“Qui l’orso è motore anche del turismo”
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L’abbattimento dell’orsa KJ1 ha infuocato il dibattito in Regione su come conciliare la presenza dell’orso nei boschi trentini con quella umana. Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise, si occupa di questa specie da trent’anni e non smette di definirla “un valore aggiunto del territorio”. Assieme al direttore abbiamo provato a districarci fuori dai pregiudizi che da abitanti delle Alpi ci portiamo dietro per comprendere come sia effettivamente possibile condividere gli spazi con questa creatura.
SALTO: Dopo l’abbattimento dell’orsa KJ1 in molti si chiedono come il Trentino debba affrontare la situazione di convivenza plantigradi-esseri umani. All’interno dei territori del Parco Nazionale d’Abruzzo come convivete con l’orso?
Luciano Sammarone: I modelli lasciano il tempo che trovano, prenderne uno in maniera astratta e riproporlo in un contesto diverso non ha molto senso. La nostra realtà e quella trentina hanno delle caratteristiche profondamente diverse come la densità abitativa ed il numero di orsi.
E cosa pensa del paragone tra le due situazioni, facendo riferimento alla chiusura dei sentieri ad esempio..
Faccio un esempio: come direttore del Parco d'Abruzzo posso regolare l'accesso lungo la rete sentieristica per ragioni di tutela ambientale. Qualche mese fa ho disposto la chiusura di un sentiero che portava in una zona dove c'erano gli orsi. Era la stagione degli amori, tra maggio e giugno, e c'erano gruppi di turisti che, nel giro di poco tempo, sono passati dal tentare di osservare gli animali a distanza a rompergli le scatole. Pendere a riferimento questo e dire “in Abruzzo si chiudono i sentieri, chiudiamoli anche in Trentino”, quando in Trentino teoricamente si dovrebbero chiudere per evitare gli incontri tra le persone e gli orsi, è paragonare realtà differenti. Detto questo, da dirigente ho preso a riferimento la legge provinciale di Trento sulla regolamentazione dell'accesso lungo le strade forestali.
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Come valuta da esperto la situazione trentina?
Come ho detto è difficile paragonare o dare giudizi non conoscendo affondo il territorio. L'unica cosa che da lontano appare chiara è che serve riscrivere le regole. Penso che l'orso sia un valore aggiunto del territorio e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Nella mia stanza ho un poster della Provincia di Trento degli anni 2000 che recita “Ha condiviso le grotte con i nostri avi, le montagne con i nostri padri e le culle con i nostri figli. L’orso: parte della nostra storia”. Le amministrazioni provinciali possono cambiare, ma questa sacrosanta verità rimane; forse da lì bisogna ripartire, abbassando i toni e provando a trovare una sintesi comune.
La Provincia di Trento come istituzione parla dell'orso come di un valore aggiunto, l'impressione che si ha invece è che l'amministrazione politica a guida Fugatti sia di un'opinione diversa, che si cerchi la tutela di altri interessi.
Questo è il labilissimo confine tra una scelta tecnica e la scelta politica. È chiaro che, se l'amministrazione Fugatti ha fatto delle scelte, immagino siano state supportate da una valutazione oggettiva, non mi viene da pensare altro.
La provincia autonoma di Trento è stata l'unica amministrazione nelle Alpi che ha accettato la sfida di reintrodurre l'orso, questo è un grande punto di merito.
Come valuta da esperto la situazione trentina?
Come ho detto è difficile paragonare o dare giudizi non conoscendo affondo il territorio. L'unica cosa che da lontano appare chiara è che serve riscrivere le regole. Penso che l'orso sia un valore aggiunto del territorio e sfido chiunque a dimostrare il contrario. Nella mia stanza ho un poster della Provincia di Trento degli anni 2000 che recita “Ha condiviso le grotte con i nostri avi, le montagne con i nostri padri e le culle con i nostri figli. L’orso: parte della nostra storia”. Le amministrazioni provinciali possono cambiare, ma questa sacrosanta verità rimane; forse da lì bisogna ripartire, abbassando i toni e provando a trovare una sintesi comune.
La Provincia di Trento come istituzione parla dell'orso come di un valore aggiunto, l'impressione che si ha invece è che l'amministrazione politica a guida Fugatti sia di un'opinione diversa, che si cerchi la tutela di altri interessi.
Questo è il labilissimo confine tra una scelta tecnica e la scelta politica. È chiaro che, se l'amministrazione Fugatti ha fatto delle scelte, immagino siano state supportate da una valutazione oggettiva, non mi viene da pensare altro.
Quanti esemplari sono presenti nel vostro territorio?
