“La Haydn è un gioiello...”
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SALTO: Maestro, ci racconta quale è il percorso che l’ha portata alla direzione artistica della Haydn?
Giorgio Battistelli: Il primo contatto con la Haydn risale al 2021, quando mi chiamò la direttrice generale Valeria Told. Di lei avevo sempre avuto grande stima, una straordinaria direttrice piena di energie, idee e competenze: quando mi chiamò fu davvero una bella sorpresa.
Mi propose di fare un colloquio conoscitivo con il Presidente Paul Gasser. Ci incontrammo a distanza di pochi giorni con Gasser ed alcuni membri del Consiglio di amministrazione, da quel momento venne ufficializzata la proposta di assumere la carica di direttore artistico della Fondazione Haydn. Avendo lavorato 16 anni all’Orchestra della Toscana, non pensavo in quel periodo di prendere una nuova direzione artistica, ma l’idea di lavorare con Valeria Told era per me molto stimolante, e avevo anche una grande stima dei professori della Haydn.
Lei a inizio settembre ha annunciato che alla fine stagione in corso avrebbe lasciato il suo incarico, predisponendo il cartellone di quella futura. La scadenza del suo incarico era prevista al termine della stagione 2026-2027. Si ha avuto notizia di una possibile proroga di due anni. Ci conferma che la sua scelta di concludere anzitempo il rapporto con la Fondazione è stata dettata da una diversa visione rispetto il futuro dell’orchestra?
Uno degli esempi di diversità di vedute rispetto al futuro sviluppo dell’orchestra era quello che avevo di proiettare la Haydn su un piano internazionale, senza tralasciare la presenza territoriale. La Fondazione era sempre però preoccupata per la difesa e il presidio del territorio regionale. L’orchestra Haydn, come tutte le orchestre ICO, nasce come orchestra regionale e ha la funzione di produrre musica sul territorio, ma è necessario che, quando un’orchestra cresce di qualità e notorietà, si creino i giusti spazi di crescita. Inoltre, in questi ultimi due anni, c’era stata una sovrapposizione di ruoli tra me e la direzione generale, che ha portato ad una vera e propria invasione di campo dove la direzione generale ha preso decisioni che erano strettamente di competenza della direzione artistica. Ho chiesto più volte al Presidente Gasser di aiutarmi nel gestire il complicato rapporto tra la direttrice generale Monica Loss e me, ma, malgrado le mie richieste, non è mai cambiato nulla. Questo naturalmente mi ha creato un forte disagio, avendo io la responsabilità artistica di fronte all’orchestra. Si è creata quindi una frattura che è aumentata sempre di più tra la presidenza, la direzione generale e me. Da lì ho sentito che è andato a diminuire l’appoggio e il rispetto delle prerogative del mio ruolo, ed era quindi inutile prorogare il mio incarico.
Di lì a poco, appena dopo l’inaugurazione della stagione, lei ha annunciato le sue dimissioni “con effetto immediato, alla luce di divergenze ormai non più conciliabili rispetto agli indirizzi futuri dell’Orchestra della Fondazione Haydn”. Una decisione che ha sorpreso e sconcertato. Lei ha anche affermato di essersi essersi sentito “demotivato” avendo avuto notizia che la Fondazione aveva preso contatti con André Comploi. Non le pare necessario e responsabile, che, avvisato della sua dipartita a fine anno, il Consiglio di amministrazione della Fondazione cominci per tempo a “guardarsi attorno”? E’ questo il motivo delle sue dimissioni “con effetto immediato”?
È assolutamente naturale che un Presidente e un Consiglio di Amministrazione abbiano la facoltà di cambiare la direzione artistica, non c’è dubbio. Ritengo sia però necessario che questo avvenga nei tempi giusti e in maniera trasparente. Non si è mai parlato di una mia proroga, ma sempre di un rinnovo del mio contratto. Soltanto quando ho chiesto al Presidente Gasser se c’era intenzione di rinnovare il mio contratto, lui ha risposto che poteva confermarmi solo una proroga. Francamente mi è sembrata una risposta diplomatica e non chiara, e da lì a poco sono venuto a conoscenza che il Presidente, il Direttore Generale e alcuni membri del Consiglio di Amministrazione avevano avuto un “incontro conoscitivo” con Comploi. Questo avveniva alla fine di marzo/inizio di aprile 2025, senza la sensibilità di avvisarmi. A quel punto a me è stato chiaro che c’era la volontà di cambiare, decisione che rispetto, ma avrei preferito saperlo ufficialmente in quel momento - ad aprile - perché a settembre 2025 ho rinunciato ad un rinnovo triennale del mio incarico di direzione artistica del Festival MiTo per poter restare a lavorare alla Haydn. Sia ben chiaro che non discuto la volontà di un Presidente o di un CdA di cambiare la direzione artistica, ma discuto le modalità in cui è avvenuto, che non nascondo mi hanno dato una certa delusione e amarezza. Tra l’altro sono stato molto sorpreso che il Consiglio di Amministrazione, con cui ho avuto sempre un ottimo rapporto, non abbia avuto l’esigenza o la curiosità di avere con me un incontro diretto sullo svolgimento dei fatti: davvero insolito. Immagino che Comploi sarà il nuovo direttore artistico della Haydn per i prossimi anni, anche in seguito alla manifestazione di interesse recentemente pubblicata dalla Fondazione.
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Nel 2021 aveva raccontato a SALTO del suo progetto di “inquietare/agitare” il pubblico della Haydn. Quale è ora il suo bilancio di 5 anni di programmazione, che per l’anno passato accanto al cartellone sinfonico ha incluso anche quello operistico?
