Politik | Un record

Dario Stablum: 50 anni di politica

Quale il suo segreto? L’inossidabile coerenza e il legame strettissimo con i problemi concreti della sua città di Bressanone.

Correva l'anno 1964. Giuseppe Saragat succedeva nell'incarico di presidente della Repubblica all'infermo Antonio Segni. Aldo Moro ricopriva l'incarico di presidente del consiglio. Mezza Italia restava incollata davanti al televisore per seguire le inchieste del commissario Maigret, interpretato da Gino Cervi. Jacques Anquetil aveva vinto il Giro d'Italia e stava nascendo luminosa la stella del tuffatore Klaus Dibiasi. In Alto Adige il clima era pesante per gli effetti dell'ondata terroristica. Nelle carceri di Verona moriva Sepp Kerschbaumer, subito considerato dall'opinione pubblica sudtirolese come un martire dei maltrattamenti subiti dalle forze dell'ordine italiane. Tra moltissime ombre si facevano strada alcuni deboli spiragli di luce. Nasceva in quell'anno la Diocesi di Bolzano Bressanone, ponendo fine a divisioni e contrasti che dal campo etnico erano scivolati in quello religioso. Profetica da parte del Vaticano la scelta del pastore cui affidare la nuova entità: Monsignor Josef Gargitter avrebbe gettato un seme di pace e di riconciliazione destinato a germogliare.

A pochi passi dalla sede vescovile accadeva però anche questo: Dario Stablum veniva eletto per la prima volta consigliere comunale di Bressanone. Esattamente cinquant'anni or sono. Ne è passata, d'acqua, sotto i ponti che scavalcano l'Isarco e Stablum è sempre lì, in consiglio comunale a rappresentare un pezzetto non piccolo e sicuramente non trascurabile della storia politica e civile degli italiani di Bressanone. Parecchi di coloro che in questi giorni lo festeggeranno per un traguardo che ha pochi paragoni nella storia politica altoatesina e forse anche in quella italiana, non erano neppure nati quando Stablum, i 13 dicembre del 1964, faceva il suo ingresso nell'aula consiliare come neo eletto nel gruppo della Democrazia Cristiana. L'attuale sindaco Albert Pürgstaller, ad esempio, portava ancora i calzoni corti e certo non si interessava già di politica.

Per la DC altoatesina erano gli anni del maggior consenso popolare, ma anche delle scelte più difficili e dolorose. Una parte del partito continuava a credere nella politica del pugno duro e dell'italianizzazione strisciante portata avanti dai governi romani nei decenni precedenti. Un'altra corrente si muoveva invece verso una politica di intesa con il mondo di lingua tedesca e di superamento radicale della prima autonomia ormai votata al fallimento.

Tutto questo aveva e non aveva al tempo stesso un peso nella piccola realtà di Bressanone, nella quale Dario Stablum muoveva i suoi primi passi. Se esiste un segreto della longevità politica di questo personaggio è proprio quello di essersi votato, giorno dopo giorno, ad affrontare i problemi concreti e pratici della sua città e della sua gente. Lo ha fatto, nel corso del tempo, come consigliere, come assessore comunale e poi, per lunghi anni come vicesindaco. Forse anche per questo i tentativi, che non sono mancati, di uscire dalla semplice dimensione comunale e di proiettarsi verso un orizzonte più ampio, quello della provincia ad esempio, non sono stati coronati da successo. Stablum é  Bressanone, il che voleva dire per qualunque cronista come il sottoscritto che avesse bisogno di un intervento, di un chiarimento, di una presa di posizione sulle vicende locali, che la sua disponibilità a spiegare, ad argomentare e molto spesso anche a polemizzare è sempre stata garantita quanto preziosa.


Dario Stablum vicesindaco di Bressanone nel 2006

Dario Stablum sopravvive felicemente anche alla scomparsa di quella Democrazia Cristiana che è stata e che io credo fermamente rimanga il suo unico vero partito del cuore. In tempi recenti si è ruvidamente scontrato con gli eredi veri o presunti di quel patrimonio ideale. Lungi da lui anche solo l'ipotesi di ritirarsi sdegnato sull'Aventino. Continua a far politica, nel segno di una lista civica, che a lui deve gran parte delle sue fortune. Ha dimostrato a chi lo voleva dipingere come uomo votato unicamente all'esercizio del potere, di poter sopravvivere benissimo anche all'opposizione e sono gli altri, quelli della maggioranza, ad aver sperimentato, anche recentemente, cosa significa averlo come avversario.

Il fenomeno Stablum è tutto qui. L'esser oggi esattamente uguale a quello del dicembre 1964, quando il Bologna vinceva il suo scudetto e la televisione era ancora in bianco e nero.