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Nucleare, ci sono cambiamenti?

Il fisico e divulgatore scientifico Luca Romano, alias l'Avvocato dell'atomo, sulle frontiere dell'energia nucleare come lotta alla decarbonizzazione (mentre il Governo lavora al ritorno delle centrali in Italia).
energia nucleare
Foto: xceed
  • É notizia di questi giorni che il governo stia prendendo accordi per finanziare la costruzione di nuove centrali nucleari. Da quando l’Unione Europea ha lanciato il green new deal e la necessità di arrivare a tagliare, e successivamente azzerare, le emissioni di anidride carbonica, il dibattito sulla produzione di energia è tornato in primo piano, portando con sé l’annosa questione legata alle centrali nucleari. Le rinnovabili sono la sola energia verde? Saranno sufficienti per abbattere l'emissione di CO2? Già appena insediatosi il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Pichetto Fratin, si è detto aperto a finanziare progetti per la costruzione di nuove centrali e, da come riporta anche un articolo de Il Post, sembra che tali progetti stiano prendendo forma.

    In Italia il nucleare è stato a lungo oggetto di numerosi tabù, in una discussione spesso inquinata da posizioni ideologiche fortissime ed identitarie, che continuano a dividere in maniera netta gli schieramenti, e che ha sofferto di mancanza di ancoraggio scientifico, senza considerare quasi mai dati, statistiche e studi, guardando poco agli esempi virtuosi o meno dei paesi che, invece, prevedono il nucleare tra le proprie fonti. Un modo di operare che, nel tempo, ha interessato, e continua ad interessare, altri argomenti diventati oggetto di tifo lontano dalla scienza, come nel caso di OGM, omeopatia o agricoltura biodinamica. Per far luce su alcuni aspetti, considerati controversi, dell’energia nucleare abbiamo intervistato Luca Romano, fisico e divulgatore scientifico conosciuto come l’Avvocato dell’atomo, che da anni si batte contro (a suo dire) le tante fake news. 

    SALTO: Luca Romano, qual è lo stato del dibattito in Italia? 

    Luca Romano: Per molto tempo le scenario è stato molto polarizzato e legato a fazioni politiche. Nonostante si tratti ancora di una battaglia identitaria, che identifica la contrarietà o meno al nucleare come un'appartenenza ad uno schieramento politico, secondo la quale la destra si dichiara favorevole, mentre gli ambientalisti di sinistra alzano un muro, legati soprattutto ad una tradizione che vedeva la lotta al nucleare tipica del vecchio ambientalismo che metteva insieme, confondendolo, nucleare militare e civile, lo scenario sta cambiando, non solo in Italia: i sondaggi riscontrano un’inversione di tendenza, soprattutto nei giovani, con percentuali di consenso al nucleare decisamente importanti. 

  • Luca Romana, l'Avvocato dell'Atomo: "Si tratta di un’energia sicura, che presenta notevoli vantaggi, a partire dagli spazi che occupa, ai Gigawatt che produce, alle possibilità di stoccaggio e ai costi in bolletta." Foto: privat
  • C’è un problema di mancanza di educazione scientifica? 

    Sicuramente statistiche, numeri e studi fanno fatica ad affermarsi, non solo nell’ambito dell’energia nucleare. Moltissimi temi soffrono la mancanza di un apporto legato alla scienza, siamo soliti criticare gli esponenti politici per gli errori grammaticali ma non facciamo altrettanto per le bufale in ambito medico o fisico, anzi, purtroppo stentiamo a riconoscerle. 

    Nella lotta alla decarbonizzazione, invece, il nucleare gioca un ruolo fondamentale? 

    Si tratta di un’energia sicura, che presenta notevoli vantaggi, a partire dagli spazi che occupa, ai Gigawatt che produce, alle possibilità di stoccaggio e ai costi in bolletta. Anche il problema delle scorie, usato come spauracchio, non rappresenta in realtà un vero problema, poiché il materiale da smaltire è limitato, viene conservato in contenitori testati per resistere a moltissimi agenti, compresi terremoti ed esplosioni e, come dimostrano i depositi finlandesi, possono essere stoccati in maniera del tutto affidabile. Dobbiamo, inoltre, considerare che ogni paese ha comunque bisogno di gestire materiale radioattivo, proveniente da centri di ricerca ed ospedali, ma l’Italia si rifiuta di costruire siti anche in questo caso, incorrendo in procedure d’infrazione. 

