C'è una cosa che continuo a chiedermi. Dove sono gli uomini??? Ad ogni femminicidio seguono una serie di comunicati, manifestazioni, momenti di raccoglimento. Tutte iniziative organizzate e promosse da donne. E gli uomini? Qualcuno, da bravo paternalista, spiega cosa dovrebbero fare le donne per evitare di…, per salvarsi. Qualcun altro invece fa capolino con discrezione e dice "non ci sto". Ma gli altri? La grande massa?
Per quel che percepisco io, soprattutto nella nostra realtà locale, agli altri uomini basta dir(si): ”non tutti gli uomini sono violenti, prendi me - io non sono violento, io sono normale", quando a usare violenza, a uccidere è proprio l’uomo cosiddetto normale. Anziché interrogarsi sulla presunta normalità (tossica) maschile, continuano a raccontarsela nella propria bolla del #NotAllMen o #NAMALT (Not all men are like this) e a godere in silenzio dei privilegi dell’essere uomo in una società patriarcale. Si tratta della maggioranza apparentemente non violenta e soprattutto molto, anzi troppo, silenziosa.
Cari miei, non basta non essere violenti!
Dopo anni e anni di lotta contro la violenza maschile sulle donne, lotta portata avanti dalle donne, essere uomini non violenti e silenziosi non è più sufficiente! Non vi va di essere buttati nel calderone del maschile violento? Allora, prendetene le distanze, ma sul serio! E interrogatevi, perché, ciò che salta all'occhio con la cadenza regolare di un femminicidio ogni tre giorni, è proprio il profilo assolutamente "normale" del femminicida. Intendiamoci, normale per una società patriarcale... giusto la gelosia e l'incapacità di accettare la fine di una relazione, sconvolge proprio per questa normalità.
Se fossi un uomo che in questa cosiddetta normalità non si identifica, sentirei il bisogno di urlare la mia indignazione per la normalizzazione di una cultura di possesso, di interrogarmi rispetto ai miei privilegi, di essere parte di un cambiamento sociale e della destrutturazione di un modello in cui la violenza contro donne, bambine e bambini è strutturale. Se fossi un uomo, darei ascolto a questi bisogni, cercherei confronto e dialogo con altri uomini, manifesterei il mio desiderio di cambiamento nel privato e nel pubblico, appoggerei attivamente coloro che lottano ogni giorno contro la cultura patriarcale.
Ma io non sono un uomo, io lotto perché la cultura patriarcale con tutte le sue declinazioni di violenza la sento proprio sulla mia pelle e la vedo riflessa negli occhi delle mie sorelle. Voi non la vedete? Battete un colpo se ci siete.