Non nego che ho un sentimento di delusione, perché per me è come interrompere a metà strada una luna di miele. Stavamo compiendo un interessante percorso artistico, e avevo già progettato e condiviso con alcuni direttori internazionali un progetto per i prossimi 4 anni. Il lavoro che è stato fatto nel settore operistico e sinfonico sta dimostrando che le scelte artistiche e le linee programmatiche tracciate sono quelle giuste. Bolzano non dovrebbe essere uno dei tanti luoghi di provincia dove si portano opere già prodotte in altre città, ma un luogo di produzione e proposte di opere meno conosciute del grande repertorio europeo. Una programmazione non di routine, ma originale e creativa.
Nel 2025 per il secondo anno è stato direttore artistico di MITO SettembreMusica, uno tra i festival più importanti della programmazione nazionale, giunto alla 19ª edizione. Gli ha dato titolo «Rivoluzioni». Sul sito del festival lei scrive : “Guardare avanti ha significato... rompere le abitudini di ascolto che soffocano sotto uno strato di cenere la fiamma della creatività. Le rivoluzioni anche nelle sale da concerto sono sempre difficili.” Fare cultura, sfuggire dal gradito intrattenimento, presuppone a suo avviso “rivoluzionare” le abitudini di ascolto, a Bolzano e Trento come a Milano e Torino?
Avevo un progetto di proposte artistiche che potessero attivare un lavoro di avvicinamento del pubblico più creativo verso il mondo dell’opera lirica e non soltanto come divulgazione. Un esempio era il progetto di cui avevo parlato a lungo con Walter Zambaldi, direttore del Teatro Stabile di Bolzano, per creare un laboratorio permanente di creatività del teatro musicale, non solo come proposte artistiche, ma anche con una funzione formativa.
Un mio personale appunto alle sue stagioni è che sono state nel loro complesso “timide” nel proporre la musica del nostro tempo. Il sogno del gruppo cui appartengo, una minoranza, ma non insignificante, è quello di una programmazione che presenti i capolavori del passato, e, per la parte maggiore del suo spazio/tempo, proponga le musiche di oggi. Come è stato per secoli, quando la musica nelle chiese e nelle sale era essenzialmente musica contemporanea. Un abbaglio, un’illusione?
Questa è una giusta domanda, ma dopo nove anni di proposte di teatro musicale di ricerca che ha allontanato il pubblico, la strategia culturale che avevo intrapreso era quella di recuperare, riavvicinare il pubblico cosicché avesse nuovamente fiducia nella programmazione della Haydn. Non soltanto con proposte programmatiche della grande tradizione sinfonica e lirica. Nei prossimi 4 anni avevo programmato un equilibrio tra tradizione e contemporaneità, in collaborazione con diversi teatri europei, ma purtroppo questo percorso si è interrotto. Inoltre, avevo previsto per il 2027-28 l’inizio di un Festival, all’interno della stagione, dedicato ai compositori della regione, da ripetere ogni anno.
Sta componendo?
Sì, ho iniziato a scrivere una nuova opera che verrà presentata nel 2027 al Teatro Massimo di Palermo in coproduzione con il Teatro dell’Opera di Roma.
Nel corso o a margine della sua attività di compositore o direttore artistico le è capitato un episodio buffo (o tragicamente comico) di cui ancora sorride?
Mi capitò in Austria, a Linz, dove ero coinvolto in veste di direttore d’orchestra e compositore in un importante concerto sulla piazza principale della città. Di fronte ad un pubblico di diecimila persone presentai una mia opera dedicata alla città di Linz, Linzerstaatoper. Dopo la prova generale, fu data comunicazione all’orchestra che i musicisti avrebbero dovuto indossare il frac. Una giovane musicista mi chiese se anche lei avrebbe dovuto indossarlo, e le risposi di sì. A mezz’ora dall’inizio del concerto, mi resi conto che non avevo più il mio frac che era stato preso proprio da lei. In venti minuti indossai un frac che era di un tubista dell’orchestra Bruckner che era quattro volte la mia circonferenza. Mi cucirono i pantaloni addosso in brevissimo tempo e salii sul podio pieno di cuciture, con la paura di perdere i pantaloni durante il concerto. A pensarci oggi, è un ricordo che mi fa tenerezza e mi fa sorridere.
Lei concorda con Dostoevskij che “la bellezza salverà il mondo”?
Sono assolutamente d’accordo. La bellezza non solo salva il mondo, ma può anche salvare la nostra anima. Ha un effetto salvifico per noi: ci nutre e ci educa costantemente.
Ha piacere di rivolgere un pensiero al pubblico della Haydn?
Io sono arrivato a Bolzano grazie all’iniziativa di Valeria Told. Ho conosciuto persone straordinarie, amministratori delle città e della provincia di grande capacità e un pubblico di grande passione. Mi auguro che sia proprio questa passione che porti il pubblico a difendere l’orchestra Haydn dal tornare indietro o dalla staticità. La Haydn è un gioiello, un organismo che deve crescere.
La Told con quale…
La Told con quale trasparenza l'ha scelto?
Visto che vengono tiratate…
Visto che vengono tiratate in ballo altre persone:
Audiatur et altera pars.
Battistelli avra calpestato…
Battistelli avra calpestato i piedi a qualche foca importante,pero sostituirlo con uno manco capace a leggere una partitura,non credo aiuti l'orchestra...
Antwort auf Battistelli avra calpestato… von franz
Calpestaoto chi? Domanda…
Calpestaoto chi? Domanda importante:
Nella Haydn qualcuno lo rimpiange?