Politik | Jimmy Milanese

Merano al voto: analisi storica del risultato (1)

Merano ha votato, forse per l'ingovernabilità. La SVP crolla, ma perché crolla?
Nel frattempo, gli "italiani" si dividono.
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Il risultato inatteso del voto di domenica 10 maggio a Merano fornisce due indicazioni ben precise. In primo luogo, l'elettorato tedesco ha mandato un segnale di monito forte e chiaro alla SVP, che dalla precedente tornata elettorale perde circa 2300 elettori (passando dal 36,5% al 25,2%). Dall'altra parte, l'avanzamento dei Verdi i quali guadagnano circa 700 voti rispetto al 2010 (passando dal 14,7% al 21,3 %), non riesce a contenere l'astensionismo nell'area tedesca. Un arretramento dell'elettorato tedesco che ha origini storiche a Merano.

Infatti, dei 9871 voti complessivi che i partiti tipicamente preferiti dall'elettorato tedesco (SVP, Verdi, Südtiroler-Freiheit, Bürger Union e Freiheitlichen) si erano aggiudicati nel 2010, solo 7830 sono stati confermati all'appello, dopo cinque anni di governo assieme alle “destre italiane”.

Quindi, in chiave preliminare, sembra possibile affermare che il maggior astensionismo di questa tornata elettorale, ovvero circa 1700 voti (dal 56,4% dell'elettorato attivo del 2015 al 63,77 del 2010) abbia colpito in gran parte la SVP. Ma come, e in quale misura?

Detto questo, una breve premessa è necessaria: se è vero che nel 2010 i Verdi si presentavano in formazione interetnica (mandando in Consiglio due “italiani”), questa volta il partito di Cristina Kuri si è presentato con una netta maggioranza di candidati di madrelingua tedesca.

Molto interessante è le rielaborazione dei dati dal 2000 ad oggi, presentata nella tabella sotto.

In particolare, è interessante notare la progressiva contrazione del consenso verso il partito di raccolta sudtirolese (riga A) che all'incirca dimezza le sue preferenze rispetto alle elezioni del 2000. Questo dato non è compensato dalla seppur significativa diminuzione dei votanti, che dal 2000 si riduce nella misura del 22%. Dall'altro lato, il significativo progresso dei Verdi rispetto al 2010, non sembra essere la causa primaria della disaffezione verso il partito di Gruber.

Infatti, nella riga B è evidenziata la progressiva riduzione (almeno nel corso delle quattro ultime tornate elettorali) del divario tra il partito più votato al primo turno (sempre la SVP) e il secondo partito che si presenta al ballottaggio (prima PDL, poi An, infine Verdi nel 2010 e nel 2015).

Un divario che diminuisce quindi per doppia erosione: la diminuzione del consenso verso la SVP e la crescita costante del secondo partito (o coalizione) più votato, seppur questo non sia sempre stato lo stesso negli anni.

In particolare, il tracollo della SVP è indicato da un altro dato (riga D), il quale indica lo spazio esistente tra il partito più votato al primo turno, quindi sempre la SVP, e il resto dell'arco rappresentativo. In altre parole, la riga D indica quanti partiti come il più votato potrebbero essere “ancora” rappresentati in Consiglio. In particolare, nel 2000 la SVP si confrontava con un peso elettorale esterno corrispondente a 1:2,93 volte il consenso attribuitole, mentre questa tornata elettorale indica un dato significativo e sorprendente. La SVP si dovrà confrontare con una rappresentanza (votanti italiani e tedeschi) di 1:4,41 volte superiore alla sua rappresentatività. Una serie storica che segna inesorabilmente la diminuzione continua nella capacità della SVP di attrarre consenso in riva al Passirio, la quale rappresenta meno di ¼ dell'elettorato votante, ma solo il 14 % degli aventi diritto al voto (23% nel 2010)!

