Politik | Identità

"Alpini, Schützen e Kaiserjäger sfilino insieme!"

Tutti insieme appassionatamente. I nazionalismi regionali in salsa militare potrebbero essere risolti in questo modo, secondo il deputato Ottobre del PATT.

"Basta divisioni. Siamo una terra di confine che deve coniugare mondi e genti diverse"

Dunque oltre la convivenza c’è ora la ‘coniugazione’. Che non è integrazione, per carità. Ma è comunque un passo in avanti. Anche se a ritmo di marcia, però.

Sulle ceneri dell’ipotesi (abortita) di Nordest capitale europea della cultura, già da qualche settimana in Trentino si litiga su sull’adunata nazionale degli Alpini 2018, quest’ultima molto più che un’ipotesi. 
Dall’Alto Adige già l’Heimatbund ha tuonato (“adunata a Trento nel centenario della perdita della ‘patria’? Mai!”). Ma anche a Trento gli animi non sono così sereni. I Welschtiroler che non sopportano gli alpini sono pochi. Ma sono anche molto rumorosi. 

Quella di Mauro Ottobre - riferita dal quotidiano Il Trentino - è dunque una proposta di pacificazione che si basa sulla necessità di “rimarcare la nostra storia e farla comprendere”. 

“Rilancio la mia idea di far sfilare nel 2018, per le vie della nostra Trento, Alpini, Schützen e Kaiserjäger. Mi piacerebbe vederli tutti assieme per dire basta a queste inutili contraddizioni e insegnare a tutti (compresi noi politici) che il futuro si costruisce confrontandosi e cercando di capirsi e non scontrandosi e costruendo inutili e dannosi muri divisori."

La posizione Ottobre, eletto alla camera nelle liste SVP, in realtà costituisce un ammorbidimento delle sue posizioni (in passato definì Cesare Battisti un voltagabbana, attirandosi le ire di tutti i ‘non autonomisti’ trentini). 
L’Ottobre di febbraio 2015 (perdonateci: non abbiamo resistito al gioco di parole), dà una lettura diversa del passato. Eccola.

“Oggi i trentini possono sentire con orgoglio l’appartenenza sia ai Kaiserjäger e agli Schützen, nei quali i loro avi hanno militato fino al 1918, che agli Alpini, nei quali hanno vissuto le vicende dell’Italia dell’ultimo secolo. Non è una contraddizione questa, ma un elemento caratteristico e intrinseco che ci differenzia da tutto il resto del Paese. Siamo una terra di confine che da sempre ha saputo coniugare mondi, culture e lingue diverse riuscendo a trarre il meglio da ognuna di esse."

Dunque Schützen, Kaiserjäger ed Alpini sarebbero in realtà solo differenti manifestazioni di un medesimo spirito di appartenenza alla medesima terra
Ce n’è senz’altro a sufficienza per infuocare gli animi dei lettori/blogger/commentatori di Salto. O no?

Per ulteriori dettagli e qui a seguire la lettera integrale del deputato Mauro Ottobre, che sta facendo tanto discutere in queste ore a sud di Salorno.

 

* * *

"Mentre a Roma il vento centralista soffia sempre più forte e noi rappresentanti delle autonomie speciali fatichiamo a portare le nostre ragioni in Parlamento, in Trentino, c’è ancora chi pensa a dividere piuttosto che ad unire.
Il momento è difficile per tutte le autonomie e richiede unità di intenti e condivisione di obiettivi per evitare che il “dividi et impera” (in cui Roma da sempre è maestra) crei crepe e malumori capaci di destabilizzarci.

Serve unità e condivisione ad ogni livello, sia partitico che tra i cittadini che devono capire che camminare assieme è la strada maestra. Dobbiamo dire basta a queste continue e inutili contrapposizioni. Prima tra tutte quella che sta tenendo banco in questi giorni e che vede contrapporsi Alpini da un lato e Schützen dall’altro. Oggetto del contendere, come di certo saprete, è l’adunata nazionale dell’A.N.A. prevista a Trento nel 2018.

Non entro del merito delle dichiarazioni che da ambo i lati sono state fatte. Non è compito mio. Però voglio dire che è stato detto e scritto di tutto su questo argomento. Inchiostro ne è stato usato fin troppo e spesso per ergere barriere anziché cercare di comprendersi e camminare assieme. I toni risultano spesso accessi -sia dall’una che dall’altra parte- e credo sia giunto il tempo di guardare oltre, per il bene e per il futuro della nostra terra.

