Incidenti a raffica sui sentieri
-
Per gli amanti delle due ruote fino a una decina di anni fa i sentieri di montagna che presentano pendenze tipo Mortirolo erano appannaggio di veri e propri “eroi”, con polpacci e quadricipiti scolpiti e polmoni da apneista, E già la rara presenza di questi amatori atleticamente preparati quasi come i “pro” creava qualche mugugno tra i “puristi” della montagna.
Negli ultimi 4-5 anni, invece, la proliferazione con progressione geometrica delle ebike ha reso abbordabili quasi per chiunque sia in discrete condizioni di salute anche le salite più toste. Una svolta molto “democratica” che ha entusiasmato sia i locali sia i turisti, al punto che nelle località più gettonate il servizio è ormai un “plus” fornito direttamente dagli alberghi o da servizi di noleggio. In piena stagione lungo i sentieri più battuti decine di bikers sfrecciano (anche in salita) a pochi centimetri da colonne di pedoni.
Due giorni fa è accaduto che un bimbo torinese di sei anni sia stato travolto da un ebiker altoatesino di 22 anni, mentre percorreva in discesa la strada per Malga Laner, a Obereggen. Il piccolo è ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Bolzano. “Appena ho sentito la notizia – commenta Carlo Zanella, presidente del Cai – ho pensato: mi spiace molto per il bimbo e la famiglia, ma un fatto come questo magari può contribuire ad aprire un dibattito e a fare in modo che la politica finalmente decida di fissare delle regole”.
-
I dati
Secondo i dati forniti dall’elisoccorso della Croce Bianca nei mesi di luglio e agosto 2024 si sono registrati ben 38 incidenti ad agosto e 36 a luglio (in mountain bike, ebike e bici da downhill). Parliamo cioè di incidenti di una certa gravità o in zone difficilmente accessibili che hanno reso necessario l’intervento dell’elicottero. Negli ultimi due mesi per “incidenti ciclistici” le ambulanze della Croce bianca sono dovute intervenire 449 volte. Mancano i dati complessivi di Aiut Alpin, Soccorso alpino e Croce Rossa. Ad ogni modo sono numeri da capogiro.
-
Fino ad oggi lo strapotere del settore turistico ha fatto sì che la discussione sia stata aperta timidamente infinite volte per essere archiviata alla velocità della luce. Nelle valli altoatesine non mancano comunque esempi virtuosi di Comuni, che in seguito a segnalazioni e fatti gravi, sono intervenuti mettendo cartelli di divieto di transito per le biciclette. Manca però un quadro normativo chiaro che possa valere per tutti.
“La settimana scorsa - racconta Zanella - sul Grosté, in Trentino, sono stati multati due e-biker. Qualcuno ovviamente protesta ma è un segnale importante. E’ importante che la Provincia metta delle regole. Va stabilita una larghezza minima dei sentieri, che potrebbe essere quella di una bicicletta messa in orizzontale, diciamo 1,70 metri. Sotto questa larghezza la convivenza tra pedoni e bikers non è possibile e prima o poi, vedrete, ci scapperà il morto. Ne abbiamo parlato molte volte con i responsabili politici ma qui in Alto Adige si preferisce che ci sia una situazione di anarchia. La materia è divisa tra Ufficio foreste, ufficio parchi, ufficio ambiente e il risultato è che da anni nessuno decide niente. Il problema di fondo è che gli albergatori sono come sempre contrari a qualsiasi regolamentazione, mentre sembra che i contadini si siano stufati e siano favorevoli. Così davvero non si può andare avanti: all’Alpe di Siusi si vedono ciclisti che scendono lungo i prati. Negli ultimi mesi ho incontrato bikers di tutti tipi, e mi sembra che in molti abbiano perso la testa. Le ebike sono mezzi pesanti, difficili da governare, se ci sale una persona che non l’ha mai usata può essere molto pericoloso”.
Zanella è un grande camminatore e gira la regione in lungo e in largo. “C’è anche un problema di fondo che rende la convivenza difficile. La maleducazione. In genere chi viene dall’uso della bici 'muscolare' e si è convertito alla e-bike per fare percorsi più lunghi, ha un comportamento tendenzialmente più rispettoso. E’ stato il caso due giorni fa di quanto ho potuto vedere sul Macaion. Si vedono però delle cose veramente folli: pochi giorni fa ho visto due biker tentare di salire lungo la forcella del contrabbandiere al Tonale. Se si va sulla Paganella si vedono decine di biker scendere la pista per il downhill, oppure salgono al Fedaia e scendono fino ad Alba anche lungo sentieri molto stretti. In genere chi sale in bicicletta con gli impianti di risalita non ha una grande cultura della montagna e pensa che tutti si debbano spostare quando passa lui”.
