Affari Rom-ani
Un circolo vizioso apparentemente facile da rompere e invece così radicato. Anche nella testa delle persone.
Rimettere piede a Roma dopo che è stato scoperchiato il fetido letamaio del sottopotere nella capitale fa un effetto particolare. Sali sugli autobus e pensi che potrebbero essere stati comprati a prezzi maggiorati per tangenti varie. Vai in pizzeria e ti chiedi se sia una copertura per il riciclaggio di denaro sporco. Attraversi le periferie e constati come la speculazione sia riuscita a costruire tanta bruttezza a ridosso di tanta bellezza. Getti l’immondizia nel bidone e speri che non finisca in discariche abusive. Il bar dove qualche volta mi fermavo lungo la strada è chiuso, si dice perché il proprietario fosse amico del vecchio sindaco. Insomma, dove ci si volta ci si sente a disagio.
Ma ancor più che scoprire schifezze ignote fa specie avere conferma di quelle note. Le intercettazioni e le indagini fin qui svolte hanno dimostrato che quel gruppo di gentiluomini si arricchiva, tra l’altro, attraverso la gestione dei campi Rom. Così dimostrando in modo palese quanto infondata e capziosa sia la litania che ci viene propinata da chi cavalca il disagio verso il diverso, secondo cui Stato e comuni spendono un sacco di soldi “per Rom e immigrati”. Vero, ma questi soldi non vanno certo a queste categorie di persone, bensì a chi sulla segregazione lucra e specula.
Il solo comune di Roma spende 24 milioni di euro all’anno per i campi Rom. Sette campi regolari e tre centri di raccolta, cui si aggiungono 8 campi “tollerati” (dove il comune paga l’allacciamento ad alcune forniture) e ben 186 insediamenti abusivi, ovviamente non coperti da fondi pubblici. Con questi soldi si risolverebbe in meno di tre anni la cd. “emergenza abitativa”, e tutti gli 8.000 Rom della capitale avrebbero un appartamento di edilizia abitativa agevolata. Se si fosse iniziato ai tempi della cd. “emergenza Rom”, nel 2008, con la metà dei soldi spesi finora il problema sarebbe completamente risolto. E non va dimenticato che si sta parlando di numeri molto piccoli: in tutta Italia tra Rom, Sinti e Camminanti – italiani, stranieri comunitari o extracomunitari, o apolidi che siano – si parla di massimo 180.000 persone. Tanto per dire, la Spagna, con una popolazione molto inferiore alla nostra, ne ospita 800.000, e non ci sono campi. Possibile che tutti i Rom delinquenti e renitenti all’integrazione siano concentrati in Italia? O forse il problema deriva anche e soprattutto dalle politiche sinora seguite e dagli interessi di chi su queste politiche specula e lucra?
Mutatis mutandis, queste dinamiche le abbiamo già viste in tanti settori: politiche miopi e costose che arricchiscono il malaffare. Non è (stato) lo stesso con la Cassa per il Mezzogiorno? Miliardi di contributi che hanno arricchito le mafie e impoverito il territorio che dovevano aiutare. O la lotta alle droghe? Ed eccoci di nuovo: 24 milioni di euro all’anno solo per Roma sono un sacco di soldi. Eppure il problema cresce anziché diminuire. Dove vanno questi soldi? Non certo nelle tasche dei Rom, come spesso si vuole far credere. Ma a cooperative che gestiscono i campi, li sorvegliano, li chiudono come galere, solo più sporche, promiscue e abbandonate. Oppure vengono impiegati in operazioni di sgombero, che hanno il solo effetto di spostare gruppi di persone da un campo abusivo a un altro senza risolvere nulla. Sono soldi investiti nella creazione di strutture segregate e nel foraggiamento di coloro che le gestiscono. Soldi spesi per creare bombe di delinquenza, incubatori di malattie, sacche di degrado sociale. Vivere in quei campi genera malvivenza: chi è costretto a vivere in quelle condizioni (vedere per credere) e non diventa un criminale è un santo. Una settimana lì dentro e anche un Lord inglese diventerebbe un borseggiatore o un accattone. Quei campi sono una profezia che si auto-avvera: vi si rinchiudono persone che la società non vuole vedere, e si generano criminali, così perpetuando la convinzione di doverli segregare. E la spirale peggiora di giorno in giorno.
E ora è chiaro a tutti anche il motivo, peraltro già noto a chi questi fenomeni li studia e li conosce: qualcuno ci guadagna. E tanto. Così come ci guadagnano i trafficanti di esseri umani che sbarcano sulle nostre coste migliaia di disperati, catapultandoli in un contesto in cui la legge impedisce loro di inserirsi. Con l’unico effetto non di respingerli, ma di spingerli alla criminalità. E arricchendo chi ne fa un mercato. Questione di domanda e di offerta: quanto più si alzano barriere, tanto più sale il prezzo e si arricchiscono i trafficanti, senza impedire in alcun modo l’afflusso (chi vuole si legga il bel libro recentemente pubblicato da Andrea Di Nicola e Giampaolo Musumeci, Confessioni di un trafficante di uomini, Chiarelettere 2014).
