Giacomo Bezzi cerca il rilancio di Forza Italia
Spregiudicatezza e sfacciataggine tanto palese da non risultare antipatica. Tra le macerie della litigiosa Forza Italia regionale dei Bertoldi, Biancofiore e Lillo si fa largo Giacomo Bezzi, che oggi è subentrato a Walter Viola nel ruolo di segretario questore del Consiglio regionale.
L'ex deputato autonomista prova a rimettere assieme anche i cocci della minoranza in consiglio provinciale, per provare a costruire un'alternativa al diffuso e ben rodato meccanismo del Pd-Upt-Patt in ambito trentino ed in molti comuni. Per questo è tornato un po' agli albori della sua carriera politica, anno 2001, quando a Ponte di Legno sancì un'alleanza Patt-Lega Nord per la sua candidatura alla Camera. Sfida che perse contro il diessino Gigi Olivieri.
Quando si parla di Bezzi è facile perdere la “bussola politica”, qui c'è una raccolta delle sue res gestas locali ed internazionali. Dicevamo del ritorno al 2001, che è voluto dire un gruppo in Consiglio regionale unico con Maurizio Fugatti, anche lui ex deputato della Lega Nord, per riuscire a sfruttare il vento in poppa del Carroccio con Salvini e provare a risalire dal minimo storico.
Oggi Bezzi è entrato nell'Ufficio di presidenza regionale battendo 26 a 22 la figura politica certamente più simile a lui in tutto l'emiciclo, Elena Artioli.
La minoranza... liquida
C'era una volta il Pdl, il partito del predellino. Nel Consiglio provinciale di Trento sono due gli “ex Pdl”, Rodolfo Borga (Civica trentina) e Walter Viola (Progetto Trentino, attuale vicepresidente del Consiglio). Arrivato Bezzi per candidarsi al Senato (contro l'ex collega di partito Franco Panizza) a febbraio 2013 il Pdl è imploso, tanto che l'ala destra alle provinciali si è presentata come Fratelli d'Italia sostenendo Cristano De Eccher. L'asse Pdl-Lega che da anni stabilmente governa nelle confinanti Veneto e Lombardia, e alternativamente anche in altre regioni, in Trentino si è liquefatto velocemente. Eppure per un breve periodo tra il 2008 ed il 2013 Pdl (5) e Lega (6) avevano ben 11 consiglieri di minoranza.
Dopo il 27 ottobre 2013 la minoranza aveva 12 componenti, “dispersi” in ben 7 gruppi: Diego Mosna, sfidante di Rossi, nel Misto, due del M5S, quattro di Progetto Trentino, 2 della Lega, Bezzi, Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino) e Rodolfo Borga (Civica Trentina).
Sono passati solo 15 mesi e la situazione è magmatica: 11 consiglieri in 6 gruppi. Mosna si è dimesso e nel Misto è entrato Massimo Fasanelli (sostituto di Silvano Grisenti, costretto alla sospensione per gli effetti della Legge Severino). Fasanelli non crede più in Progetto Trentino (era ricorso addirittura al tribunale in un primo tempo contro Marino Simoni, che lo sopravanzava di poche preferenze) e pare guardare sempre di più verso l'Upt.
I Cinquestelle hanno perso Manuela Bottamedi (emigrata verso il Patt). Giovanazzi è rimasto fermo, ma spesso si muove con la logica dei “due forni”, tanto che in occasione del voto del bilancio si è detto dispiaciuto di “dover votare contro” perché parte della minoranza. Progetto Trentino ha perso il suo “motore carismatico” Grisenti ed è ora stato raggiunto in termini numerici da Civica Trentina di Rodolfo Borga che ha acquisito Claudio Cia (subentrato a Mosna) e Claudio Civettini dalla Lega Nord. Quindi a 2 consiglieri la “bicicletta” Forza Italia-Lega.
Situazione quindi estremamente frammentata, nella quale Bezzi potrebbe sfruttare le sue capacità macchiavelliche ed il suo fiuto nel seguire il “cavallo vincente”.