Secondo Zanella se la Provincia non fa una regolamentazione chiara, se non si iniziano a fare dei controlli con i forestali, prima o poi succederà qualcosa di grave. Si può stabilire che si possono percorrere le forestali e i sentieri più larghi di 1,70 metri. E in tutti gli altri si invitano i Comuni ad istituire dei divieti. E poi è necessario cominciare a fare qualche multa. Il transito delle biciclette crea anche diversi danni ai sentieri che poi devono essere rimessi a posto dalle associazioni alpinistiche che si avvalgono naturalmente di volontari. La gente prima o poi si stufa”.
C’è poi un altro aspetto sottolineato dai volontari del Soccorso alpino. Fiutata la possibilità di ampliare gli affari, gli impiantisti hanno creato “trails” per le discese ed anche delle vere piste da downhill con salti anche impegnativi. “L’aumento della diffusione di ebike e mountain bike – afferma Jan Luca Senoner dell’Aiut Alpin, che è pure volontario del Soccorso alpino – diventa sempre un problema perché è aumentato molto il numero di incidenti. Il punto è che di inverno gli impiantisti hanno un obbligo di avere un servizio di soccorso che loro pagano. D’estate, invece, veniamo chiamati noi. E per noi che siamo volontari e che facciamo il servizio gratuitamente questa cosa sta diventando un po’ pesante. Sarebbe importante che venisse previsto l’obbligo anche d’estate”.
“Come abbiamo detto più volte – aggiunge Dario Tassara del Soccorso alpino area Plose – il problema va affrontato. Gli incidenti sono aumentati notevolmente e ognuno pensa di poter andare ovunque senza nessuna preparazione. E’ vero che noi del Soccorso alpino, vista la mancanza di obbligo estivo, finiamo per lavorare gratis per gli impiantisti, che invece ci guadagnano. Nel periodo di alta facciamo anche 4 interventi al giorno e moltissimi coinvolgono biciclette. Bisognerebbe fare come in Austria, dove gli impiantisti hanno l’obbligo di fornire un servizio di soccorso anche d’estate”
Bisogna proibire subito la…
Bisogna proibire subito la circolazione di bici e-Bike ed Mountainbike sui stretti sentieri in alta montagna risp. mettere dei cartelli di divieto! Perché ormai e‘ diventato una vera e propria piaga!!
Antwort auf Bisogna proibire subito la… von Franz Pattis
Aber sicher! Verbieten geht…
Aber sicher! Verbieten geht immer, kostet nichts und kontrollieren tut es dann eh' niemand …
Ich fahre seit 45 Jahren MTB und ja, auch auf schmalen Steigen, und kann die «unliebsamen» Zwischenfälle an einer Hand abzählen.
Das Problem besteht in den Hauptsaisonen ohne Zweifel, die meiste Zeit des Jahres aber kommt es mit gegenseitigem Respekt und etwas Hausverstand zu keinen Problemen.
PS: weil wir schon beim Verbieten sind könnte man auch das Wandern mit Kopfhörern untersagen, oder?
es wäre interessant, …
es wäre interessant, wieviel % von diesen Unfällen auf Touristen fallen .....
Antwort auf es wäre interessant, … von J V
105%
105%
1,70mt Breite. Und immer…
1,70mt Breite. Und immer wieder diese Schreibtischakrobaten mit neuen Regelungen. Soll sich Einer auskennen!? Aber jeder möchte seine eigenen Regeln unreflektiert vorbringen.
https://www.ingenio-web.it/articoli/piste-e-percorsi-ciclabili-i-dettag…
Und weiter, wer ist verantwortlich für Wege auf Privatboden? Ich tippe auf Eigenverantwortung und Haftung oder müssen wir die Landschaft überall mit Gebots- und Verbotsschildern zumüllen? Ich finde die praktizierte Duldung von den zuständigen Ordnungskräften gewissenhafter Radbenutzer auf Wegen mit Mindesbreite von 70cm in Ordnung.
Vielleicht widmet sich Herr Carlo Alberto Zanella mal zuerst anderen Aufgaben und bringt seinen Mitgliedern bei, auf Straßen und Wegen mit Fahrrädern und motorisierten Nutzern, sich als Fußgänger möglichst im Gänsemarsch zu beteiligen, die Hunde anzuleinen und deren Hinterlassenschaften nicht in Säckchen verpackt in den Wiesen und Wäldern zu "vergessen".