    É impossibile arrivare a decarbonizzare mediante il solo solare ed eolico

    Le sole fonti rinnovabili non basterebbero a coprire il fabbisogno nazionale? 

    É impossibile arrivare a decarbonizzare mediante il solo solare ed eolico. Nel caso di queste due fonti, anche non considerando la questione legata alla fabbricazione e allo smaltimento dei materiali, lo spazio necessario per costruire campi di pannelli o file di pale eoliche è molto esteso, un esempio: per arrivare a fornire energia ad una città come Milano servirebbe un’area destinata al fotovoltaico pari all’estensione di Milano stessa. Non si devono considerare infatti solamente i pannelli, ma anche la tecnologia necessaria a stoccare l’energia che possa essere utilizzata quando i pannelli non funzionano, perché essendo legati agli agenti atmosferici, non parliamo di impianti a ciclo continuo. Agenti atmosferici, come grandine o neve, che possono poi provocare danni ingenti, con una manutenzione continua, come nel caso del defronsting per le pale eoliche, che avviene gettando dagli elicotteri acqua bollente sulle pale congelate. Non sto dicendo di non considerare tali fonti, ma bisogna conoscerne tutti gli aspetti. 

    Una delle obiezioni più forti è quella che riguarda costi e tempi…

    In realtà tutti gli investimenti in campo energetico richiedono somme ingenti, nel bilancio non si considerano mai i 10 miliardi di euro che spendiamo ogni anno in finanziamenti alle fonti rinnovabili. Il costo maggiore per le centrali nucleari è rappresentato spesso dai tassi d’interesse sui capitali necessari all’investimento. In tal senso si stanno facendo alcuni passi avanti e il tema è sul tavolo, sperando nella possibilità di un tetto ai tassi, come avviene in altri settori. Per i tempi si può parlare di una media di 12 anni, divisi in 4 di atti burocratici e 8 di lavori, sicuramente di più di un campo solare, ma parliamo di impianti che poi saranno capaci di produrre per decenni, consumando poco combustibile. 

    Non servono grandi quantità di uranio? 

    Il mercato dell’uranio è decisamente piccolo, sia per la quantità necessaria alla produzione di energia sia per la quantità di scarto prodotto, che, come avviene in Francia, può anche essere parzialmente riciclato. Un dato che toglie potere anche all’argomento delle infiltrazioni mafiose, senza considerare il livello di altissima sicurezza, attenzione a protocolli e controlli, anche internazionali, che ci sono in caso di costruzioni di centrali, che non ha pari in nessun altro ambito. Proprio l'incidente di Chernobyl, possibile solamente nell'URSS che utilizzava reattori RMBK non usati neanche all'epoca in Occidente, ha generato un timore tale da innalzare ancora di più le procedure per la sicurezza, con dei modelli che rappresentano un unicum virtuoso tra tutte le infrastrutture. 

    Il nucleare funziona molto bene e, in alcuni casi, le aree vicine alle centrali sono diventate zone interessate da progetti faunistici

    Proprio la Francia rappresenta un ottimo esempio? 

    Il programma nucleare francese è nato in realtà come reazione alla crisi petrolifera degli anni ‘70 e alla paura della dipendenza da altri paesi per la produzione di energia. La necessità di decarbonizzare non era tra gli obiettivi all’epoca ma ad oggi la Francia ha un incredibile vantaggio e il sistema francese è già praticamente decarbonizzato, con un costo dell’energia nettamente meno pesante in bolletta. Anche in altre nazioni, come Canada o USA, il nucleare funziona molto bene e, in alcuni casi, le aree vicine alle centrali sono diventate zone interessate da progetti faunistici, come nel caso del coccodrillo della Florida che si riproduce vicino alle centrali o delle balene nelle baie delle coste canadesi, poiché intorno alle centrali è interdetta la navigazione e le acque sono pulite e tranquille. 

    La Germania invece ha dimostrato poca lungimiranza?

    I fattori che hanno portato allo spegnimento dei reattori sono legati alle politiche energetiche degli anni ‘90. Da un lato, fatto ormai assodato, c’era una pressione russa, concretizzatasi soprattutto nella figura dell’ex cancelliere Schröder, dall’altra la possibilità di produrre carbone direttamente nella zona della Ruhr. Ad oggi la Germania continua a bruciare carbone, ma non credo che possa ammettere una rettifica della scelta sul nucleare, sebbene sarebbe in grado di riattivare alcuni reattori nel giro di un anno. 