Su tutto l’areale molto vasto dell’Appennino centrale abbiamo forse una sessantina di esemplari. Al momento non siamo in possesso di un'indicazione così accurata del numero, tant'è che l'anno prossimo è prevista una stima della popolazione su base genetica. C’è qualche animale in meno rispetto alla provincia di Trento, questo perché l'orso bruno marsicano è una sottospecie dell'orso bruno europeo. Si è isolata più di 3 mila anni fa e quindi geneticamente è molto più vecchia, sono sempre gli stessi animali che si sono incrociati tra di loro.
Da quanto tempo esiste la protezione dell’orso nell’Appennino?
Dagli anni '20, subito dopo l'istituzione del Parco Nazionale di Abruzzo, è stata vietata la caccia all'orso e la specie è stata protetta. Questo ha ovviamente imposto una regolamentazione ed una maggiore attenzione nella coevoluzione tra le generazioni degli uomini e le generazioni degli orsi. Posto che ovviamente atti di uccisioni illegali ce ne sono sempre stati, c'è stata maggiore attenzione nel territorio del Parco e l'orso si è salvato dall’estinzione, questo non è avvenuta in nessun'altra parte d'Italia.
L'orso è addirittura diventato il simbolo di tutte le azioni di conservazione naturistica, nonché il motore del turismo.
Cosa ha fatto la differenza?
La presenza di un'area protetta così importante ha fatto la differenza ed ha sviluppato anche una maggiore attenzione da parte delle popolazioni locali al punto che i ruoli si sono ribaltati: l'orso non è mai stato il nemico dei montanari o dei pastori, è sempre stato il lupo. Verso l'orso c'è sempre stata attenzione e nel nostro territorio è addirittura diventato il simbolo di tutte le azioni di conservazione naturistica, nonché il motore del turismo. A due ore da Roma, ti fai una passeggiata e, se fai un po' di attenzione, vai con una guida brava, usi un binocolo piuttosto che un cannocchiale, hai buone possibilità di fare osservazioni dell’orso in natura. Oggettivamente si viene nel parco perché c'è la possibilità di osservare questi animali.
A proposito di turismo, lei ha parlato sia dei problemi causati dall'interazione tra turisti e orsi, sia dei vantaggi turistici legati alla presenza di questi animali. Come convivono queste due esigenze?
Convivono per una sorta di legge di mercato: avere la possibilità di frequentare degli ambienti che hanno il loro fascino dal punto di vista paesaggistico, ambientale, naturalistico e sapere che in quei territori hai la possibilità anche di vedere animali così particolari diventa un motore importante per il turismo. Quando il parco è stato istituito all'inizio degli anni '20 a Pescasseroli, la “capitale” del parco, c'erano zero alberghi e c'erano migliaia e migliaia di pecore. Oggi a Pescasseroli ci sono meno di mille pecore, qualche centinaio di capi di bovini e di equini e più di 50 alberghi, un numero notevole di B&B, case in affitto etc… Si vive di questo turismo e la convivenza è diventata gioco forza il motore del territorio. Ovviamente questo non significa che tutti quanti siano contenti…
Cosa intende?
Tutelare l'orso significa imporre dei vincoli e quando si impongono dei divieti non tutti sono contenti. C'è qualcuno che mugugna tra le varie categorie che utilizzano il territorio, agricoltori, allevatori, gente che fa selvicoltura, per cui qualche rinuncia ovviamente si impone, ma è una rinuncia dovuta per legge perché a fronte di queste rinunce ci sono degli altri vantaggi.
Ci sono problemi nella convivenza con l’animale?
Ovviamente. Anche noi abbiamo orsi che girano per i paesi ed episodi di animali che vagano usando bidoni dell'immondizia. Anche noi abbiamo problemi nel mettere i cassonetti a prova d'orso o persone preoccupate dal fatto di essersi trovate l’orso davanti a casa. Qui non ci sono mai stati episodi di aggressione, questo non significa che lo possiamo escludere a prescindere, porre attenzione è imprescindibile e da parte delle persone c'è questa consapevolezza.
Ci sono casi di violenza verso gli animali?
L'anno scorso abbiamo avuto un episodio gravissimo di bracconaggio, una persona ha preso il fucile e ha sparato ad un'orsa inerme che non minacciava nessuno. La gente dal grilletto facile ce l'abbiamo anche noi e questi sono fatti gravissimi che ci fanno drizzare le antenne e ci fanno interrogare sul nostro lavoro di comunicazione e sensibilizzazione, su cui lavoriamo molto. Recentemente abbiamo lanciato un progetto di creazione delle comunità a misura d'orso.
Il nostro obiettivo è che sempre più territori scelgano di diventare 'a misura d'orso', riconoscendo i benefici ambientali e turistici che ne derivano.
Di cosa si tratta?
