Il mistero delle fototrappole distrutte
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Le fototrappole posizionate da enti pubblici o da privati appassionati di fauna selvatica non regalano solo i video più belli oggi in circolazione con protagonisti gli animali selvatici, ma nell’ambito della ricerca scientifica sono ormai anche uno strumento fondamentale per fare analisi statistica e di distribuzione di molte specie. In Alto Adige è noto quanto sia sentita la problematica del lupo, per cui, si dirà, anche se il 90% del suolo dell’intera provincia è in mano ai privati verrebbe spontaneo pensare che ci siano centinaia di fototrappole e che i proprietari dei fondi facciano a gara per mettersi a disposizione e contribuire a monitorare la presenza dei lupi (e degli orsi) sul territorio.
Nulla più di sbagliato. Da un’interrogazione della verde Madeleine Rohrer emerge invece che per la Provincia è un vero incubo cercare di far installare queste telecamere sui terreni privati e che le poche installate vengono spesso distrutte o rubate. Sembra incredibile, ma negli ultimi anni ben 35 apparecchi su 170 hanno fatto questa fine. E dai dati forniti dall’assessore Walcher si capisce che in alcune aree ad un certo punto scatta una vera e propria “caccia alla fototrappola”. A Nova Ponente/Deutschnofen ne sono state fatte fuori 5 su 5. En plein pure nei comuni di Martello 5 su 5 , Aldino 3 su 3, Malles, Nalles e Tesimo 2 su 2. Meno precisi ad Appiano, dove una su 5 è stata risparmiata e Dobbiaco 3 su 6. A Bressanone, San Candido, Meltina, Rodengo, San Felice, Nova Levante è stata invece messa fuori uso l’unica che era in funzione.
Ironie a parte, le motivazioni di questo fenomeno sono diverse. Si va da: “il terreno è mio e quello che succede qui non deve interessare nessuno”, idea che comunque non lascia immaginare nulla di buono, a: “La Provincia usa questi marchingegni vuole proteggere i lupi e gli per cui io te le rompo o te le rubo o non ti do il consenso di installarle”. Nella lista che ha fornito Walcher mancano degli interi Comuni ed è possibile che il diniego sia arrivato anche da sindaci a caccia di consensi facili. In tutto questo, pur sapendo che non esiste un solo politico provinciale che abbia detto mezza parola in favore dei grandi predatori, esponenti del Bauernbund hanno pubblicamente accusato la Provincia di non fare adeguata informazione.
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Ma come è nata la curiosità di Madeleine Rohrer per la tematica. E’ scritto nella premessa dell’interrogazione. “Secondo una risposta dell'assessore Walcher all'interrogazione n. 14/6/24, presentata dal consigliere Locher sulla presenza dell’orso in Alto Adige attualmente sono osservati due orsi. Uno nell'area del Renon e della Val Sarentino, l'altro nell'area di Partschins/Naturns. I predatori principali sono stati individuati mediante trappole fotografiche. Questo tipo di monitoraggio non è facile da attuare, poiché alcuni proprietari terrieri hanno impedito o vietato l'installazione di fototrappole. In passato, alcune fototrappole sono state rubate o distrutte intenzionalmente”.
Nella risposta fornita dall’assessore alla consigliera ambientalista si apprende che negli ultimi anni sono state installate 175 fototrappole, che queste costano tra i 150 e 250 euro l’una, che, appunto, ne sono state rubate o distrutte 35, e che la Provincia ogni volta ha sporto regolare denuncia contro ignoti.
Non sono invece documentati i casi di proprietari che abbiano rifiutato l'installazione delle fototrappole. “Di solito – spiega Walcher – avviene preventivamente un accordo verbale tra il servizio forestale e il proprietario del terreno prima di ottenere il consenso scritto. È noto un caso a San Felice sul Deutschnonsberg in cui un proprietario terriero non ha accettato l'installazione di una fototrappola. Negli ultimi anni, le fototrappole sono state spesso installate su terreni di proprietà di Comuni o altri enti, in quanto è stato facile ottenere il consenso da questi ultimi. Ma sono stati evitati gli appezzamenti di terreno in cui era chiaro fin dall'inizio che i proprietari erano critici”. Il fenomeno è di natura davvero misteriosa. Non avere dati, non sapere dove sono i lupi (e qualche orso) permette di fare un po' ciò che si vuole. Occhio elettronico non vede, cuore non duole.
omertà /o·mer·tà/ sostantivo…
omertà
/o·mer·tà/
sostantivo femminile
Forma di solidarietà tra consociati, volta alla copertura di condotte delittuose, spec. celando l'identità di chi ha commesso un reato o comunque tacendo circostanze utili alle indagini dell'autorità giudiziaria.