    Il Trentino-Alto Adige potrebbe essere un buon sito per una centrale? 

    Nonostante sia una regione ricca di acqua non ci sono grandi bacini, necessari per il raffreddamento. L’unica zona potrebbe essere quella del lago di Garda, vicino a regioni ad alta densità di industrie come Veneto e Lombardia. In realtà, vista la conformazione italiana, sarebbe più facile avere delle centrali vicino al mare, che potrebbero sostituire i già esistenti impianti a carbone, come a La Spezia, Civitavecchia, Brindisi…

    Tutti gli investimenti in campo energetico richiedono somme ingenti, nel bilancio non si considerano mai i 10 miliardi di euro che spendiamo ogni anno in finanziamenti alle fonti rinnovabili

    Servirebbero molte centrali? 

    Se pensiamo al fabbisogno attuale italiano e lo proiettiamo anche verso una crescita nel tempo, siamo nell’ordine di 7 o 8 centrali, composte da più reattori, nel caso di impianti abbastanza grandi. 

    Senza nucleare l’Italia potrà raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione? 

    Mi rendo conto che, vista la maggiore velocità di costruzione, campi eolici e fotovoltaici siano un capitale più spendibile politicamente, mentre il timore di vedere il progetto di una centrale nucleare, che dura necessariamente più legislature, approvato da un governo e poi stralciato dal successivo tenga lontani gli investitori. Emblematico è il caso di Caorso: la centrale venne aperta nell’84 e chiusa nell’87 a causa del referendum, con uno spreco ingente di capitali. Credo, però, che sia impossibile raggiungere gli obiettivi UE con le sole fonti rinnovabili, insufficienti  per arrivare alla produzione di energia pulita. Servirebbe, invece, una base di energia nucleare pari ad almeno il 30% della produzione, anche se io opterei per un 40%. Del resto negli USA c'è un consenso trasversale, Trump e Biden hanno investito in nucleare, e anche nel programma di Harris c'è la conferma su tali fondi, bisogna prendere atto che delle indicazioni dei report sul tema e comprendere, finalmente, che il nucleare è un energia green. 

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Johannes Engl Mo., 09.09.2024 - 22:53

Non condivido.
Col procuramento dell'uranio si crea un'ulteriore nuova dipendenza da stati governati da dittatori.
È completamente incompatibile con la mia coscienza lasciare alle future generazioni, oltre all'ipoteca del CO2 nell'aria anche i residui radioattivi difficilmente gestibili e con costi enormi per lo stoccaggio sicuro (per tante migliaia di anni!)
E poi il problema della sicurezza...Italia ha grandi rischi di terremoti...già non riusciamo a gestire la ricostruzione di paesi e città distrutte da terremoti 30 anni fa. Immaginiamo un incidente atomico in Italia - buona notte Europa!

Mo., 09.09.2024 - 22:53 Permalink
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Am Pere Mi., 11.09.2024 - 11:35

Antwort auf von Johannes Engl

Der heutige Tagespreis beträgt in ITA 122,50€/MWh; in FRA nur 57,60€/MWh. ITA wird heute mit 50,37% von erneuerbaren Energien versorgt, FRA nur mit ca. 15-20%.
Diese Parameter stellen keine Ausnahme, sondern den Regelfall dar (wobei die heutige Quote in ITA sogar deutlich über dem Schnitt von knapp 40% liegt). Dennoch ist der Tagespreis in FRA um mehr als 50% günstiger.
Sollten Sie tatsächlich etwas vom Strommarkt verstehen, können Sie dieses Phänomen mit 1 Satz erklären. Es widerlegt in vollkommener Hinsicht das was Sie über Ihre drittklassige Wikipedia-Quelle wiedergegeben haben. Ich bin gespannt.