Il Trentino-Alto Adige/Südtirol, da sempre è stata la terra dove popolazioni di cultura ed etnia diverse si sono incontrate e confrontate. Io voglio credere –avendone per altro già certezza e convinzione- che lo stesso animo, la stessa voglia di confrontarsi e di accettare le diversità sia ancora vivo nella nostra gente.

Diversità quindi come elemento di confronto e mai di scontro: questa è la storia che la nostra terra ci narra. Ma bisogna saperla ascoltare.

Quella maledetta guerra (del 14-18) non fu voluta né dai nostri nonni, né tanto meno dalla gente dell’allora Regno d’Italia. Furono i poteri forti e la politica del tempo a volerla e -come spesso purtroppo accade- per gli interessi di pochi ci rimisero in molti. La fine della guerra stravolse la nostra regione che si vide forzatamente annessa all’Italia. Questo provocò danni enormi alla nostra gente, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni che vennero polverizzate anche e soprattutto per mano del regime fascista. Purtroppo questa è la storia che i nostri nonni hanno vissuto sulla loro pelle e che lascia ancora oggi cicatrici evidenti.

Dobbiamo però superare tutte queste contrapposizioni perché non furono contrapposizioni tra popoli ma contrapposizioni tra potenti. Non fu l’odio tra le genti che provocò lo scontro ma i piani dei governi. I combattenti dell’uno e dell’altro schieramento sarebbero rimasti molto più volentieri nelle loro case accanto alle loro famiglie a condurre una vita normale. Il vero spettro da combattere è quindi quello della guerra e del bieco nazionalismo che tanti danni ha fatto a questa terra. A questo dobbiamo “fare la guerra” non alle persone, agli alpini, agli schützen o altro.

Oggi i trentini possono sentire con orgoglio l’appartenenza sia ai Kaiserjäger e agli Schützen, nei quali i loro avi hanno militato fino al 1918, che agli Alpini, nei quali hanno vissuto le vicende dell’Italia dell’ultimo secolo. Non è una contraddizione questa, ma un elemento caratteristico e intrinseco che ci differenzia da tutto il resto del Paese. Siamo una terra di confine che da sempre ha saputo coniugare mondi, culture e lingue diverse riuscendo a trarre il meglio da ognuna di esse."

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Enrico Lillo So., 15.02.2015 - 17:30

A dire il vero, gli Alpini hanno sempre dimostrato la loro disponibilità e apertura verso iniziative di questo tipo. Già da anni si ricordano tutti insime i caduti della "Grande Guerra" nelle vicinanze di Insbruck, in un contesto che ad oggi è inimmaginabile possa accadere anche in Alto Adige e certamente non per colpa degli Alpini! Quella di Ottobre, rimane comunque una dichiarazione di buon senso e in gran parte condivisibile. Rimango scettico rispetto alle azioni reali considerate le tantissime responsabilità che la SVP ha e ha avuto nel passato quando si è trattato di assumere decisioni importanti (vedi l'adunata di Bolzano spostata per la concomitanza del centenario di A. Hofer). Inoltre ci sono ancora molti importanati esponenti dell'SVP che non hanno alcuna intenzione di arrivare a commemorare insieme importanti date legate alla nostra comune storia. Aspettiamo di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni quando diventerà ufficiale la sfilata del 2018 a Trento. Vedremo quali saranno le controreazioni della SVP nei confronti delle voci critiche dei vari estremisti sudtirolesi e trentini che si oppongono alla sfilata. La verità sarà quella che si vedrà in quei giorni e quindi avremo modo di riprendere l'argomento.

So., 15.02.2015 - 17:30 Permalink
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Hartmuth Staffler So., 15.02.2015 - 22:30

Gli Alpini, nella loro storia, hanno combattuto esclusivamente guerre d'aggresione. Particolarmente grave l'aggressione del 1915 contro il Tirolo, che ci è costata decine di migliaia di morti. Mi sembra naturale che in Trentino un raduno degli Alpini esattamente 100 anni dopo quella che per agli Alpini è una vittoria, per la gente del posto una sconfitta, viene visto come una brutale provocazione. Secondo indagini demoscopiche la maggioranza dei Trentini è assolutamente contro questo raduno. Farlo contro la volontà della gente rappresenta una offesa.

