Nubi sul Fondo Sociale Europeo
«Nel caso di progetti approvati, ma non certificati, nell’ambito di programmi afferenti i fondi strutturali, la giunta provinciale è autorizzata a disporne il finanziamento a carico del bilancio provinciale, a condizione che le attività siano state realizzate integralmente e risultino di evidente interesse pubblico»
E’ attraverso questo paragrafo della legge Omnibus che la provincia di Bolzano ha cercato di porre rimedio, in extremis, al pasticcio causato dai controlli carenti a livello locale dal 2007 al 2013, in merito ai contributi ottenuti da Bruxelles grazie al Fondo Sociale Europeo. Sotto accusa è l’operato dell’ufficio competente della Provincia che avrebbe gestito per anni la materia con ‘leggerezza’. Ma anche la politica ha le sue responsabilità: da tempo la giunta sarebbe stata a conoscenza del problema ma non sarebbe mai intervenuta. Quale la conseguenza diretta di ciò? Un’indagine europea su 8 progetti ha evidenziato una quantità enorme di irregolarità provocando la richiesta di restituzione di un’alta percentuale dei contributi erogati.
La situazione ha provocato lo sconforto della maggior parte degli enti interessati dal controllo (tra essi Bauernbund, Fondazione Mahler, Iveco, KVW e LVH). Che subito hanno però scaricato la responsabilità sull’ufficio provinciale, reo di non aver valutato in maniera adeguata la situazione.
Per gli enti il problema è doppio. Riguarda infatti sia l’attività passata, per la quale viene richiesta la restituzione di soldi già spesi, che quella futura in quanto l’erogazione dei fondi è stata congelata fino a nuovo ordine.
La provincia come detto ha cercato di metterci una pezza, ma anch’essa deve prestare molta attenzione perché la questione è sotto la lente della Corte dei Conti pronta a ravvisare un danno erariale ai danni della collettività.
E’ da notare che questa difficile situazione ha provocato non solo una forte inquietudine, ma anche una vera e propria crisi nell’ambito delle molte aziende che in provincia di Bolzano si occupano di formazione ai più vari livelli, in quanto molto spesso i finanziamenti del Fondo Sociale Europeo sono stati utilizzati per questi scopi.
Per effetto di quanto avvenuto il bando 2014-2019 è stato bloccato. “Fino al 2015 non se ne parla” è stato riferito ai responsabili delle agenzie formative, gettandole nello sconforto. “Com’è possibile bloccare sulla scia questioni pendenti dal 2007?” si mormora nell’ambiente.
Ma qual è il motivo per cui la provincia ha deciso di bloccare tutto? Non si rende conto la provincia cosa vuol dire privare della formazione le aziende (e di lavoro le aziende che offrono formazione) in questo periodo di crisi?
Per quanto riguarda l’entità del ‘debito’ sulla stampa in questi mesi si è detto un po’ di tutto. C’è chi ha parlato di 20 milioni che dovrebbero essere restituiti a Bruxelles, chi invece giura che la cifra sarebbe molto minore. Oggi sul quotidiano Tageszeitung vengono quantificate addirittura le cifre che ogni singolo ente titolare dei 7 progetti ‘incriminati’ (solo 1 su 8 venne trovato in regola) dovrebbe ‘restituire’.
Per cercare di chiarire la situazione i consiglieri provinciali Paul Köllensperger e Andreas Pöder hanno chiesto rispettivamente una commissione d’inchiesta provinciale e al presidente Arno Kompatscher di riferire in consiglio.
E’ inutile dire che in questo 2014 caratterizzato dallo scandalo sui vitalizi dei consiglieri regionali, l’intera vicenda non contribuisce a rasserenare gli animi nei confronti della politica. Qualcuno potrò obiettare che i problemi sono stati causati da un ufficio poco efficiente nel sostenere e guidare le aziende nella procedura per accreditarsi e poi ottenere i fondi. Ma come avrebbe potuto tale ufficio operare in questa maniera senza un atteggiamento per lo meno consenziente da parte della politica?
È da dire che occorrerebbe puntare anche l’attenzione sulle aziende che negli anni hanno ottenuto i contributi. In merito a quanto è avvenuto possono tutte dire di avere completamente la coscienza a posto?
Tanto va la gatta al lardo...
Tanto va la gatta al lardo...