Mi., 11.09.2024 - 11:35 Permalink
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Stefan S Mi., 11.09.2024 - 13:59

Antwort auf von Am Pere

Nur mal kurz so gegurgelt
"Eine besonders schnelle Lösung ist der Bau neuer AKW ebenfalls nicht.“ Neue Kernkraftwerke auf der grünen Wiese werde es in Europa auf absehbare Zeit nicht geben. „Um es klar zu machen: Es geht in den nächsten 15 Jahren nur um zusätzliche Reaktorblöcke an bereits existierenden Standorten, für die die Genehmigung und Infrastruktur schon da ist.“ Komplett-Neubauten an neuen Standorten würden viel zu lange dauern – allein die Genehmigung mehr als zehn Jahre – und sie wären wohl auch zu teuer; die politische Durchsetzbarkeit ist sehr fraglich. "
https://www.wiwo.de/unternehmen/energie/atomkraft-in-europa-was-kostet-…
Und bei den Gestehungskosten von Atomstrom scheiden sich auch die Geister, insbesondere wie hier schon erwähnt, die hohen Baukosten und vor allem bei der Endlagerung.
Diese gibt es bisher faktisch nicht. In Finnland geht wohl das erste Endlager jetzt in Betrieb aber bis dazu bewertbare Kosten vorliegen werden noch Jahrzehnte vergehen.

Mi., 11.09.2024 - 13:59 Permalink
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Am Pere Mi., 11.09.2024 - 14:28

Antwort auf von Stefan S

Das stimmt, wobei es in ITA durchaus gelingen würde "auf der grünen Wiese" zu bauen. Aber Sie haben Recht, die Bauzeiten in ITA, würden wahrscheinlich 3mal so hoch ausfallen wie normal (12-15 Jahre). Bei den Gestehungskosten muss ich (teilweise) widersprechen, denn - und das habe ich aufgezeigt -, Länder mit vorwiegend Atomstrom haben weitaus günstigere Tagespreise. Endlager ist ohne Zweifel ein Problem, aber auch hier gibt es Neuerungen in der Physik, die hoffnungsvoll nach vorne blicken lassen.
Abseits der Diskussion des Für und Wider Atomstrom, bleibt die Tatsache, dass wir in ITA - ohne Atomstrom - rund 30% höhere Tagespreise haben als im europäischen Ausland. Und sofern wir davon nicht wegkommen, wird die Industrie reagieren. Die Tatsache ist nun mal, auch wenn das verblendeten Ideologen nicht gefällt, dass Stromkosten ein wesentlicher Teil eines Wirtschaftsstandortes sind.

Mi., 11.09.2024 - 14:28 Permalink
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K V Mi., 11.09.2024 - 19:06

Antwort auf von Stefan S

"Neue Kernkraftwerke auf der grünen Wiese werde es in Europa auf absehbare Zeit nicht geben."

Da dürften Sie sich täuschen, angesichts der Pläne Schwedens für den Bau mehrerer neuer AKWs. An die 30 Milliarden sollen investiert werden, wobei das eine optimistische Schätzung ist.

https://www.srf.ch/news/international/neue-akws-auf-staatskosten-zuruec…

Mi., 11.09.2024 - 19:06 Permalink
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Stefan S Do., 12.09.2024 - 07:54

Antwort auf von K V

Erstmal täusche ich mich da nicht sondern höchstens der zitierte Marktbeobachter aus dem verlinkten Artikel. Außerdem, wo geht aus Ihrem verlinkten Artikel hervor dass diese neuen "geplanten" Reaktoren auf der grünen Wiese erstellt werden und nicht in bereits vorhandene alte Atominfrastruktur und drittens widerspricht der Artikel in keiner Weise der Aussage.
Zwischen Anspruch/Planung und Wirklichkeit/Realität gibt es meist erhebliche Lücken.
Kleine aktuelle Kostprobe
https://www.zdf.de/nachrichten/politik/ausland/atomkraftwerk-atomenergi…

Do., 12.09.2024 - 07:54 Permalink
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K V Do., 12.09.2024 - 08:03

Antwort auf von Stefan S

"Ein wohl realistischeres Bild zeigt sich am Beispiel von Finnland: Das 2023 in Betrieb gegangene Kernkraftwerk Olkiluoto 3 kostete rund 11 Milliarden Franken. Da ein neues AKW faktisch eine Einzelanfertigung ist, sind die finanziellen Risiken besonders gross, wie das auch die Studie betont. Sollten allenfalls mehrere baugleiche Reaktoren gebaut werden, könnten die nachfolgenden Kraftwerke etwas günstiger werden."

Es wird von neuen AKWs als Einzelanfertigung gesprochen, auch die Baukosten sprechen für eine Neuanlage. Ich teile die Kritik an der Kernenergie voll und ganz, allerdings wird anscheinend von einzelnen Ländern, auch in Europa, wieder kräftig darin investiert.