Abbiamo adottato un modello canadese che promuove la coesistenza pacifica tra uomo e orso, affidando alle comunità locali l'iniziativa di creare un ambiente sicuro per entrambe le specie, senza che siano misure calate dall’alto. Il progetto 'Comunità a Misura d'Orso' invita comuni, attività commerciali e cittadini a collaborare attivamente per prevenire conflitti uomo-orso, rimuovendo le possibili fonti di cibo per gli orsi nelle aree urbane e adottando semplici accorgimenti. Il nostro obiettivo è che sempre più territori scelgano di diventare 'a misura d'orso', riconoscendo i benefici ambientali e turistici che ne derivano. Abbiamo coinvolto 15 comuni in Abruzzo, Lazio e Molise, che hanno deciso accettare la sfida ed intraprendere questo percorso. Ora vedremo come va, la bacchetta magica non ce l'ha nessuno.
Sentendo il vostro esempio di convivenza viene da chiedersi, al netto delle differenze, cosa è funzionato da voi che in Trentino non funziona…
Credo che l’unica soluzione sia sedersi attorno al tavolo e fare un'analisi, partendo dal presupposto che l'orso è un valore. Per farlo è necessario abbassare tutte le barriere ideologiche “orso sì - orso no” e uscire anche dalla fobia “con l'orso non posso più camminare, non posso passeggiare, ecc…”. La provincia autonoma di Trento è stata l'unica amministrazione di tutte le Alpi che ha accettato la sfida di reintrodurre l'orso, questo è un grande punto di merito. Il personale che si occupa di orsi in Trentino, con cui spesso ci confrontiamo, è di una preparazione e di un livello notevolissimo, forse è da lì che conviene ripartire.
L'unica differenza EVIDENTE…
L'unica differenza EVIDENTE è che l' Abruzzo, grazie alla presenza e alla convivenza degli orsi, che lo certifica, è un luogo naturale, mentre il Trentino (ma anche l' Alto Adige) no! E' invece solo un grande parco giochi per esseri umani a tema naturalistico. Qui il paesaggio è sempre più antropizzato (e di naturale ha ben poco). Salvo poi le levate di scudi di chi si lamenta delle funivie o dei turisti ma non disdegna strade asfalatate, energia elettrica, internet, fuoristrada e quant'altro.
Dieser eine Satz sagt ALLES:…
Dieser eine Satz sagt ALLES:
"Luciano Sammarone: I modelli lasciano il tempo che trovano, prenderne uno in maniera astratta e riproporlo in un contesto diverso non ha molto senso. La nostra realtà e quella trentina hanno delle caratteristiche profondamente diverse come la densità abitativa ed il numero di orsi".
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Da Salto mitgeteilt hat, dass mein Artikel "Bären, Bären, Bären", der den natürlichen Lebensraum der Bären zeigt, aus "technischen Gründen" zur Zeit nicht sichtbar aufscheint, hier der Link dazu:
https://salto.bz/de/article/24072024/baren-baren-baren
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hier ein weiterer wichtiger Artikel, der aufzeigt, dass anthropozentrischer Tierschutz dem Tier, besonders dem Einzeltier, schaden kann:
https://www.spiegel.de/panorama/gesellschaft/baeren-in-europa-gaia-soll…
Auszug:
"Nonnenmacher: Isa lebte in Italien schon zehn Jahre in einem Freigehege und sollte dann in einen Zoo kommen. Für einen Wildbären ist ein Zoo mit seinen kleineren Gehegen und zahllosen Besucherinnen und Besuchern die Höchststrafe. Deshalb haben wir uns damals entschlossen, Isa zu übernehmen.
SPIEGEL: Und warum kann Gaia nicht in Italien bleiben?
Nonnenmacher: Die Lage dort in Italien ist katastrophal: Die Stimmung ist sehr emotionsgeladen, die Menschen haben viele Ängste. Emotionen und Ängste sind nie ein guter Ratgeber. Wir sehen uns als Mittler zwischen den Parteien und versuchen, alle Beteiligten an einen Tisch zu bekommen. Das ist momentan aber aussichtslos. Italienische Tierschützer haben die aus unserer Sicht beste Lösung verhindert.
SPIEGEL: Gaia zu töten?
Nonnenmacher: Genau. Stattdessen ist sie jetzt höchstrichterlich dazu verdammt, in Gefangenschaft zu leben. Wir leben in einem Rechtsstaat, das Urteil müssen wir also akzeptieren. Und für das Tier sind wir das geringste Übel".
Der Motor für den Tourismus…
Der Motor für den Tourismus hat im Trentino wohl nicht funktioniert. Der Experte argumentiert neutral, leider haben die Bärenkuschler eine selektive Wahrnehmung und blenden jene Infos aus, die nicht in ihr Dogma passen.