So., 15.02.2015 - 22:30 Permalink
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Enrico Lillo So., 15.02.2015 - 23:25

Antwort auf von Hartmuth Staffler

Gli Alpini hanno combattuto le guerre che sono stati costretti a combattere, non se le sono scelte! Come tutti i soldati compresi quelli Autriaci del tempo, hanno obbedito a degli ordini così com'è in dovere di fare qualsiasi Soldato! In ogni caso, gli Alpini, diversamente dagli Schutzen subito dopo la guerra hanno costruito una immensa rete di solidarietà riconosciuta in tutto il mondo! Sono intervenuti e continuano ad intervenire in qualsiasi parte del globo portando aiuti, solidarietà, e soprattutto tanta genuina umanità, valore quest'ultimo che molti di coloro che si sentono offesi dalla Sfilata di Trento, non sanno neppure dove sia di casa! Chi tira fuori queste baggianate della provocazione, lo fa solo per becera demagogia legata alle imminenti elezioni comunali che come sempre offrono diversi spunti a chi non ha latri argomenti per recuperare qualche preferenza.

So., 15.02.2015 - 23:25 Permalink
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studio_degrand… Mo., 16.02.2015 - 10:28

Le sfilate degli alpini nel Tirolo meridionale costituiscono l’ennesima violenza tesa a far ricordare alle popolazioni locali che, in spregio alla loro volontà, esse sono costrette a subire l’ordinamento giuridico e politico della Repubblica italiana. Altro che raduno di amici: come già riportato in questo sito (Mattia Frizzera, 10.2.2015), l’adunata è l’occasione per ricordare il momento di passaggio del Tirolo meridionale prima al Regno d’Italia, alla Repubblica italiana poi. Tale evento costituisce ancor oggi un lutto per gran parte della popolazione locale, nei cui confronti l’adunata degli Alpini rappresenta un osceno gesto di disprezzo. Si tenga conto che questi alfieri del patriottismo tricolore sfilano con striscioni e slogan che sono un insulto per coloro che da generazioni sono nati e vissuti in Tirolo, per tacere poi della presenza nei loro cortei di elementi della forze armate italiane che esibiscono bandiere di guerra e labari che offendono, prima che i tirolesi, i cittadini italiani non guerrafondai, poiché ricordano campagne di guerra di pura aggressione criminale: in Russia, in Grecia, in Albania ed in Etiopia utilizzando qui gas venefici contro la popolazione locale. Eventi sui quali meglio sarebbe stendere un pietoso velo di silenzio, consegnando il tutto esclusivamente agli studi storici.
Con ciò, nessun divieto e nessuna proibizione: gli Alpini vadano pure a Vittorio Veneto, a Caporetto, dove accidente vogliono. Lascino però in pace il Tirolo. In pace, quella vera, che è figlia della giustizia e non di quelle guerre e di quelle pseudo-conquiste che gli Alpini continuano a voler celebrare in casa d’altri. E ricordino bene gli Alpini che in guerra non hanno conquistato nemmeno una zolla di terra tirolese e che a Trento sono entrati solamente a guerra finita e dopo gli Inglesi.

Mo., 16.02.2015 - 10:28 Permalink
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Enrico Lillo Mo., 16.02.2015 - 11:39

Antwort auf von studio_degrand…

Dalla sua risposta Sig. De Grandi emerge chiaramente il rancore e l'odio personale che è insito in molte (purtroppo) persone che ancora insistono nel seminare zizania e discordia. Convintamente certo che a nulla servirebbe un ripasso sulla storia degli Alpini dalla nascita ad oggi, per far si che almeno si potesse provare a instaurare un ragionamento serio, basato su documentazione certificata invece che basato su rancori e pregiudizi, tra le altre cose rivolti verso persone che nulla hanno comunque a che fare (visto l'età anagrafica di chi va alle sfilate) con le fantasie storiche che lei ha scritto nel suo post, convintamente certo di tutto ciò come ho scritto, la lascio al suo rancore e al suo astio sentimenti con i quali sembra convivere molto bene! Buona fortuna.

Mo., 16.02.2015 - 11:39 Permalink
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Hartmuth Staffler Mo., 16.02.2015 - 12:06

Perché non fare questa adunata invece che a Trento, dove gran parte della popolazione non vuole vedere gli Alpini, a Tripoli in Libia, già teatro della grande adunata del 1935. Gli Alpini, questi portatori di "aiuti, solidarietà, e soprattutto tanta genuina umanità" sarebbero sicuramente bene accolti. Forse potrebbero sfilare insieme all'IS, ponendo così fine alla discordia che, in assenza degli Alpini, sta dilagando in Libia.

Mo., 16.02.2015 - 12:06 Permalink