Do., 12.09.2024 - 08:03 Permalink
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Stefan S Do., 12.09.2024 - 09:23

Antwort auf von K V

"Olkiluoto 3" allein die Namensgebung deutet eindeutig darauf hin, dass in bereits bestehende Infrastruktur gebaut wurde. Auch bei diesem Projekt sind die Unwegsamkeiten, welche solche Projekte mit sich bringen, eindeutig zu erkennen. Da darf man schon von exorbitant steigenden Baukosten/Bauzeiten sprechen.

Do., 12.09.2024 - 09:23 Permalink
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Am Pere Mi., 11.09.2024 - 11:46

Antwort auf von Johannes Engl

Vergleichen Sie die europäischen Strompreise und berechnen Sie dies für einen Industriebetrieb, z.B. Heidelberg Cement, die pro Jahr ca. 2,1 Mrd. Euro für Strom ausgeben - und das nur in Europa.
Konzerne wie dieser können sich nur begrenzt mit langfristigen Verträgen absichern, der Rest muss auf den Tagesmärkten zugekauft werden. Und dort zählt, obschon der Unterschiede zwischen den Ländern mit Italien an der Spitze, sehr wohl der Preis.
Außer Sie können dies aufgrund Ihrer fachlichen Kompetenz Herrn von Achten anders beibringen.

Mi., 11.09.2024 - 11:46 Permalink
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Am Pere Mi., 11.09.2024 - 13:59

Antwort auf von Johannes Engl

Weiterer Faktencheck, Preise Tagesmärkte im Schnitt des Jahres 2023:
ITA NORD 127,97€
FRA 97,08€
CH 107,78€
Bitte um weiteren Beweis, dass PV/Wind günstiger sind und mehr Grund- bzw. Spitzenlast liefern. Ich behaupte das Gegenteil und untermale es mit Fakten. Wenn Sie aus ideologischen Gründen 20-30% mehr zahlen wollen, ist das Ihre persönliche Angelegenheit. Den Unternehmen sind Ihre Gedanken jedoch fremd.

Mi., 11.09.2024 - 13:59 Permalink
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Am Pere Mi., 11.09.2024 - 21:29

Antwort auf von Ludwig Thoma

Die Mechanismen sind derart komplex als dass diese in einem Kommentar ausgeführt werden können. Ich würde Ihre Frage als Feststellung anders formulieren. Der Strompreis in DEU ist vergleichbar mit anderen Industriestaaten in Europa, lediglich jener Italiens liegt deutlich darüber. Und einer der Gründe für Italien liegt darin, dass ITA auf Kernkraft verzichtet hat.
Wobei ITA nach wie vor Atomstrom bezieht. Gestern z.B. mit einer durchschnittlichen Leistung von 5.000 MW aus FRA und CH.

Mi., 11.09.2024 - 21:29 Permalink
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Am Pere Do., 12.09.2024 - 08:25

Antwort auf von Ludwig Thoma

Der Grund hierfür ist relativ einfach erklärt und beantwortet bereits die Skepsis gegenüber Atomstrom von einzelnen Kommentatoren.
DEU importiert kräftig und die Geberländer, von Skandinavien abgesehen, sind großteils Atomstrom geführte Länder. In der Tat stammt die größte Importmenge aus FRA (während wir gerade schreiben in einem Leistungsvolumen von ca. 3,30 GW - das entspricht 2-3 großen AKWs).
By the way, es ist keine These, es handelt sich um Fakten. Die Sie jederzeit auf den jeweiligen Marktportalen nachverfolgen könnten.

Do., 12.09.2024 - 08:25 Permalink
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Manfred Gasser Do., 12.09.2024 - 09:27

Antwort auf von Am Pere

Also wenn ich das richtig verstehe, ist der Strom in Italien teurer, weil keine Atomkraftwerke stehen.
In Deutschland billiger, weil sie Strom von französischen Atomkraftwerken importieren, Sie schreiben: "DEU importiert kräftig und die Geberländer, von Skandinavien abgesehen, sind großteils Atomstrom geführte Länder. In der Tat stammt die größte Importmenge aus FRA (während wir gerade schreiben in einem Leistungsvolumen von ca. 3,30 GW - das entspricht 2-3 großen AKWs)."
Zu Italien schreiben Sie weiter oben: "Wobei ITA nach wie vor Atomstrom bezieht. Gestern z.B. mit einer durchschnittlichen Leistung von 5.000 MW aus FRA und CH."
Jetzt frage ich mich, sind die 5000 MW die Italien importiert teurer als die 3,3 GW die Deutschland importiert? Und ich frage ich auch, sind 5000MW nicht mehr als 3,3 GW?
Aber da ich von Strom und Strommarkt nichts verstehe, könnten meine Fragen auch total falsch und und unlogisch sein, würde mich aber trotzdem über eine Antwort freuen.