Ora, si tratta evidentemente di questioni assai complesse per le quali non ci sono ricette miracolose. Ma deve quanto meno far riflettere la dimostrazione del meccanismo perverso per cui si svuotano le casse pubbliche per creare problemi anziché risolverli. Almeno nel caso dei campi Rom la questione è evidente e dimostrata da molti studi. Può bastare che il tema sia impopolare per continuare in questo modo? Nulla può giustificare il crimine, ed essere vittima di furti ma anche solo di richieste di elemosina è molto fastidioso. Ma può bastare fermarsi alla superficie? Segregare produce esattamente quello che sta accadendo sotto i nostri occhi. Forse occorre provare a percorrere un’altra strada, se quella seguita finora ha palesemente fallito, ed ha pure arricchito criminali che non hanno bisogno di scippare la gente perché scippano i contributi pubblici.
Camminando per Roma e interrogandomi indignato su quale malaffare possa celarsi dietro ad ogni angolo, ad ogni finestra, non posso non pensare, irritandomi per l’ennesima persona che chiede l’elemosina, che sia anch’essa il prodotto di un sistema perverso, che si arricchisce alle spalle dei più vulnerabili e crea disagio sociale nell’intera popolazione. Un gioco a somma negativa, in cui perdono tutti. Ah no, dimenticavo: vincono quelli della banda della Magliana.
Mi domando dove l'articolista
Mi domando dove l'articolista abbia vissuto finora.
Non sa che le mafie utilizzano esercizi di ristorazione "rilevati" o "insediati", leggi "pizzerie", per contaminare un territorio da conquistare? Questo accade dagli albori della rinascita mafiosa italiana (e non solo, turca, cinese anche) grazie alla potenza erogata dai liberatori nella seconda guerra mondiale. Quelle tipo di attività permettono di sapere tutto di tutti. Quali aziende sono in difficoltà o in estremo attivo, quali proprietà immobiliari sono in svendita, chi sono le persone che guidano la comunità locale (eventualmente da corrompere). Inoltre, solitamente, i gestori delle soprannominate pizzerie sono pure simpatici. Ma il giorno che ve li ritroverete amici potrebbe essere l'inizio della vostra fine al primo "favore" che vi chiederanno.
Di solito, parte o viene gestito pure un traffico di droghe da tali pizzerie (ma anche bar, pub lounge, ristoranti, residence, alberghi, associazioni di italiani espatriati, etc.)
A margine di questo cancro espansivo. Circa venti anni fa il governo italiano cambiò le targhe automobilistiche italiane. Sparirono le sigle delle province (riammesse in piccolo, anni dopo a danno fatto) proprio per permettere una più difficoltosa identificazione degli "stranieri" in una comunità locale. Ora, qualunque persona un po' informata sa che quella, come altre migliaia di norme emanate all'uopo, vennero emanate per favorire la criminalità organizzata con annesso traffico di droga, controllo degli appalti pubblici e collaterali.
A tal proposito, per chi non lo conoscesse, consiglio un libro illuminante di questa strategia di aggressione silenziosa ad uno Stato: "Vecchi Trucchi", J. Kleeves, Ed. Il Cerchio, Rimini
Quando un progetto, una branca di gestione della cosa pubblica "non funziona" (per la finalità comunitaria) non è per calamità naturale ma perché sono subentrati truffadinalmente interessi di ben altro genere rispetto a quelli istituzionalmente collettivi. A pensar male, in questi casi, ci si azzecca!
Riguardo la gestione dei servizi pubblici anche questa inchiesta ha un'altra finalità non certo di fare emergere (tutte) le verità. Nel grande gioco ci sono pedine sacrificabili (per poco, viste le leggi all'acqua di rose per favorire la criminalità) ed esse lo sanno che gli può venire chiesto un giorno. E' quell'obbedienza oscura che sostiene quel mondo infame. La strategia, ben collaudata negli USA a partire dal 1992, è la seguente:
1. Si rendono inefficienti i servizi pubblici
2. Si fa trasparire la corruzione
3. Si ingabbia qualcuno dei dirigenti a seguito di "clamorose" inchieste, ma tutti sapevano bene prima.
4. La gente protesta
5. Si privatizza.
Creare il problema e poi offrire la soluzione!
«Amico mio, chissà quante volte tu hai dato il tuo voto ad un uomo politico così, cioè corrotto, ignorante e stupido, sol perché una volta insediato al posto di potere egli ti poteva garantire una raccomandazione, la promozione ad un concorso, l’assunzione di un tuo parente, una licenza edilizia di sgarro.