L'alternativa... in famiglia
Lunedì in un'editoriale sul Trentino Bezzi ha testualmente scritto: «È facile in Trentino stare sotto le ali del sistema pubblico/economico e galleggiare personalmente e/o favorire gli amici degli amici; più difficile è farlo proponendo idee innovative e che aprano le menti del sistema trentino al mondo». Ma la particolarità dell'uomo politico sta nel fatto che non lascia nemmeno dire il “da che pulpito...”, perché con naturalezza prosegue nel successivo paragrafo. «Io stesso dal 2003 al 2006 ho partecipato a questo sistema o forse ne faccio ancora parte essendo Consigliere provinciale. Portai Ugo Rossi in Trentino, prima alla Ferrovia Trento-Malè e poi in politica nel Patt e avevamo il sogno di poter contribuire allo sviluppo del territorio trentino valorizzando i talenti che in Trentino vivono e crescono sia come persone sia come imprese guardando a Nord e non a Sud come modello, non essendo succubi delle idee del trasformismo dellaiano di sinistra, venendo entrambi da un'altra storia». Bezzi, cognato di Ugo Rossi, è infatti il suo “padre” politico. Tanto che, in tono scherzoso, è già accaduto che si sedesse al suo posto in Consiglio. Un po' come Grisenti quindi Bezzi cerca ora di andare contro quel sistema del quale faceva parte integrante. Come mostra anche nella sua chiusura scoppiettante. «Se l'Italicum verrà approvato, perpetuerà la dittatura istituzionale in Trentino dove, con la scusa di tutelare la minoranza tedesca (Sud Tirolo), la minostanza italiana trentina non avrà diritto di tribuna».
Bersaglio grosso, la Cooperazione
Personalità eclettica Bezzi. Geometra, immobiliarista con il pallino del sistema bancario (il papà fu per molti anni direttore di banca). Giramondo dal Sudamerica fino alla Cina, dove andò da Presidente del Consiglio provinciale di Trento. A settembre c'era anche lui in Corea del Nord assieme a Salvini ed il senatore Razzi.
Uomo di mondo insomma che ben sa che in Trentino non si fa molto senza l'assenso di piazza Fiera (Curia) e via Segantini (Cooperazione). Tanto che per lanciare una “bomba” sui media ha mandato avanti uno dei giovani di Forza Italia, Cristian Zanetti, che ha annunciato anche un esposto in Procura.
«Il mondo della Cooperazione trentina? Un mostro travestito da dispensatore di pace e fratellanza», l'aggressiva domanda retorica ripresa anche da ladige.it. «Una lobby -prosegue - che condiziona immancabilmente l'economia e la società cercando di apparire come un soggetto che offrirebbe un contributo indispensabile alla comunità quando in verità vive grazie ai lauti contributi concessi dal pubblico».
Nell'enfasi berlusconiana di Zanetti ci sta anche un accenno alle «coop rosse», scivolone cromatico visto che le coop trentine sono, per loro natura, bianche che più bianche non si può.
Mi irrita molto l
Mi irrita molto l'associazione del mio nome alle macerie litigiose di Bertoldi e Biancofiore. Semmai io sono colui che in questo partito ha portato pacificazione e voglia di ricominciare a fare politica genuina, umile e vicina alla gente. Bezzi è il nostro Consigliere regionale, sta lavorando bene e io sono molto d'accordo su quanto da lui denunciato, sulle sue perprlessità circa le lobby, e i " favori " agli amici degli amici a cui ci hanno abituato in tutti questi anni di governi di centro sinistra. Basta vedere come sono stati coperti tutti i posti di vertice e i vari consigli di amministrazione delle partecipate e non. Siamo una squadra, finalmente coesa e vogliosa di cambiamento. Ce la metteremo tutta per dare una svolta a questo sistema pieno di storture e di nodi che strozzano l'economia e le libere imprese, sempre più pubblico-dipendenti!