Do., 12.09.2024 - 09:27 Permalink
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Am Pere Do., 12.09.2024 - 10:40

Antwort auf von Manfred Gasser

ITA importiert aus FRA und CH, andere Länder wie SLO oder AUT sind weniger relevant. DEU hingegen importiert große Leistungsmengen aus FRA, BEL, NL, SWE, DK, AUT, NOR usw.
Sollte es Sie interessieren, aktuell bezieht DEU 3.35 GW aus FRA, 0.5 GW aus AUT, 0.9 GW aus BEL, 2.6 GW aus DK, 1.4 GW aus NOR, also insgesamt knapp 9 GW. ITA hingegen importiert im Moment 2.2 GW aus FRA und 1.9 GW aus CH. Dazu summieren sich kleine Mengen aus SLO und AUT, sodass dies in der Summe ca. 4.2 GW ausmacht.
Man muss bei dieser Diskussion die geographische Lage Italiens durchaus berücksichtigen, es gibt zwar Meeresverbindungen, diese sind jedoch physikalisch begrenzt. Deutschland hingegen ist von Stromproduzenten umgeben und konnte auch deshalb die Abschaltung der eigenen AKWs forcieren ohne einen Preisdurchbruch zu riskieren. Italien hingegen hat sich durch den Verzicht auf Atomstrom (mit begrenzter Lieferung aus dem Ausland) von Gas derart abhängig gemacht, dass dieser Effekt den Preis exorbitant in die Höhe treibt. Wenn ITA kein Gas mehr aus Russland bezieht bzw. politisch nicht mehr beziehen darf und gleichzeitig ohne Kernkraft extrem abhängig von Gas ist, woher soll man diese großen Mengen nehmen?
Diejenigen, die behaupten Wind/Sonne/Speicher sei die Zukunft, sollten sich die Leistungsdaten einer Industrienation ansehen und danach den Preis für die nötigen Speicher selbst bezahlen (wenn sie sie denn auf dem Markt überhaupt finden).

Do., 12.09.2024 - 10:40 Permalink
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Manfred Gasser Do., 12.09.2024 - 12:11

Antwort auf von Am Pere

Danke für die Antwort.
Es wäre halt interessant zu wissen, wieviel Strom z.B. Italien aus Wasser/Wind/Sonne theoretisch produzieren kann; und wieviel das, zusammen mit dem Speichern, ungefähr kostet. Denn ein AKW kostet in der Bauphase ja auch einen schönen Haufen Geld, und die Instandhaltung ist sicher auch nicht ganz billig.

Do., 12.09.2024 - 12:11 Permalink
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Am Pere Do., 12.09.2024 - 18:20

Antwort auf von Manfred Gasser

Vergessen Sie's. Sonne. Wind und Speicher können nur marginal auf eine Industrienation einwirken, Sie benötigt Kernkraft, Kohle oder Gas. Deshalb bauen auch alle aufstrebenden Volkswirtschaften neue KKWs oder haben eben mehr Möglichkeiten beim Gas. Oder man lebt in DK, UK, Nord-DEU oder NOR, wo der Wind richtig stetig ist und nicht zu aggressiv - dann kann das z.T. funktionieren. Wasser ist schön und gut, ist aber - im Norden Italiens - extrem saisonal und wenig ausbaufähig. An einem Tag wie heute liefert die Wasserkraft in ITA gerade mal 17% des gesamten Energiemix
Das ist die nackte Wahrheit und wer das Gegenteil glaubt, sieht am Beispiel Italien die Auswirkungen seiner Träumerei. Außer man beendet die Industrienation Italien, dann wird es ein anderes Thema. Und die Politik arbeitet unbewusst seit Jahrzehnten daran.

