Gesellschaft | Istruzione

Scuola, abbandono e fondi europei

Dopo le polemiche sulla gestione delle cooperative dei Fondi Sociali Europei, e i dati poco chiari sul tasso di dispersione scolastica, parlano le dirigenti provinciali Martha Gärber e Claudia Weiler: "L’abbandono è sempre stato alto".
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Foto: invalsiopen.it
  • Con il ritorno in aula degli studenti, a settembre si è accesa l’attenzione mediatica sulla scuola e la formazione. A riempire ulteriormente di più le pagine dei giornali, però, c’è stata la pubblicazione di un’elaborazione, compiuta dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia), su dati Eurostat e Istat riguardanti la dispersione e l’abbandono scolastico. Il dato ha fatto parlare molto di sé. Più che per il fenomeno, infatti, è stato sottolineato come l’Alto Adige si collochi al terzo posto in Italia nella classifica dei giovani, tra i 18 e i 24 anni, che dichiarano di aver abbandonato prematuramente la scuola. La percentuale, che risulta essere del 16,2%, è stata fortemente criticata dall’Assessore all’Istruzione in lingua tedesca Philipp Achammer, secondo cui il dato non tiene in considerazione una categoria importante che esiste in Alto Adige e non nel resto del Paese: gli apprendisti. Secondo l’assessorato, coloro che quindi abbandonano effettivamente la scuola sarebbero tra l’8 e il 10%. Come si vedrà, nessuno sembra confermare questo dato. Dagli Uffici provinciali fino all’Intendenza italiana, però, tutti sono concordi su un aspetto: serve rafforzare la lotta all’abbandono, contrastando anche la dispersione scolastica. Insomma, serve fare prevenzione. 

    Qui scatta un’altra polemica. Protagonisti, questa volta, l’ex consigliere provinciale del Movimento 5 stelle – e da sempre attento osservatore del mondo della scuola altoatesina – Diego Nicolini, e l’attuale Assessore all’Istruzione in lingua Italiana, Marco Galateo (FdI). Se, da una parte, Nicolini si chiede chi gestisca, e come, i milioni di euro del Pnrr e del Fondo Sociale Europeo, attaccando le cooperative e sottolineando come "la percentuale di studenti che mollano la scuole è aumentata nonostante gli investimenti", dall’altra Galateo dice che dall’analisi dell’ex consigliere emergono molte imprecisioni e contraddizioni. “Il tasso di abbandono scolastico nella scuola italiana – scriveva qualche giorno fa Galateo - per lo scorso anno si è ridotto a soli 3 allievi sotto i 16 anni, a fronte di numerosi progetti preventivi attuati, mirati a rafforzare le competenze individuali degli studenti e combattere la dispersione scolastica”. 

  • Claudia Weiler (a sinistra) e Martha Gärber (a destra): "Invece di aprire una discussione su come evitare che gli studenti abbandonino la scuola, ricordando l’importanza delle tante risorse che vengono investite, ci si perde a parare di un numero. L’abbandono è sempre stato alto" Foto: Dalla Serra/SALTO
  • 9 progetti, 200 scuole, 36 milioni di euro

    Interpellate da SALTO per fare chiarezza sul fenomeno dell’abbandono, i dati statistici mancanti, o perlomeno contradditori, la gestione dei fondi sociali e la lotta alla dispersione scolastica, la dirigente Claudia Weiler, dell’Ufficio dei Fondo sociale europeo, e la direttrice Martha Gärber, della Ripartizione Europa, spiegano: “Non abbiamo un dato preciso su quanti siano gli apprendisti e quanti studenti abbandonino gli studi. Nel 2022, secondo Astat, il tasso di abbandono è stato del 13,5%. Quindi un aumento, indipendentemente da tutto e dalle varie definizioni, c’è stato. Ma non è una novità e non si può dire assolutamente che sia determinato dall’efficacia, o meno, degli interventi volti a contrastare il fenomeno”. Secondo le due dirigenti, l’attenzione mediatica e politica rivolta verso il dato lascia un po’ di amarezza: “Invece di aprire una discussione su come evitare che gli studenti abbandonino la scuola, ricordando l’importanza delle tante risorse che vengono investite, ci si perde a parare di un numero. L’abbandono è sempre stato alto”. E sulla possibilità che questo fenomeno sia più presente in Alto Adige che nel resto d’Italia per il fatto che qui ci sia molto lavoro e gli studenti lascino la scuola per avere uno stipendio, Weiler e Gärber, dicono: “Può essere uno dei tanti fattori, ma ridurre tutto alla disponibilità di lavoro è fuorviante. Anche in alcune regioni del sud Italia tanti abbandonano, eppure non ci sono numerosissimi posti di lavoro”.

     

    “Le difficoltà degli studenti non nascono in un paio di settimane, ma maturano in anni”

     

    Il progetto pilota finanziato con i Fondi Sociali Europei iniziato nel 2014, solo nelle scuole superiori, è durato fino al 2020, quando si è deciso di estenderlo anche alle primarie e medie. “Dal 2021, e fino al 2027, in 200 scuole dei tre gruppi linguistici sono stati avviati 9 progetti. 36 i milioni di euro con cui sono stati finanziati dall’Ue”, spiegano ancora le due dirigenti. “I progetti sono tutti diversi tra loro e spaziano dall’orientamento alla prevenzioni della dispersione, di classe e individuale, fino agli sportelli socio-pedagogici”, continuano. 

    “Ridurre tutto questo a una polemica sull’inefficienza delle misure perché un dato è aumentato o mettere in discussione la gestione dei fondi perché una minima parte è affidata alle cooperative è incomprensibile”, chioda Martha Gärber. “Ogni nostro progetto è sottoposto a una attenta valutazione effettuata da enti indipendenti. Chi partecipa ai bandi Fse dev’essere accreditato e quando si occupa di selezionare il personale lo fa attraverso delle linee guida che impongono determinati profili lavorativi”, continua Claudia Weiler

    Secondo le due dirigenti bisogna potenziare la prevenzione: “Le difficoltà degli studenti non nascono in un paio di settimane, ma maturano in anni. E non incide solo il voto di una materia, ma il contesto sociale, economico, linguistico. Anche se in futuro il tasso di studenti che abbandonano dovesse aumentare non significa che gli investimenti non vadano fatti. I Fondi sono una risorsa preziosa, anche noi ci mettiamo in discussione, ma non si può semplificare un fenomeno così delicato. Credeteci, reinserire nella società una persona che ha abbandonato la scuola, e magari ha attraversato un periodo di depressione o di alcolismo, alle casse pubbliche costa tre volte tanto. Una società funziona quando è coesa”.

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Josef Fulterer Do., 03.10.2024 - 06:54

Es ist nicht -v e r s t ä n d l i c h-, "warum die FÄHIGKEIT der KINDER für das ERLERNEN von SPRACHEN + der Sprachbildung (Aussprache) + des Erfassens von der Aussage, an Hand sehr weniger bekannter Komponenten," die mit zunehmenden Alter allerdings abnimmt, -k a u m - e i n g e s e t z t - w i r d!

Do., 03.10.2024 - 06:54 Permalink