Nata negli anni Cinquanta del secolo scorso, appartengo a quella generazione di donne che hanno cominciato a fare pochi figli per i più svariati motivi, non solo a causa della carenza dei servizi all’infanzia. Quella generazione ha però fortemente voluto e creduto nei servizi di cura, assistenza, educazione all’infanzia, dai nidi, alle scuole dell’infanzia, al tempo prolungato e pieno della scuola primaria di primo e secondo grado.
Sono stati quelli i luoghi in cui i nostri bambini e le nostre bambine hanno imparato a socializzare fin dai primi mesi di vita, hanno fatto le loro prime esperienze, hanno scoperto il mondo fuori dalle mura domestiche assieme a coetanei e coetanee, hanno intrecciato nuovi legami scoprendo l’altro da sé che è diventato spesso l’amico o l’amica del cuore, hanno intrapreso il lungo e complicato percorso di autonomia.
E questa stessa funzione, a parere mio, dovrebbero rivestire ancora oggi i nidi, le scuole dell’infanzia, il tempo pieno e prolungato e non solo per le famiglie autoctone, sempre più piccole e spesso prive di una rete familiare di supporto, ma anche per le famiglie dei nuovi cittadini al fine di favorire la socializzazione e l’inclusione dei loro figli nella comunità locale.
Ed invece pare che non sia così almeno per il Comune di Merano che ha la competenza primaria sugli asili nido e competenza patrimoniale sulle strutture delle scuole primarie.
L’assessora in carica fa sempre ricadere il problema della carenza di posti al nido sulle amministrazioni precedenti, mentre proprio questo esecutivo, che si è speso per il cambio di nome della struttura e di un passaggio del regolamento, non sta facendo quasi nulla per reperire le risorse necessarie ad ampliare l’offerta in termini di spazi e personale.
Il cambio di regolamento è stato, secondo me, una spia dell’impostazione culturale di questo esecutivo. L’anno educativo del nido (come delle scuole) va dal 1 settembre al 31 agosto: la chiusura estiva è però di sole 4 settimane nel mese di luglio trattandosi di un servizio assistenziale. Orbene una modifica del regolamento prevede che i bambini, che a settembre andranno alla scuola materna, possano frequentare il nido nel mese di agosto solo se nel suddetto mese entrambi i genitori lavorano. Mi domando quale sia la ratio della modifica, dove sia finita, cioè, nella testa di chi ci amministra la finalità educativa dell’asilo nido. Se l’anno educativo termina il 31 agosto tutti i bimbi devono poter ritrovare gli amichetti che hanno lasciato a luglio indipendentemente dalle ferie del papà e della mamma. A meno che chi ci amministra non pensi ai bambini come a dei pacchetti ed al nido come al luogo in cui custodirli giusto le ore in cui entrambi i genitori sono al lavoro.
I bambini e le bambine sono un bene prezioso della nostra comunità ed una politica che ha a cuore il suo futuro dovrebbe operare una rivoluzione copernicana nelle politiche della prima infanzia. Non dovrebbe, cioè, vederle solo come lo strumento per favorire la conciliazione lavoro/famiglia delle donne che un’occupazione ce l’hanno (cosa che comunque questa amministrazione non sta facendo) ma dovrebbe mettere al centro i bambini e le bambine trovando fin da subito le risorse affinché in un tempo non biblico per ogni nuovo nato ci sia un posto al nido.