Do., 12.09.2024 - 18:20 Permalink
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Milo Tschurtsch Do., 12.09.2024 - 19:03

Antwort auf von Am Pere

Ob die Politik so "unbewusst" daran arbeitet, ist zu bezweifeln. Es geht auch hier, wie sonst in allen Bereichen nicht um logisch nachvollziehbare und vernünftige Argumente, sondern um rein politisch-ideologische Kriterien , die den Leuten als unbedingt notwendig, zu ihrem eigenen Wohl verkauft werden.
Aber früher oder später holt sie die Wirklichkeit ein. In den nächsten Jahren und Jahrzehnten (sofern die Entwicklung so weitergeht) braucht es schon allein für die flächendeckende Umstellung auf elektronisches Datenmaterial (künstliche Intelligenz, elektronische Datenverfügbarkeit, digitale Währung uvm.) eine enorme Menge an Strom und zwar solchen der ständig und sicher zur Verfügung steht. Wie das ohne Atomstrom gehen soll, ist noch nicht erklärt worden. Gerade deshalb setzen viele Länder wieder vermehrt auf Atomkraftwerke.

Do., 12.09.2024 - 19:03 Permalink
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Peter Gasser Di., 10.09.2024 - 09:23

Man möge die ersten 4 Atomkraftwerke also in Rom und um Rom herum bauen, dann mögen mir die Politiker, die dies entscheiden, glaubwürdig sein.

Di., 10.09.2024 - 09:23 Permalink
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Am Pere Di., 10.09.2024 - 14:09

Antwort auf von Peter Gasser

Eines der 4 stillgelegten Kernkraftwerke steht in Aprilia (LT), also rund 40 km von Rom; nicht weit davon entfernt das nächste in Garigliano (CE). Die Politiker der 60er Jahre waren somit glaubwürdig, wie Sie das nennen.
Die Diskussion auf dieser Ebene ist eine Sackgasse, denn Gösgen, Leibstadt und Beznau (allesamt CH) sind 3 Hochrisikoreaktoren, die allesamt älter als 30 Jahre sind und deren Distanz zu Bozen nur rund 300 km Luftlinie beträgt. Nicht wesentlich besser verhält es sich mit Krsko (SLO), Paks (HUN), Dukovany (CZE) und den 2 slowakischen AKWs, wobei die 4 letztgenannten über kein Containment verfügen und somit umso mehr als Hochrisikoreaktoren eingestuft sind. Wenn man (Süd)Frankreich noch dazunehmen würde, wäre die Liste noch länger.
Im Falle eines Super-GAUs ist Ihr Argument somit vollkommen wertlos.

Di., 10.09.2024 - 14:09 Permalink
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Johannes Engl Di., 10.09.2024 - 20:24

Antwort auf von Am Pere

Die bestehenden Atomkraftwerke basiwren auf Entscheidungen der Vergangenheit, die man nicht mehr rückgängig machen kann. Außer abschalten und mit immensen Kosten rückbauen.
Die von Ihnen genannten Risiken der AKWs in unmittelbarer Nähe sind uns meistens nicht bewusst, da haben Sie vollkommen recht. Gerade deshalb sollten wir nicht weitere Risiken hinzufügen und stattdessen mal ordentlich PV Anlagen und Speichersysteme bauen.

Di., 10.09.2024 - 20:24 Permalink
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Peter Gasser Di., 10.09.2024 - 20:42

Antwort auf von Am Pere

Falsch.
Ich hatte weder über Atomkraftwerke noch über Politiker der 60er-Jahre eine Aussage getätigt.
Das ist Ihre, nicht meine.

Ich hatte auch nicht über meine Sorge eines AKWs in meiner Nähe geschrieben, sondern ausschließlich darüber, dass jene, die über neue AKWs in Rom entscheiden, die erste 4 auch dort errichten mögen, dann mögen sie mir glaubwürdig erscheinen.
Salvini könnte ja als Standort zusätzlich auch seine Heimatgemeinde anbieten... wird er?

Di., 10.09.2024 - 20:42 Permalink
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Am Pere Mi., 11.09.2024 - 11:39

Antwort auf von nobody

Aha, also China (41), Russland (14), Indien (12), Polen (3), Kanada (2), Schweden (2), Rumänien (2), Ungarn (2), UK (2), Iran (2), Bulgarien (2), Südkorea (2), Ukraine (2), Argentinien (1), Tschechien (1), Japan (1), Pakistan (1). In Klammern die Anzahl der im Bau befindlichen AKWs.
Und Sie wollen all diese Länder eines Besseren belehren, interessant.

Mi., 11.09.2024 - 11:39 Permalink