Così facendo tu e milioni di altri cittadini italiani avete riempito i parlamenti e le assemblee regionali e comunali degli uomini peggiori, spiritualmente più laidi, più disponibili alla truffa civile, più dannosi alla società.
Di tutto quello che accade oggi in questa nazione, la prima e maggiore colpa è tua».
GIUSEPPE “PIPPO” FAVA
Giornalista assassinato dalla mafia trent’anni fa (5 gennaio 1984)
Ah, il male di Roma. Non mi pare che Bolzano sia linda, come neanche la Germania purtroppo (oggi considerata la "lavatrice" d'Europa dalle mafie - riciclaggio).
Mai fatto un giro sulla ciclabile lungo fiume a nord della stazione ferroviaria? Ci si nasconde la droga sotto, nell'argine.
Oppure alla confluenza tra i due fiumi che attraversano la città, proprio sotto le carceri? Lì ci spacciano tranquillamente in pieno giorno.
Mi fermo qui. Il resto lo conoscete anche dalle pagine de Il Salto.
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Non vorrete mica che cominci proprio io?
"Il problema del rispetto delle più basilari regole di convivenza civile, in Italia è da sempre un tabu che ha avuto due facce, ma della stessa medaglia; sia che si tratti di riuscire a spegnere una sigaretta nel portacenere, sia che si tratti di rispettare spazi comuni come una ciclabile, uno parcheggio per disabili o la fila alla posta. Che si tratti di riuscire nell’altrettanto titanica impresa di buttare la carta nel bidone della carta o la plastica in quello della plastica.
Ma è bene distinguere i ruoli, sebbene figli dello stesso vuoto civico-morale, perché una delle due facce della medaglia è rappresentato dal controllore che non controlla per non perdere consensi quindi poltrone, mentre dall’altra il controllato che ha una visione del rispetto delle regole che parte sempre e comunque dagli altri…la sua è ogni volta l’eccezione che dovrebbe confermare la regola, ma che in pratica conferma che “io sono io e voi non siete un cazzo”. Questa medaglia a due facce complementari poggia però saldamente proprio su quel vuoto etico morale che caratterizza ormai da 25 anni la società (gregge) italiana, vuoto che può riassumersi in un dato di fatto: il controllore non crede realmente nel valore delle regole…il controllato nemmeno, in mezzo gli ignavi. Il paese è certamente da cambiare…ma che lo facciano gli altri…non vorrete mica che cominci propri io, controllante o controllato che sia? Oggi proprio non posso…ho la palestra al pomeriggio, il calcetto stasera, sono in ritardo e devo fare ancora la spesa…oggi poi a dire il vero è il mio giorno libero…la nonna ha la febbre…beh non ho il diritto di fare un giro in bicicletta…che sarà mai un garage abusivo…la differenziata che la faccia chi può farla…io non ho tempo…sta zitto valà..ho il criceto che mi soffre d’insonnia…non vorrai mica che per andare in banca debba parcheggiare a 50 mt…le macerie all’isola ecologica…sotto il ponte si fa prima…auto sul marciapiede…ma è inverno, non c’è nessuno…auto sul marciapiede…ma è estate, con sto casino dove vuoi che la metta…come no…io sono per il verde…ma l’albero davanti a casa mia l’ho salato…faceva un immondizia per terra…reti da pesca a maglie più larghe…che le mettano in Europa…no guarda l’inceneritore dietro casa non lo voglio…e la differenziata per non doverli bruciare...beh inizio lunedì a farla…se non piove…ho allargato la casa…il permesso per costruire non me lo avrebbero dato…ma la casa non è un diritto…vuoi dirmi che il problema adesso è la carta che ho gettato dal finestrino dell’auto…guarda, la battigia è di tutti…quindi io ci pianto gli ombrelloni…l’appalto che ho vinto io era regolare…come i favori che ho dovuto poi ricambiare…insomma…non vorrete dirmi che in questo paese dove vale tutto, grazie anche alla mia doppia morale, a rispettare regole banali di convivenza civile debba iniziare proprio io? Te l’ho già detto…oggi proprio no…è un giorno sacro…dedicato interamente a famiglia e figli…li porto all’Iper!"
(tratto da LaVoce Romagnola)
"Perché il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. "
(Edmund Burke)
Antwort auf Mi domando dove l'articolista von 3 Ländereck Ra…
Mi veniva da rispondere che
Mi veniva da rispondere che ho sempre tenuto in alta considerazione l' animo buono e gentile dell' italiano in paragone con quello (mi si perdoni) teutonico, che ora si rimanifesta con quegli ammassi di proteste strane in atto in quel paese, ma non posso togliere nulla quanto detto sopra! E quest' estate sul Bodensee, forse perché sta volta ci ho fatto caso, ho notato, nei punti piú belli di quei paesini vicino al lago, proprio tante pizzerie....i teutonici faranno fatica, anche per i mezzi giuridici mancanti.