vallée e sia stata intonata alla presenza delle massime autorità regionali, compreso il Presidente (e Prefetto) della Valle d’Aosta Renzo Testolin. Dal canto suo, Milleret (che in passato s’è esibito con Cisco Bellotti, storica voce dei Modena City Ramblers) si è difeso sostenendo che il Cerimoniale della Regione fosse perfettamente a conoscenza di quali canzoni sarebbero state interpretate.
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Apriti cielo. Immediata la reazione del centrodestra valdostano, con in testa Fratelli d’Italia e Forza Italia: “Sconcerto e sdegno nell’aver sentito definire Roma ‘pattumiera’ e ‘nemica’ della Valle d’Aosta – scrive FdI – non tanto per il pulpito da cui proviene e dal quale siamo abituati a sentire ogni sorta di farneticazione, quanto per il silenzio assordante del Presidente con funzioni prefettizie Testolin”. “Un’indegna strumentalizzazione della figura di Chanoux cui non avremmo mai voluto assistere – rincarano la dose i forzisti – che ci lascia esterrefatti e sbigottiti, a maggior ragione di fronte al silenzio evidentemente complice e compiaciuto del Presidente Testolin”. Non si è fatta attendere la replica del Presidente della Regione, Renzo Testolin: “Le polemiche, personali e partitiche, seguite alla cerimonia non scalfiscono il valore e la profondità del momento commemorativo, così come non alterano il ricordo e l’esempio di Émile Chanoux. I bisticci e le schermaglie tra estremismi non c’appartengono e non fanno parte del percorso di valorizzazione della resistenza, della liberazione e dell’autonomia”.
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La risposta del Ministero
Il caso è così finito in Parlamento, con l’interrogazione a risposta immediata presentata proprio da Alessandro Urzì, capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione Affari costituzionali e Presidente della Commissione dei Sei: “La Regione Valle d’Aosta si difende sostenendo di non avere conosciuto il tenore degli intermezzi che hanno preceduto l'inizio della cerimonia. Ma allora — sostiene Urzì — il Presidente doveva prenderne le distanze anziché complimentarsi con Milleret accusando invece Fratelli d'Italia (e Forza Italia) di estremismo. Un secessionista offende l'Italia, Fdi ne difende l'onore, e l'estremismo starebbe in chi difende la Costituzione, come noi?”, si domanda infine il deputato durante il question time alla Camera.
“L'episodio dell'intervento cantato (e riccamente finanziato con denaro dei contribuenti valdostani) con parole di profondo disprezzo verso l’Italia sollecita un richiamo ai valori costituzionali di unità nazionale e al rafforzamento del principio di leale collaborazione che deve ispirare i rapporti tra Stato e Regioni — spiega nella sua risposta il sottosegretario agli interni Nicola Molteni (Lega) — il Ministero dell'interno non mancherà di monitorare gli sviluppi della situazione per ogni eventuale iniziativa”. Urzì, soddisfatto, può continuare a vigilare i confini della patria. Quelli nord-occidentali.
Quanto è meschino, il signor…
Quanto è meschino, il signor Urzì.
Anche i valdostani pagano tasse, dunque possono pagare le loro canzoni.
Io non sono mai stata di…
Io non sono mai stata di destra ma c'è un limite alle offese nei confronti di popoli e nazioni. Ci sono anche gruppi musicali di minoranze che in Europa non vengono riconosciute ad esempio in Germania- ma le nostre province autonome italiane sono le più generose- che scrivono canzoni di protesta. Ma un conto è la protesta un conto l'offesa e bisognerebbe dirlo . Io veramente non concordo con i commenti dell'articolo.
Antwort auf Io non sono mai stata di… von Simonetta Lucchi
Io non sono..., ma…
Io non sono..., ma... tradisce sempre il contrario. Lei conosce il testo della canzone? Se non lo conosce, come fa a dare un giudizio basandosi su un termine? In fondo, non è un'offesa a un popolo, ma a chi governa il paese.
Antwort auf Io non sono mai stata di… von Simonetta Lucchi
"Io non sono mai stata di…
"Io non sono mai stata di destra ma c'è un limite alle offese nei confronti di popoli e nazioni."
User-in "S. Lucchi", was sagen
Sie dann zum Text aus dem Jahr 1847 von G. Mameli, der offiziellen italienischen National-Hymne seit 2017?
Wenn Italien so ein tolles…
Wenn Italien so ein tolles Land ist: Warum gibt es dann immer noch Sezessionswünsche?