Allo stesso modo, la riga E indica il peso del consenso attribuito ai due partiti al ballottaggio assieme. SVP e Verdi assieme, quindi, se si considerano le due ultime tornate elettorali, passano da una proporzione di 1:2,1 a 1:2,3. Come dire che il consiglio nel suo complesso è in grado di esprimere più di quello che i due partiti più votati rappresentano! Una situazione che genera notevoli problemi di governabilità, in quanto obbliga il partito maggiormente rappresentato alla ricerca di alleanze anche al di fuori dal proprio bacino elettorale di riferimento, con la presenza di una forte componente rappresentativa nell'opposizione.

Per quanto riguarda un confronto tra l'elettorato italiano e quello tedesco, la riga F raggruppa i partiti che storicamente hanno richiamato l'elettorato tedesco (SVP, Verdi e destre tedesche), rispetto a tutto l'arco elettorale “italiano”, compreso il Movimento 5 Stelle. Questo tipo di dati, curiosi ma del tutto indicativi, data l'impossibilità di stimare in modo preciso le preferenze di voto etnicamente determinate, indica invece un altro elemento significativo. Sembrerebbe che, sebbene questa tornata elettorale sia stata caratterizzata dal superamento dell'elettorato attivo tedesco su quello italiano, la propensione al voto degli italiani sia stata maggiore di quella della componente linguistica tedesca. Infatti, la rappresentatività dei già menzionati partiti appetibili all'elettorato tedesco (con un grosso punto di domanda per il Movimento 5 Stelle) è scesa da 1:1,83 rispetto ai partiti italiani (quando votavano più tedeschi che italiani) a 1:2,1. Ovvero, questo indica la reale possibilità per i partiti italiani di formare una grande coalizione che superi di un decimale l'intera rappresentanza etnica tedesca!

Discorso complesso per l'area ex PDL, al quale verrà dedicata una analisi mirata nei prossimi giorni.

Infine, un dato spiega bene il tonfo di Gruber e compagni: il voto al seggio Von Gilm di Maia Alta, tipicamente roccaforte della SVP. In questo seggio, la SVP perde circa 332 voti, equivalenti a un -40%, mentre i Verdi raddoppiano, passando da circa 209 a circa 510 preferenze. Un dato che non ha uguali nella storia della città di Merano!

La prossima analisi riguarderà il voto attribuito ai singoli candidati, anche qui con una serie di curiosità e sorprese che non mancheranno di condizionare la vita politica del Consiglio futuro.

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Jörg Bauer Do., 14.05.2015 - 23:02

ja, Gemeindewahlen sind zurecht Persönlichkeitswahlen.. der Bürger kennt und wertschätzt weitgehend seine Gemeindeverwalter, deren persönlicher Einsatz auf Gemeindeebene doch effektiver und auch ablesbarer sein sollte.. leider fehlten in der Kurstadt seit vielen Legislaturen echte volksnahe politische Persönlichkeiten als Bürgermeister wie als Räte.. die Folge war parteipolitisches Taktieren über Jahrzehnte ohne Glanzlichter im Interesse der SüdtirolerVetternParteiGranden und ihrer Einflüsterer.. es war das Spiegelbild der Landespolitik bis heute, mit willkürlichen Entscheidungen von oben - ohne
basisdemokratische Mitsprache der Bürger.. diese diktokratische Lobbypolitik wird vom mündigen Wähler zurecht abgelehnt und trotz übermäßiger, somit unglaubwürdiger Wahlwerbung der SVP-Kandidaten abgestraft.. die Bürger Merans wollen jetzt einen Umschwung in der Gemeindestube.. sie vertrauen auf die Zugänglichkeit, auf die Tatkraft eines engagierten, bewährten, parteiunabhängigen Mitbürgers als neuen Bürgermeister, welcher mit seiner Stadtregierung das Ohr am Bürger hat und eine Perspektive für Tourismus, Verkehr und Kultur in der Kurstadt verkörpert.. dies im krassen Unterschied zum vorgeschobenen Schattenmann der Mehrheitspartei, welche ihrerseits gut daran täte, anstatt zu schmollen - die Zukunft zu erkennen, den Wählerwillen zu respektieren und konstruktiv mitzuarbeiten am Aufblühen der Kurstadt.

Do., 14.05.2015 - 23:02 Permalink